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Benvenuti in casa Ba - I diritti degli stranieri
Unità 12 - Livello B1
Alle prese con il suo lavoro e sempre più impegnata nella sua professione di giornalista, Olga in questa puntata intervista Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sul tema delicato dell’accoglienza agli stranieri rifugiati. Nel frattempo si occupa della redazione perché Giulio è a casa con un brutto mal di schiena. Su consiglio di Anna, inserisce nella piantina dell’Italia unita un’immagine di Giuseppe Mazzini, grande ideologo del Risorgimento italiano. Luis si reca in biblioteca per studiare e incontra una volontaria del Servizio Civile che lo mette in contatto con Chiara Mantovani, responsabile dell’Associazione Spes (Associazione Promozione e Solidarietà). Nel frattempo un lavoretto domestico mette a dura prova la pazienza di Salif.
SCENA 0
ANNA: C’è troppo silenzio…
OLGA: Forse abbiamo fatto male a lasciarli soli… Prima ho visto Fela che usava il martello...
ANNA: Sembravano tranquilli… alla fine…
OLGA: Non mi fido…
ANNA: Stai tranquilla… sono tre persone adulte…
SCENA 1
LUIS: Allora, Fela… come stai?
FELA: Meglio. La settimana passata ho visto Meryem, le cose tra noi vanno meglio…
LUIS: Quando lei viveva qui eri più nervoso infatti…
FELA: Sì. Avevamo un’idea diversa del nostro rapporto. Ma adesso sono tranquillo. Siamo amici e basta. Mio zio mi ha aiutato molto, devo dire.
LUIS: Tuo zio è forte.
FELA: Sì. Ma certe volte discutiamo…
LUIS: È normale in famiglia. Lo studio, invece, come va?
FELA: Bene. La tesi procede. Il mese prossimo devo incontrare il professore e fargli leggere il primo capitolo.
LUIS: Come ti trovi con l’italiano scritto?
FELA: Ogni tanto ho dubbi ma di solito riesco a scrivere senza problemi. Amo sempre più l’italiano. Mi sono appassionato a una lettura difficile… Il “Dialogo sopra i due massimi sistemi”…
LUIS: Addirittura Galileo Galilei?
FELA: L’altro giorno riflettevo su di lui. Sai, è stato il primo a usare l’italiano per parlare di scienza. E tu? Come va lo studio?
LUIS: Bene. Devo andare in biblioteca a fare delle ricerche sul volontariato.
FELA: Quando ci vai?
LUIS: Di mattina è sempre aperta. Penso di andare domani.
FELA: Bene. Ah senti… ieri mentre ero in autobus, ho visto la pubblicità di quel film francese… Tu lo volevi vedere assolutamente...
LUIS: È già al cinema?
FELA: Sì. Ci andiamo sabato?
Più tardi…
SCENA 2
OLGA: Redazione del “Pianeta è uno”. Parla Olga Novak. Come? Ma certo, Giulio. No, non preoccuparti. Il medico ha detto che quando la schiena ti fa così male, devi stare a riposo. Ma certo: mentre ti riposi, puoi leggere qualcosa. Va bene controllo subito. Aspetta in linea. Allora… il numero speciale sul Mediterraneo uscirà a marzo. Sì. C’è tempo. Stai tranquillo... Ah, sì... Anna è tornata ieri ed è impegnatissima con Karim. Tu riposati. Va bene. Ci sentiamo dopo. Ciao.
Nel pomeriggio…
SCENA 3
SALIF: Ecco qua. Il tè per il mio nipotino!
FELA: Grazie, zio. Ancora non mi hai raccontato bene il viaggio.
SALIF: Beh sai… per me tornare in Senegal è sempre un’avventura.
FELA: Quando vivevo in Senegal non mi rendevo conto di tante cose… le capisco di più ora, che sono lontano e studio Senghor….
SALIF: Lo so… da lontano le cose si vedono meglio… Comunque non bisogna dimenticare le difficoltà del nostro Paese…
FELA: Non è facile… neanche per noi… hai portato Mansour all’isola di Goree?
SALIF: Certo. È o un esempio perfetto! È un’isola meravigliosa ma lì vive il ricordo degli schiavi…
FELA: Quando parli del Senegal ti trema la voce, zio!
SALIF: Forse l’anno prossimo, a Natale, il mio progetto sarà attivo... Non vedo l’ora...
FELA: Ci riuscirai zio.
Nel frattempo…
SCENA 4
OLGA: Allora… voglio guardare questo sito… www.150anni.it... sono certa che troverò qualcosa di interessante…
ANNA: Mamma!
OLGA: Slate mojo! Che bello averti qui in casa finalmente!
ANNA: Anch’io sono contenta! Stavo bene in Svizzera, imparavo tante cose e poi di sera uscivo o mi divertivo con le mie colleghe però… casa è casa!
OLGA: Anch’io il mese scorso, senza te, Mansour e Salif, facevo tante cose… ma pensavo sempre a voi!
ANNA: Mammina! Cosa stai facendo?
OLGA: Mi piace conoscere la storia d’Italia… guarda questo sito… l’altro giorno mentre lavoravo in redazione, una collega mi ha mostrato questo sito: www.150anni.it …. Ci sono tantissime cose interessanti… la storia della Croazia è molto complessa ma questa italiana ancora di più!
ANNA: E cosa stavi guardando?
OLGA: Questo è Mazzini. Uno dei personaggi più importanti del Risorgimento italiano.
ANNA: Stampa la foto allora. Dove lo metterai?
OLGA: Qui. A Pisa. Dove è morto.
ANNA: Mamma…
OLGA: Sì?
ANNA: Un giorno dovresti fare la tua Croazia. Ci sono tante cose che non so del nostro Paese…
OLGA: Hai ragione! Lo farò. Per te e per Mansour!
Il giorno dopo…
SCENA 5
ALESSANDRA: Scusa, posso sedermi?
LUIS: Certo, accomodati.
ALESSANDRA: Grazie. Piacere, Alessandra.
LUIS: Piacere, Luis.
ALESSANDRA: Ciao. Che cosa stai studiando?
LUIS: Sto preparando una tesi sul volontariato in Italia per il corso di Laurea in Servizio sociale e Sociologia della Facoltà di Scienze della Formazione.
ALESSANDRA: Ho capito. Pensa che io sono qui perché ho iniziato da pochissimo il servizio civile nazionale, sono una volontaria del servizio civile, ed è un’esperienza veramente molto, molto interessante.
LUIS: Spiegami meglio.
