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Area protetta

La parole del nuovo millennio

Un’area protetta è un sito che riceve azioni di conservazione per il suo valore ecologico, biologico, culturale.  La prima area protetta è stata realizzata più di duecento anni fa negli Stati Uniti: è il famoso Yellowstone National Park.  Quest’area fu protetta soprattutto per il valore estetico del sito, che effettivamente è di grande bellezza. 

Non tutte le aree protette però originariamente sono state istituite per scopi di conservazione della natura.  I grandi parchi africani, per esempio, che ora ospitano una biodiversità immensa e una quantità sterminata ancora di grandi mammiferi scomparsi completamente altrove, erano originariamente delle riserve di caccia per i coloni bianchi, dove le popolazioni locali non potevano accedere e non potevano cacciare.

Lo stesso si può dire per la tenuta presidenziale di Castelporziano in Italia, che era originariamente la riserva di caccia del Re. 

Altre aree protette, per esempio il primo parco nazionale italiano, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sono invece nate proprio espressamente per scopi di conservazione. In particolare questo parco fu istituito nel dopoguerra per conservare l’orso marsicano.

Oggi sul pianeta il 12% del territorio emerso è coperto da aree protette.  Questo è un valore altissimo se pensiamo che era poco meno della metà solo qualche decennio fa.  Le aree protette nelle diverse regioni del mondo però seguono delle filosofie molto diverse.  Una è quella nordamericana, adottata anche in Australia e Sud Africa, che prevede l’istituzione di aree protette su terreno pubblico.  Il terreno pubblico in questo modo viene reso inaccessibile agli esseri umani, per conservare la biodiversità.  Tutto il terreno privato non può essere utilizzato per fare conservazione e quindi questa è una visione dicotomica della terra per la biodiversità o per l’uomo.

In Europa la filosofia che si segue è piuttosto diversa, probabilmente per l’alta densità di popolazione umana e anche per il fatto che la maggior parte della terra è privata.  In Europa le aree protette sono su terreno privato e la forma di azione e di conservazione è soprattutto legislativa.  E quindi vengono regolate le attività umane in modo tale che queste possano essere compatibili con la presenza di biodiversità.  Questo è necessario perché dato che solamente il 12% del pianeta è protetto, l’88% della terra non è incluso in aree protette quindi la maggior parte delle specie non è inclusa nelle aree protette.  Questo 88% è anche chiamato la matrice, cioè tutto ciò che si trova tra una riserva e l’altra. E la conservazione della matrice richiede anch’essa soprattutto forme di legislazione che regolamentino l’attività umana. 

Essenzialmente la dicotomia è tra recintare e non recintare.  Da un lato una filosofia prevede delle aree protette e una biodiversità completamente separata dall’uomo.  Ma questo non è possibile per conservare tutta quanta la biodiversità.  Quindi la vera conservazione si fa togliendo i recinti e trovando un metodo per la convivenza tra gli esseri umani e le altre specie.