ALESSANDRA: Volentieri. Il mio servizio civile si svolge presso l’Associazione di volontariato SANES - Studio e Assistenza Neoplasie del Sangue, che si trova all’interno del reparto di ematologia di un famosissimo ospedale. Feci la richiesta tempo fa qui da SPES per un progetto che si chiama appunto “insieme per i malati oncologici” e presso la SANES ci occupiamo dei malati appunto ematologici sotto molti aspetti.
LUIS: Ma quanto tempo ti impegna il servizio civile?
ALESSANDRA: Guarda, io lavoro per cinque giorni a settimana per cinque/sei ore, quindi considera un totale di trenta ore a settimana, 1400 ore annue.
LUIS: Ma come si articola la tua esperienza?
ALESSANDRA: Guarda la mia esperienza si articola in questo modo: c’è una formazione specifica e una formazione generale, che si svolge rispettivamente alla SANES e appunto qui da SPES, valida per tutti i volontari del servizio civile nazionale, e questa formazione insomma ci è molto utile a noi ragazzi, perché ci forniscono gli strumenti necessari per affrontare questa esperienza. In ospedale, come ti accennavo prima, appunto noi ci prendiamo cura dei malati ematologici sotto molti aspetti, dal fargli compagnia all’aiutarli a mangiare, a riaccompagnarli a casa, c’è proprio un contatto umano con loro.
LUIS: Ci sono storie che ti hanno coinvolta particolarmente?
ALESSANDRA: Sì, c’è una storia in particolare che mi ha colpito molto. Ed è la storia di una ragazza che ha 28 anni, quindi più o meno la nostra età, una nostra coetanea. Questa ragazza ha un bambino di 8 anni che e’ ricoverato al reparto di ematologia pediatrica, lei sta lì 24 ore su 24, non parlando una parola di italiano perché e’ libica ed e’ venuta in Italia da pochissimo con il permesso di soggiorno per cura. Insomma io la sto aiutando proprio ad imparare l’ABC dell’italiano, proprio anche per comprendere termini medici, termini ospedalieri, quindi e’ importante che ci siano figure amiche che con un sorriso l’aiutano.
CHIARA: Alessandra, vieni, riprendiamo l’incontro?
ALESSANDRA: Sì, Chiara, volevo solamente un attimo presentarti Luis, che sta preparando una tesi sul volontariato…Luis, lei è Chiara, è un’esperta in materia!
LUIS: Molto piacere. E’ interessante l’esperienza di Alessandra. Ho scoperto che il mondo del volontariato e’ una realtà piena di sfaccettature…
CHIARA: sì, quello del volontariato ormai e’ un ambito tra l’altro disciplinato con delle leggi. C’e’ una legge nazionale, la 266 del ’91, e sicuramente il servizio civile nazionale e’ un’occasione per conoscere l’ambito del volontariato. Tra l’altro e’ pure occasione, come diceva Alessandra, per acquisire le conoscenze e le competenze che sono riconosciute dal Quadro Europeo Istruzione e Formazione 2010 come competenze civiche e sociali.
LUIS: E che tipo di riconoscimenti si ottengono con il servizio civile?
CHIARA: Il servizio civile da’ luogo innanzitutto ad un attestato, che viene inviato a ciascun volontario in servizio, che ha completato la sua esperienza, dall’Ufficio Nazionale che sarebbe Presidenza del Consiglio dei Ministri. Inoltre c’e’ un attestato che l’Ente presso cui si e’ prestato servizio può rilasciare al singolo volontario su richiesta, c’e il riconoscimento come crediti formativi a livello universitario, e c’e’ inoltre da progetto a progetto qualche ulteriore vantaggio che nel nostro caso sono un attestato per il modulo informatico e un attestato per le nozioni di primo soccorso e la rianimazione cardiopolmonare. Insomma una serie di cose che, come dire, attestano anche formalmente i vantaggi dell’esperienza. E poi anche quella del servizio civile e’ un’esperienza in continua evoluzione, pure dal punto di vista normativo. Pensa che alcune regioni hanno fatto una loro legge e hanno ampliato la possibilità di prendere parte a questa esperienza pure a minori, anziani e a giovani immigrati.
LUIS: Grazie a tutte e due. Mi avete dato molti spunti interessanti da approfondire per la mia tesi.
CHIARA: Benissimo
SCENA 6
SALIF: Ecco qua. “Cara Mariama, ti scrivo per tranquillizzarti. Mansur sta benissimo e ha ricominciato ad andare a scuola. La settimana scorsa ha fatto un bellissimo disegno con te e lo zio. È contento e vi pensa tutti. Io sto lavorando al progetto e Olga, come al solito, è indaffarata e piena di idee. Ti mando un bacio. Salif”.
OLGA: Salif! Abbiamo un problema!
SALIF: Che succede?
OLGA: La gamba del tavolo… forse lo abbiamo caricato troppo… si sta allentando una vite, ho paura che ceda…
SALIF: Beh … adesso provo ad aggiustarlo… abbiamo un cacciavite?
OLGA: Eccolo, l’ho già preso. Ci pensi tu?
SALIF: Certo. Penso io a tutto ….
OLGA: Tieni prendi anche il martello... Io devo scappare… ho un’intervista…
SALIF: Chi intervisti?
OLGA. Laura Boldrini, il portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati...
SALIF: Interessante... poi mi racconti...
OLGA: Si, si... a dopo
Poco dopo…
SCENA 7 – INT LAURA BOLDRINI
Olga: Dal 1998, lei è la portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, quindi ha una lunghissima esperienza in materia , a volte ho riscontrato che si fa confusione tra immigrati e rifugiati, quale è la definizione esatta di rifugiato?
LAURA Boldrini: Infatti spesso si fa confusione specialmente nei mezzi di informazione tra immigrato e rifugiato, extracomunitario, clandestino, profugo queste parole a volte vengono usate come sinonimi e invece non sono sinonimi, l’immigrato è una persona che decide di andare via dal proprio paese per andare altrove a cercare migliori condizioni economiche, mentre il rifugiato è chi scappa da una persecuzione cioè da un regime, da una violazione dei diritti umani, da una guerra e se questa persona scappa è perché non ha scelta e cerca protezione se poi la persona che cerca protezione viene rimandata indietro allora sì questa volta questa situazione diventa molto pericolosa e la persona rischia anche la sua stessa vita, per questo i rifugiati e i richiedenti asilo non possono essere rimandati indietro, c’è il divieto di respingimento verso queste persone.
Olga: Quanti sono i rifugiati in Italia, in Europa e nel mondo?
LAURA Boldrini: Ma nel mondo diciamo sono circa 36 milioni le persone costrette a vivere fuori casa, sradicate sempre per motivi legati ai conflitti alle violazioni dei diritti umani, alle persecuzioni, ecco la stragrande maggioranza di queste persone vive nel sud del mondo, più del 80%, quindi non è vero, sfatiamo il mito che tutti vogliono andare nei paesi industrializzati o in Europa, in Europa si stima che siano circa 1 milione e 600 mila di rifugiati e poi se vediamo anche l’ Europa c’è una situazione molto disomogenea, ci sono paesi come la Germania dove ci sono circa 100 mila rifugiati, nel Regno Unito si stima che ci siano 300 mila, in Francia 200 mila e in Italia 55 mila. Ma poi leggendo i giornali di nuovo si ha sempre la percezione che tutti vogliono venire in Italia e che sono sempre tanti, troppi dunque i numeri invece dovrebbero invece essere sempre considerati e anche valutati per quello che significano.
OLGA: Le tante guerre, le condizioni di povertà, la mancanza di democrazia in alcuni paesi porta gli uomini e le donne a migrare in cerca di vita migliore, a quali principi si ispirano le leggi europee nei confronti di queste persone?
LAURA BOLDRINI: Per quanto riguarda i rifugiati il pilastro di riferimento è la Convenzione di Ginevra, sullo status di rifugiato del 1951 che si fonda intorno al principio del non respingimento dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
OLGA: Tra i rifugiati alcuni sono minori, alcuni non accompagnati da quali paesi provengono e come vengono accolti?
LAURA BOLDRINI: Molti sono i ragazzi afgani che partono giovanissimi, le famiglie li consegnano a degli sconosciuti per dare a questi ragazzi la possibilità di raggiungere un posto sicuro dove crescere, dove diventare uomini, dove poter avere una vita normale, però questi ragazzi a volte fanno dei viaggi terribili, alcuni di loro veramente cadono in situazioni quasi di schiavitù , vengono sfruttati, abusati dunque sono viaggi che più della speranza, sono viaggi del dolore.
OLGA: I rifugiati, i richiedenti asilo, o chi riceve protezione sussidiaria trovano in Italia un paese accogliente?
LAURA BOLDRINI: Ma intanto il primo passaggio è riuscire ad accedere al territorio e questa è la prima sfida, una volta che la persona ottiene protezione, una forma di protezione, lì inizia un percorso tutto in salita perché purtroppo non c’è una sufficiente assistenza per queste persone perché possano essere autonome non c’è un accompagnamento alla autonomia e all’integrazione questo poi penalizza le persone che sì hanno ottenuto il permesso di soggiorno sì hanno la protezione e il diritto a stare ma poi non hanno concretamente la possibilità di rifarsi una vita
OLGA: Grazie mille, mi ha dato veramente delle informazioni molto utili.
LAURA BOLDRINI: Grazie a voi.
Nel frattempo.…
SCENA 8
SALIF: Ma no, ti dico… si fa così!
LUIS: Salif, gira il cacciavite
FELA: Ma prima bisogna mettere della colla..
SALIF: Smettetela!
FELA: Zio, dobbiamo reggerlo, da solo non ce la fai…
SALIF: Come non ce la faccio? Io?
ANNA: Se continua così mangeremo per terra stasera!
Più tardi…
SCENA 9
OLGA. Che succede?
ANNA: Quando sono tornata, stavano riparando il tavolo e ancora non hanno finito…
OLGA: Riparando il tavolo? Urlano così? Quanti sono di là? Un esercito?
ANNA: Salif, Fela e Luis.
OLGA: Salif e Fela insieme a riparare il tavolo?
ANNA: Mah... ultimamente collaborano tanto…
OLGA: Si è vero... Ma i lavoretti di casa…
SALIF: Non si fa cosìììììììììì
Intanto Anna e Olga…
SCENA 10
ANNA: C’è troppo silenzio…
OLGA: Forse abbiamo fatto male a lasciarli soli… Prima ho visto Fela che usava il martello...
ANNA: Sembravano tranquilli… alla fine…
OLGA: Non mi fido…
ANNA: Stai serena… sono tre persone adulte…
SCENA 11
SALIF: Non dovevo ascoltarti!
FELA: Ma veramente io ho dato retta a te!
LUIS: Scusate…
ANNA: Fela! Che fai a terra?
FELA: Gioco!
OLGA: Salif, ti sei fatto male? Ho sentito che urlavi...
SALIF: Noooo….. sto benissimo…
LUIS: Scusate…
ANNA: Dovete calmarvi… organizzarvi…
LUIS: Scusate…
FELA: La prossima volta ci pensa la nostra architetta!
ANNA: Ma scusa… è solo una gamba….
LUIS: Insomma!!! Scusate!!! Qualcuno vuole reggere questo tavolo???
Continua….
LE PAROLE DELL’ITALIANO
Quando raccontiamo un fatto, di solito la prima cosa che facciamo è dire quando succede o è successo. Il momento in cui succede, è successo (o anche succederà) qualcosa si può indicare in tanti modi. Intanto si può indicare con un nome come giorno, settimana, mese, anno, insieme a un aggettivo che precisi il tempo. Per esempio, possiamo dire: l’altro giorno, la settimana scorsa, la settimana passata, la settimana prossima (o anche la prossima settimana), il mese scorso, il mese prossimo, l’anno passato, o anche l’anno scorso, l’anno prossimo. Sentiamo i nostri amici:
FELA: .......La settimana passata ho visto Meryem
FELA: L’altro giorno riflettevo su di lui.
OLGA: Anch’io il mese scorso, senza te, Mansour e Salif, facevo tante cose…
SALIF: ..........La settimana scorsa ha fatto un bellissimo disegno con te, lo zio
FELA: ..........Il mese prossimo devo incontrare il professore
SALIF: Forse l’anno prossimo, a Natale, il mio progetto sarà già attivo...
Avete sentito Salif? Dice “l’anno prossimo”, ma dice anche “A Natale”: infatti il momento in cui succede qualcosa si può indicare anche con un nome preceduto da una di queste tre paroline, di queste tre preposizioni: a, di, in. “A Natale”, “D’estate”, “in ottobre”. Sentiamo qualche altro esempio:
LUIS: Di mattina è sempre aperta
ANNA: ...............e poi di sera uscivo
OLGA: ............il numero speciale sul Mediterraneo uscirà a marzo.
Il tempo in cui succede qualcosa possiamo indicarlo anche con una frase, che comincia con una di queste due parole: o quando o mentre.
FELA: Quando parli del Senegal ti trema la voce, zio!
OLGA: Ma certo: mentre ti riposi, puoi leggere qualcosa.
Attenzione: le frasi che iniziano con quando o con mentre possono avere anche il verbo al passato. Le frasi con quando possono avere il verbo all’imperfetto o al passato prossimo; le frasi con mentre, invece, hanno sempre il verbo all’imperfetto. Sentiamo questi esempi:
LUIS: Quando lei viveva qui, eri più nervoso infatti
ANNA: Quando sono tornata, stavano riparando il tavolo
OLGA: .......l’altro giorno mentre lavoravo in redazione, una collega mi ha mostrato questo sito
FELA: ..........ieri mentre ero in autobus, ho visto la pubblicità di quel film francese
Abbiamo sentito usare tante volte l’imperfetto. Ripassiamolo insieme. È quel tempo che finisce in -vo, -vai, -va, -vamo, -vate, -vano. Sentiamo qualche esempio di imperfetto dei verbi in –are, come stare e imparare:
ANNA: ...........Stavo bene in Svizzera... imparavo tante cose
E adesso, qualche esempio d’imperfetto dei verbi in –ere, come riflettere e volere:
FELA: L’altro giorno riflettevo su di lui.
FELA: ...........Tu lo volevi vedere assolutamente...
Infine, qualche esempio d’imperfetto dei verbi in –ire, come uscire e divertirsi:
ANNA: ..........e poi di sera uscivo o mi divertivo con le mie colleghe
Vi ricordate…
L’imperfetto non è l’unico tempo che conosciamo per parlare del passato: c’è anche il passato prossimo: ho cantato, sono andato, abbiamo letto, siete partiti. Quando li usiamo insieme, l’imperfetto indica qualcosa che continua, il passato prossimo indica qualcosa che finisce, che non continua. Fela li ha usati molto bene insieme nella puntata 9 della II serie, mentre era a Venezia. Ve ne ricordate?
Riprendere da Le parole dell’italiano II, 9 la seguente battuta:
FELA: Ho ricevuto la tua mail mentre ci preparavamo a partire.
PICCOLA STORIA DELL'ITALIANO
L’italiano lingua della scienza.
La scienza oggi parla inglese. Fino a qualche secolo fa parlava latino, che era un po’ come l’inglese di allora. Nel XVII secolo, però, come ha detto Fela, il grande scienziato italiano Galileo Galilei ha raccontato al mondo le sue scoperte in italiano. Anche Galileo, all'inizio della sua carriera di professore all'Università di Padova, ha usato il latino per parlare ai suoi studenti, come facevano i suoi colleghi. Poi, però, per comunicare le sue scoperte e le sue idee a più persone, ha cominciato a insegnare e anche a scrivere i suoi trattati scientifici in italiano. In più, quando aveva bisogno di parole nuove per indicare oggetti, fenomeni naturali, strumenti o invenzioni, Galileo non prendeva parole greche o latine, come facevano i suoi colleghi scienziati, ma usava parole italiane semplici e comuni. Il pendolo, che in fisica indica un oggetto solido che appeso a un filo o a un’asta, oscilla a sinistra e a destra se è mosso dall’alto, Galilei lo chiamò così perché è un oggetto che pende; e le macchie solari, quelle zone scure che si vedono se uno prova a guardare il sole, Galileo le chiamò così perché sembrano proprio delle macchie. Una delle sue invenzioni più importanti è lo strumento per osservare le stelle e i pianeti: Galileo non lo ha chiamato con la parola di origine greca telescopio, ma ha preferito la parola cannocchiale, che metteva insieme due parole italiane: canna (cioè 'tubo') e occhiale, che significava 'lente'.
LA BUSSOLA
La condizione dello straniero in Italia.
I rifugiati e il diritto di asilo
Oggi si tende spesso a considerare i migranti tutti allo stesso modo e la figura del rifugiato o del richiedente asilo viene confusa con lo straniero immigrato, come giustamente fa notare Olga nell’intervista al portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Laura Boldrini.
SCENA 8
OLGA: Dal 1998 lei è la portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Ha dunque una lunga esperienza in materia. A volte ho riscontrato che si fa confusione tra immigrati e rifugiati. Qual è la definizione esatta di rifugiato?
BOLDRINI: Olga ha ragione: c’è una netta differenza, per la legge, fra immigrato e rifugiato. Il rifugiato, infatti, è una persona in pericolo, costretta a scappare dal proprio paese perché viene perseguitato a causa della sua razza, o della sua religione, o della sua nazionalità, o per il gruppo sociale a cui appartiene, o per le opinioni politiche che ha, secondo la definizione contenuta nella Convenzione di Ginevra del 1951.
SCENA 8
Quindi, il rifugiato non sceglie di spostarsi alla ricerca di una vita migliore, come l’immigrato, ma è costretto ad abbandonare la sua casa e a trovare protezione fuori dal proprio paese, chiedendo, appunto, asilo in uno Stato diverso dal suo.
In Italia il diritto di asilo è garantito dall’art.10, comma 3, della Costituzione. Per la Costituzione italiana, infatti, lo Stato deve proteggere lo straniero che non può godere nel proprio paese delle libertà fondamentali.
Ma è la legge (legge del 24 luglio 1954 n. 722; art. 1 legge 28 febbraio 1990 n. 39; art. 31 e 32 della legge 30 luglio 2002 n. 189; Decreto legislativo 19.11.2007 n. 251) che ci dice in concreto quali sono i casi in cui uno straniero può ottenere asilo in Italia ed essere, quindi, riconosciuto come rifugiato.
Per ottenere lo status di rifugiato bisogna presentare una domanda con la motivazione e, se possibile, la documentazione delle persecuzioni subite e di quello che potrebbe accadere in caso di rientro nel proprio paese.
La domanda deve essere presentata all'Ufficio di Polizia di Frontiera, al momento dell'ingresso in Italia oppure all’Ufficio Immigrazione della Questura più vicina.
In seguito, la “Commissione per il riconoscimento della protezione internazionale” (istituita con la legge 30 luglio 2002 n. 189, art. 32, comma 1 quater), che e’ presente sul territorio italiano in dieci sedi situate presso le prefetture , valuta se riconoscere lo status di rifugiato oppure quello di persona che ha diritto alla protezione sussidiaria. Sono beneficiari di protezione gli stranieri che non hanno i requisiti per avere lo status di rifugiato ma che rischiano la vita tornando nel proprio paese a causa di conflitti, violenze o violazione dei diritti umani.
Chi ottiene lo status di rifugiato, potrà richiedere il permesso di soggiorno valido per 5 anni; chi ha diritto alla protezione sussidiaria, può avere un permesso valido per 2 anni.
www.unhcr.it
www.interno.it
SCENA 0
ANNA: C’è troppo silenzio…
OLGA: Forse abbiamo fatto male a lasciarli soli… Prima ho visto Fela che usava il martello...
ANNA: Sembravano tranquilli… alla fine…
OLGA: Non mi fido…
ANNA: Stai tranquilla… sono tre persone adulte…
SCENA 1
LUIS: Allora, Fela… come stai?
FELA: Meglio. La settimana passata ho visto Meryem, le cose tra noi vanno meglio…
LUIS: Quando lei viveva qui eri più nervoso infatti…
FELA: Sì. Avevamo un’idea diversa del nostro rapporto. Ma adesso sono tranquillo. Siamo amici e basta. Mio zio mi ha aiutato molto, devo dire.
LUIS: Tuo zio è forte.
FELA: Sì. Ma certe volte discutiamo…
LUIS: È normale in famiglia. Lo studio, invece, come va?
FELA: Bene. La tesi procede. Il mese prossimo devo incontrare il professore e fargli leggere il primo capitolo.
LUIS: Come ti trovi con l’italiano scritto?
FELA: Ogni tanto ho dubbi ma di solito riesco a scrivere senza problemi. Amo sempre più l’italiano. Mi sono appassionato a una lettura difficile… Il “Dialogo sopra i due massimi sistemi”…
LUIS: Addirittura Galileo Galilei?
FELA: L’altro giorno riflettevo su di lui. Sai, è stato il primo a usare l’italiano per parlare di scienza. E tu? Come va lo studio?
LUIS: Bene. Devo andare in biblioteca a fare delle ricerche sul volontariato.
FELA: Quando ci vai?
LUIS: Di mattina è sempre aperta. Penso di andare domani.
FELA: Bene. Ah senti… ieri mentre ero in autobus, ho visto la pubblicità di quel film francese… Tu lo volevi vedere assolutamente...
LUIS: È già al cinema?
FELA: Sì. Ci andiamo sabato?
Più tardi…
SCENA 2
OLGA: Redazione del “Pianeta è uno”. Parla Olga Novak. Come? Ma certo, Giulio. No, non preoccuparti. Il medico ha detto che quando la schiena ti fa così male, devi stare a riposo. Ma certo: mentre ti riposi, puoi leggere qualcosa. Va bene controllo subito. Aspetta in linea. Allora… il numero speciale sul Mediterraneo uscirà a marzo. Sì. C’è tempo. Stai tranquillo... Ah, sì... Anna è tornata ieri ed è impegnatissima con Karim. Tu riposati. Va bene. Ci sentiamo dopo. Ciao.
Nel pomeriggio…
SCENA 3
SALIF: Ecco qua. Il tè per il mio nipotino!
FELA: Grazie, zio. Ancora non mi hai raccontato bene il viaggio.
SALIF: Beh sai… per me tornare in Senegal è sempre un’avventura.
FELA: Quando vivevo in Senegal non mi rendevo conto di tante cose… le capisco di più ora, che sono lontano e studio Senghor….
SALIF: Lo so… da lontano le cose si vedono meglio… Comunque non bisogna dimenticare le difficoltà del nostro Paese…
FELA: Non è facile… neanche per noi… hai portato Mansour all’isola di Goree?
SALIF: Certo. È o un esempio perfetto! È un’isola meravigliosa ma lì vive il ricordo degli schiavi…
FELA: Quando parli del Senegal ti trema la voce, zio!
SALIF: Forse l’anno prossimo, a Natale, il mio progetto sarà attivo... Non vedo l’ora...
FELA: Ci riuscirai zio.
Nel frattempo…
SCENA 4
OLGA: Allora… voglio guardare questo sito… www.150anni.it... sono certa che troverò qualcosa di interessante…
ANNA: Mamma!
OLGA: Slate mojo! Che bello averti qui in casa finalmente!
ANNA: Anch’io sono contenta! Stavo bene in Svizzera, imparavo tante cose e poi di sera uscivo o mi divertivo con le mie colleghe però… casa è casa!
OLGA: Anch’io il mese scorso, senza te, Mansour e Salif, facevo tante cose… ma pensavo sempre a voi!
ANNA: Mammina! Cosa stai facendo?
OLGA: Mi piace conoscere la storia d’Italia… guarda questo sito… l’altro giorno mentre lavoravo in redazione, una collega mi ha mostrato questo sito: www.150anni.it …. Ci sono tantissime cose interessanti… la storia della Croazia è molto complessa ma questa italiana ancora di più!
ANNA: E cosa stavi guardando?
OLGA: Questo è Mazzini. Uno dei personaggi più importanti del Risorgimento italiano.
ANNA: Stampa la foto allora. Dove lo metterai?
OLGA: Qui. A Pisa. Dove è morto.
ANNA: Mamma…
OLGA: Sì?
ANNA: Un giorno dovresti fare la tua Croazia. Ci sono tante cose che non so del nostro Paese…
OLGA: Hai ragione! Lo farò. Per te e per Mansour!
Il giorno dopo…
SCENA 5
ALESSANDRA: Scusa, posso sedermi?
LUIS: Certo, accomodati.
ALESSANDRA: Grazie. Piacere, Alessandra.
LUIS: Piacere, Luis.
ALESSANDRA: Ciao. Che cosa stai studiando?
LUIS: Sto preparando una tesi sul volontariato in Italia per il corso di Laurea in Servizio sociale e Sociologia della Facoltà di Scienze della Formazione.
ALESSANDRA: Ho capito. Pensa che io sono qui perché ho iniziato da pochissimo il servizio civile nazionale, sono una volontaria del servizio civile, ed è un’esperienza veramente molto, molto interessante.
LUIS: Spiegami meglio.
ALESSANDRA: Volentieri. Il mio servizio civile si svolge presso l’Associazione di volontariato SANES - Studio e Assistenza Neoplasie del Sangue, che si trova all’interno del reparto di ematologia di un famosissimo ospedale. Feci la richiesta tempo fa qui da SPES per un progetto che si chiama appunto “insieme per i malati oncologici” e presso la SANES ci occupiamo dei malati appunto ematologici sotto molti aspetti.
LUIS: Ma quanto tempo ti impegna il servizio civile?
ALESSANDRA: Guarda, io lavoro per cinque giorni a settimana per cinque/sei ore, quindi considera un totale di trenta ore a settimana, 1400 ore annue.
LUIS: Ma come si articola la tua esperienza?
ALESSANDRA: Guarda la mia esperienza si articola in questo modo: c’è una formazione specifica e una formazione generale, che si svolge rispettivamente alla SANES e appunto qui da SPES, valida per tutti i volontari del servizio civile nazionale, e questa formazione insomma ci è molto utile a noi ragazzi, perché ci forniscono gli strumenti necessari per affrontare questa esperienza. In ospedale, come ti accennavo prima, appunto noi ci prendiamo cura dei malati ematologici sotto molti aspetti, dal fargli compagnia all’aiutarli a mangiare, a riaccompagnarli a casa, c’è proprio un contatto umano con loro.
LUIS: Ci sono storie che ti hanno coinvolta particolarmente?
ALESSANDRA: Sì, c’è una storia in particolare che mi ha colpito molto. Ed è la storia di una ragazza che ha 28 anni, quindi più o meno la nostra età, una nostra coetanea. Questa ragazza ha un bambino di 8 anni che e’ ricoverato al reparto di ematologia pediatrica, lei sta lì 24 ore su 24, non parlando una parola di italiano perché e’ libica ed e’ venuta in Italia da pochissimo con il permesso di soggiorno per cura. Insomma io la sto aiutando proprio ad imparare l’ABC dell’italiano, proprio anche per comprendere termini medici, termini ospedalieri, quindi e’ importante che ci siano figure amiche che con un sorriso l’aiutano.
CHIARA: Alessandra, vieni, riprendiamo l’incontro?
ALESSANDRA: Sì, Chiara, volevo solamente un attimo presentarti Luis, che sta preparando una tesi sul volontariato…Luis, lei è Chiara, è un’esperta in materia!
LUIS: Molto piacere. E’ interessante l’esperienza di Alessandra. Ho scoperto che il mondo del volontariato e’ una realtà piena di sfaccettature…
CHIARA: sì, quello del volontariato ormai e’ un ambito tra l’altro disciplinato con delle leggi. C’e’ una legge nazionale, la 266 del ’91, e sicuramente il servizio civile nazionale e’ un’occasione per conoscere l’ambito del volontariato. Tra l’altro e’ pure occasione, come diceva Alessandra, per acquisire le conoscenze e le competenze che sono riconosciute dal Quadro Europeo Istruzione e Formazione 2010 come competenze civiche e sociali.
LUIS: E che tipo di riconoscimenti si ottengono con il servizio civile?
CHIARA: Il servizio civile da’ luogo innanzitutto ad un attestato, che viene inviato a ciascun volontario in servizio, che ha completato la sua esperienza, dall’Ufficio Nazionale che sarebbe Presidenza del Consiglio dei Ministri. Inoltre c’e’ un attestato che l’Ente presso cui si e’ prestato servizio può rilasciare al singolo volontario su richiesta, c’e il riconoscimento come crediti formativi a livello universitario, e c’e’ inoltre da progetto a progetto qualche ulteriore vantaggio che nel nostro caso sono un attestato per il modulo informatico e un attestato per le nozioni di primo soccorso e la rianimazione cardiopolmonare. Insomma una serie di cose che, come dire, attestano anche formalmente i vantaggi dell’esperienza. E poi anche quella del servizio civile e’ un’esperienza in continua evoluzione, pure dal punto di vista normativo. Pensa che alcune regioni hanno fatto una loro legge e hanno ampliato la possibilità di prendere parte a questa esperienza pure a minori, anziani e a giovani immigrati.
LUIS: Grazie a tutte e due. Mi avete dato molti spunti interessanti da approfondire per la mia tesi.
CHIARA: Benissimo
SCENA 6
SALIF: Ecco qua. “Cara Mariama, ti scrivo per tranquillizzarti. Mansur sta benissimo e ha ricominciato ad andare a scuola. La settimana scorsa ha fatto un bellissimo disegno con te e lo zio. È contento e vi pensa tutti. Io sto lavorando al progetto e Olga, come al solito, è indaffarata e piena di idee. Ti mando un bacio. Salif”.
OLGA: Salif! Abbiamo un problema!
SALIF: Che succede?
OLGA: La gamba del tavolo… forse lo abbiamo caricato troppo… si sta allentando una vite, ho paura che ceda…
SALIF: Beh … adesso provo ad aggiustarlo… abbiamo un cacciavite?
OLGA: Eccolo, l’ho già preso. Ci pensi tu?
SALIF: Certo. Penso io a tutto ….
OLGA: Tieni prendi anche il martello... Io devo scappare… ho un’intervista…
SALIF: Chi intervisti?
OLGA. Laura Boldrini, il portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati...
SALIF: Interessante... poi mi racconti...
OLGA: Si, si... a dopo
Poco dopo…
SCENA 7 – INT LAURA BOLDRINI
Olga: Dal 1998, lei è la portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, quindi ha una lunghissima esperienza in materia , a volte ho riscontrato che si fa confusione tra immigrati e rifugiati, quale è la definizione esatta di rifugiato?
LAURA Boldrini: Infatti spesso si fa confusione specialmente nei mezzi di informazione tra immigrato e rifugiato, extracomunitario, clandestino, profugo queste parole a volte vengono usate come sinonimi e invece non sono sinonimi, l’immigrato è una persona che decide di andare via dal proprio paese per andare altrove a cercare migliori condizioni economiche, mentre il rifugiato è chi scappa da una persecuzione cioè da un regime, da una violazione dei diritti umani, da una guerra e se questa persona scappa è perché non ha scelta e cerca protezione se poi la persona che cerca protezione viene rimandata indietro allora sì questa volta questa situazione diventa molto pericolosa e la persona rischia anche la sua stessa vita, per questo i rifugiati e i richiedenti asilo non possono essere rimandati indietro, c’è il divieto di respingimento verso queste persone.
Olga: Quanti sono i rifugiati in Italia, in Europa e nel mondo?
LAURA Boldrini: Ma nel mondo diciamo sono circa 36 milioni le persone costrette a vivere fuori casa, sradicate sempre per motivi legati ai conflitti alle violazioni dei diritti umani, alle persecuzioni, ecco la stragrande maggioranza di queste persone vive nel sud del mondo, più del 80%, quindi non è vero, sfatiamo il mito che tutti vogliono andare nei paesi industrializzati o in Europa, in Europa si stima che siano circa 1 milione e 600 mila di rifugiati e poi se vediamo anche l’ Europa c’è una situazione molto disomogenea, ci sono paesi come la Germania dove ci sono circa 100 mila rifugiati, nel Regno Unito si stima che ci siano 300 mila, in Francia 200 mila e in Italia 55 mila. Ma poi leggendo i giornali di nuovo si ha sempre la percezione che tutti vogliono venire in Italia e che sono sempre tanti, troppi dunque i numeri invece dovrebbero invece essere sempre considerati e anche valutati per quello che significano.
OLGA: Le tante guerre, le condizioni di povertà, la mancanza di democrazia in alcuni paesi porta gli uomini e le donne a migrare in cerca di vita migliore, a quali principi si ispirano le leggi europee nei confronti di queste persone?
LAURA BOLDRINI: Per quanto riguarda i rifugiati il pilastro di riferimento è la Convenzione di Ginevra, sullo status di rifugiato del 1951 che si fonda intorno al principio del non respingimento dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
OLGA: Tra i rifugiati alcuni sono minori, alcuni non accompagnati da quali paesi provengono e come vengono accolti?
LAURA BOLDRINI: Molti sono i ragazzi afgani che partono giovanissimi, le famiglie li consegnano a degli sconosciuti per dare a questi ragazzi la possibilità di raggiungere un posto sicuro dove crescere, dove diventare uomini, dove poter avere una vita normale, però questi ragazzi a volte fanno dei viaggi terribili, alcuni di loro veramente cadono in situazioni quasi di schiavitù , vengono sfruttati, abusati dunque sono viaggi che più della speranza, sono viaggi del dolore.
OLGA: I rifugiati, i richiedenti asilo, o chi riceve protezione sussidiaria trovano in Italia un paese accogliente?
LAURA BOLDRINI: Ma intanto il primo passaggio è riuscire ad accedere al territorio e questa è la prima sfida, una volta che la persona ottiene protezione, una forma di protezione, lì inizia un percorso tutto in salita perché purtroppo non c’è una sufficiente assistenza per queste persone perché possano essere autonome non c’è un accompagnamento alla autonomia e all’integrazione questo poi penalizza le persone che sì hanno ottenuto il permesso di soggiorno sì hanno la protezione e il diritto a stare ma poi non hanno concretamente la possibilità di rifarsi una vita
OLGA: Grazie mille, mi ha dato veramente delle informazioni molto utili.
LAURA BOLDRINI: Grazie a voi.
Nel frattempo.…
SCENA 8
SALIF: Ma no, ti dico… si fa così!
LUIS: Salif, gira il cacciavite
FELA: Ma prima bisogna mettere della colla..
SALIF: Smettetela!
FELA: Zio, dobbiamo reggerlo, da solo non ce la fai…
SALIF: Come non ce la faccio? Io?
ANNA: Se continua così mangeremo per terra stasera!
Più tardi…
SCENA 9
OLGA. Che succede?
ANNA: Quando sono tornata, stavano riparando il tavolo e ancora non hanno finito…
OLGA: Riparando il tavolo? Urlano così? Quanti sono di là? Un esercito?
ANNA: Salif, Fela e Luis.
OLGA: Salif e Fela insieme a riparare il tavolo?
ANNA: Mah... ultimamente collaborano tanto…
OLGA: Si è vero... Ma i lavoretti di casa…
SALIF: Non si fa cosìììììììììì
Intanto Anna e Olga…
SCENA 10
ANNA: C’è troppo silenzio…
OLGA: Forse abbiamo fatto male a lasciarli soli… Prima ho visto Fela che usava il martello...
ANNA: Sembravano tranquilli… alla fine…
OLGA: Non mi fido…
ANNA: Stai serena… sono tre persone adulte…
SCENA 11
SALIF: Non dovevo ascoltarti!
FELA: Ma veramente io ho dato retta a te!
LUIS: Scusate…
ANNA: Fela! Che fai a terra?
FELA: Gioco!
OLGA: Salif, ti sei fatto male? Ho sentito che urlavi...
SALIF: Noooo….. sto benissimo…
LUIS: Scusate…
ANNA: Dovete calmarvi… organizzarvi…
LUIS: Scusate…
FELA: La prossima volta ci pensa la nostra architetta!
ANNA: Ma scusa… è solo una gamba….
LUIS: Insomma!!! Scusate!!! Qualcuno vuole reggere questo tavolo???
Continua….
LE PAROLE DELL’ITALIANO
Quando raccontiamo un fatto, di solito la prima cosa che facciamo è dire quando succede o è successo. Il momento in cui succede, è successo (o anche succederà) qualcosa si può indicare in tanti modi. Intanto si può indicare con un nome come giorno, settimana, mese, anno, insieme a un aggettivo che precisi il tempo. Per esempio, possiamo dire: l’altro giorno, la settimana scorsa, la settimana passata, la settimana prossima (o anche la prossima settimana), il mese scorso, il mese prossimo, l’anno passato, o anche l’anno scorso, l’anno prossimo. Sentiamo i nostri amici:
FELA: .......La settimana passata ho visto Meryem
FELA: L’altro giorno riflettevo su di lui.
OLGA: Anch’io il mese scorso, senza te, Mansour e Salif, facevo tante cose…
SALIF: ..........La settimana scorsa ha fatto un bellissimo disegno con te, lo zio
FELA: ..........Il mese prossimo devo incontrare il professore
SALIF: Forse l’anno prossimo, a Natale, il mio progetto sarà già attivo...
Avete sentito Salif? Dice “l’anno prossimo”, ma dice anche “A Natale”: infatti il momento in cui succede qualcosa si può indicare anche con un nome preceduto da una di queste tre paroline, di queste tre preposizioni: a, di, in. “A Natale”, “D’estate”, “in ottobre”. Sentiamo qualche altro esempio:
LUIS: Di mattina è sempre aperta
ANNA: ...............e poi di sera uscivo
OLGA: ............il numero speciale sul Mediterraneo uscirà a marzo.
Il tempo in cui succede qualcosa possiamo indicarlo anche con una frase, che comincia con una di queste due parole: o quando o mentre.
FELA: Quando parli del Senegal ti trema la voce, zio!
OLGA: Ma certo: mentre ti riposi, puoi leggere qualcosa.
Attenzione: le frasi che iniziano con quando o con mentre possono avere anche il verbo al passato. Le frasi con quando possono avere il verbo all’imperfetto o al passato prossimo; le frasi con mentre, invece, hanno sempre il verbo all’imperfetto. Sentiamo questi esempi:
LUIS: Quando lei viveva qui, eri più nervoso infatti
ANNA: Quando sono tornata, stavano riparando il tavolo
OLGA: .......l’altro giorno mentre lavoravo in redazione, una collega mi ha mostrato questo sito
FELA: ..........ieri mentre ero in autobus, ho visto la pubblicità di quel film francese
Abbiamo sentito usare tante volte l’imperfetto. Ripassiamolo insieme. È quel tempo che finisce in -vo, -vai, -va, -vamo, -vate, -vano. Sentiamo qualche esempio di imperfetto dei verbi in –are, come stare e imparare:
ANNA: ...........Stavo bene in Svizzera... imparavo tante cose
E adesso, qualche esempio d’imperfetto dei verbi in –ere, come riflettere e volere:
FELA: L’altro giorno riflettevo su di lui.
FELA: ...........Tu lo volevi vedere assolutamente...
Infine, qualche esempio d’imperfetto dei verbi in –ire, come uscire e divertirsi:
ANNA: ..........e poi di sera uscivo o mi divertivo con le mie colleghe
Vi ricordate…
L’imperfetto non è l’unico tempo che conosciamo per parlare del passato: c’è anche il passato prossimo: ho cantato, sono andato, abbiamo letto, siete partiti. Quando li usiamo insieme, l’imperfetto indica qualcosa che continua, il passato prossimo indica qualcosa che finisce, che non continua. Fela li ha usati molto bene insieme nella puntata 9 della II serie, mentre era a Venezia. Ve ne ricordate?
Riprendere da Le parole dell’italiano II, 9 la seguente battuta:
FELA: Ho ricevuto la tua mail mentre ci preparavamo a partire.
PICCOLA STORIA DELL'ITALIANO
L’italiano lingua della scienza.
La scienza oggi parla inglese. Fino a qualche secolo fa parlava latino, che era un po’ come l’inglese di allora. Nel XVII secolo, però, come ha detto Fela, il grande scienziato italiano Galileo Galilei ha raccontato al mondo le sue scoperte in italiano. Anche Galileo, all'inizio della sua carriera di professore all'Università di Padova, ha usato il latino per parlare ai suoi studenti, come facevano i suoi colleghi. Poi, però, per comunicare le sue scoperte e le sue idee a più persone, ha cominciato a insegnare e anche a scrivere i suoi trattati scientifici in italiano. In più, quando aveva bisogno di parole nuove per indicare oggetti, fenomeni naturali, strumenti o invenzioni, Galileo non prendeva parole greche o latine, come facevano i suoi colleghi scienziati, ma usava parole italiane semplici e comuni. Il pendolo, che in fisica indica un oggetto solido che appeso a un filo o a un’asta, oscilla a sinistra e a destra se è mosso dall’alto, Galilei lo chiamò così perché è un oggetto che pende; e le macchie solari, quelle zone scure che si vedono se uno prova a guardare il sole, Galileo le chiamò così perché sembrano proprio delle macchie. Una delle sue invenzioni più importanti è lo strumento per osservare le stelle e i pianeti: Galileo non lo ha chiamato con la parola di origine greca telescopio, ma ha preferito la parola cannocchiale, che metteva insieme due parole italiane: canna (cioè 'tubo') e occhiale, che significava 'lente'.
LA BUSSOLA
La condizione dello straniero in Italia.
I rifugiati e il diritto di asilo
Oggi si tende spesso a considerare i migranti tutti allo stesso modo e la figura del rifugiato o del richiedente asilo viene confusa con lo straniero immigrato, come giustamente fa notare Olga nell’intervista al portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Laura Boldrini.
SCENA 8
OLGA: Dal 1998 lei è la portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Ha dunque una lunga esperienza in materia. A volte ho riscontrato che si fa confusione tra immigrati e rifugiati. Qual è la definizione esatta di rifugiato?
BOLDRINI: Olga ha ragione: c’è una netta differenza, per la legge, fra immigrato e rifugiato. Il rifugiato, infatti, è una persona in pericolo, costretta a scappare dal proprio paese perché viene perseguitato a causa della sua razza, o della sua religione, o della sua nazionalità, o per il gruppo sociale a cui appartiene, o per le opinioni politiche che ha, secondo la definizione contenuta nella Convenzione di Ginevra del 1951.
SCENA 8
Quindi, il rifugiato non sceglie di spostarsi alla ricerca di una vita migliore, come l’immigrato, ma è costretto ad abbandonare la sua casa e a trovare protezione fuori dal proprio paese, chiedendo, appunto, asilo in uno Stato diverso dal suo.
In Italia il diritto di asilo è garantito dall’art.10, comma 3, della Costituzione. Per la Costituzione italiana, infatti, lo Stato deve proteggere lo straniero che non può godere nel proprio paese delle libertà fondamentali.
Ma è la legge (legge del 24 luglio 1954 n. 722; art. 1 legge 28 febbraio 1990 n. 39; art. 31 e 32 della legge 30 luglio 2002 n. 189; Decreto legislativo 19.11.2007 n. 251) che ci dice in concreto quali sono i casi in cui uno straniero può ottenere asilo in Italia ed essere, quindi, riconosciuto come rifugiato.
Per ottenere lo status di rifugiato bisogna presentare una domanda con la motivazione e, se possibile, la documentazione delle persecuzioni subite e di quello che potrebbe accadere in caso di rientro nel proprio paese.
La domanda deve essere presentata all'Ufficio di Polizia di Frontiera, al momento dell'ingresso in Italia oppure all’Ufficio Immigrazione della Questura più vicina.
In seguito, la “Commissione per il riconoscimento della protezione internazionale” (istituita con la legge 30 luglio 2002 n. 189, art. 32, comma 1 quater), che e’ presente sul territorio italiano in dieci sedi situate presso le prefetture , valuta se riconoscere lo status di rifugiato oppure quello di persona che ha diritto alla protezione sussidiaria. Sono beneficiari di protezione gli stranieri che non hanno i requisiti per avere lo status di rifugiato ma che rischiano la vita tornando nel proprio paese a causa di conflitti, violenze o violazione dei diritti umani.
Chi ottiene lo status di rifugiato, potrà richiedere il permesso di soggiorno valido per 5 anni; chi ha diritto alla protezione sussidiaria, può avere un permesso valido per 2 anni.
www.unhcr.it
www.interno.it