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Benvenuti in casa Ba - Una radio per amico
Unità 3 - Livello A2
Una struggente e originale dichiarazione d’amore via etere. Salif non si lascia sfuggire l’occasione per far commuovere Olga e ruba il microfono a Daniel Samba, un simpatico camerunense che tiene una trasmissione radiofonica in friulano. Siamo a Udine, una città bellissima in cui la famiglia Ba ha modo di incontrare Max Mauro, un giornalista che si occupa di problemi legati all’immigrazione, e Leo e Gabriela, italiani di origine ma nati in Argentina, che raccontano la loro storia di emigranti “di ritorno”.
SCENA 1 – RADIO ONDE FURLANE SALIF: Voglio dire una cosa, qui da questa radio di Udine: quello che voi italiani desiderate per i vostri figli è lo stesso che noi stranieri vogliamo per i nostri, che non saranno più stranieri ma nuovi cittadini. Io, qui in Italia, ho conosciuto la persona che amo e che ho sposato…
SCENA 2 – PIAZZA LIBERTA’ SALIF: Il Friuli Venezia Giulia è una regione particolare… Trieste è il capoluogo e la città principale della Venezia Giulia, mentre Udine è il cuore del Friuli… OLGA: Questa deve essere la Loggia del Lionello, un monumento importante… in gotico veneziano! ANNA: Guardate! Quello è il famoso castello di Udine? Stavo pensando… stiamo cercando una casa… magari ce lo affittano! FELA: Che bella idea! Non mi piacciono le case piccole! OLGA: Neanche a me, Fela! SALIF: Cercare una casa adatta è anche importante… in fondo siamo in viaggio per questo… a proposito, lo sapete che dal Friuli sono emigrate migliaia di persone verso l’estero, in America, in Germania ma anche in Svizzera. Oggi noi stranieri veniamo qui, nel passato gli italiani andavano all’estero… OLGA: E chissà quanti figli di immigrati tornano a vivere qui… a un certo punto viene la nostalgia per il proprio paese … tu, Anna, ricordi la Croazia? ANNA: Mi ricordo il suono delle campane quando siamo partite. SALIF: Guardate cosa ho comprato. Questo libro si chiama “La mia casa è dove sono felice”, l’ha scritto un giornalista nato in Svizzera da genitori emigranti italiani. Gli ho telefonato… domani lo incontriamo! ANNA: Fela, io invece domani vengo con te a vedere la città! Usciamo insieme! Andiamo al castello? FELA: Sì, ma io faccio il principe! ANNA: Tu? SALIF: Perché no? Diamo a Fela questa possibilità… forse è l’occupazione adatta per lui! OLGA: Non ci sono problemi per domani, ragazzi! il giorno dopo…
SCENA 3 – PARCO PUBBLICO SALIF: Sai, Max, mi chiedo com’è nata l’idea di scrivere un libro così… MAX MAURO: È nato dallo spunto biografico. Io sono nato all’estero, figlio di emigranti italiani in Svizzera, e mi sono interessato proprio ragionando sulla mia famiglia, sulla vita dell’emigrante, e poi guardando gli immigrati, quelli che vengono in Italia oggi… per molti anni ho avuto il desiderio e l’ambizione di mettere a confronto queste due esperienze, cioè l’immigrazione, di chi viene in Italia a sperare fortuna e l’emigrazione di chi è andato all’estero. SALIF: Ma gli emigrati del passato come vedono oggi gli immigrati qui in Italia? MAX: Questo è un punto molto delicato perché l’Italia è stato un paese che ha avuto la più importante storia migratoria nell’Europa nello scorso secolo, quindi ha molti emigranti in giro per il mondo e… tutte le famiglie, in qualche maniera, hanno sentore di questa esperienza. Come si rapportano con l’immigrazione? Ragionando su questa realtà che conosco di più e alcune altre, non sempre bene… dal mio punto di vista quasi perché vuole rimuovere qualcosa che ha vissuto lui e che non sempre è stato positivo… OLGA: Forse perché non si conosce neanche… anche lui è stato un emigrato in un altro paese… così lui stesso è un emigrato in Italia, no? MAX: Ma quello che succede spesso è che, e l’ho visto anche nella mia famiglia, gli aspetti negativi dell’emigrazione vengono rimossi, non vengono raccontati alla famiglia. Quindi, quando tu vedi delle cose brutte nella nuova realtà, non le vuoi riconoscere perché neanche tu le hai ammesse. Però ci sono anche emigrati, illuminati li chiamo, persone che hanno passato delle difficoltà e dicono: “ma quelli che vengono oggi non devono subire quello che abbiamo subito noi… le discriminazioni”, comunque per farvi capire meglio questa realtà, ho combinato un incontro per voi questa sera con Leo e Gabriela. OLGA: Chi sono? MAX: Sono una coppia di origine argentina… emigranti di ritorno… figli di emigranti italiani in Argentina, che sono venuti a cercar fortuna qui in Italia, a ripercorrere i passi dei loro genitori all’incontrario… SALIF: Bene. A proposito, Max, per gli stranieri è facile trovare casa qui a Udine? MAX: Negli ultimi anni è cresciuto soprattutto il fenomeno degli stranieri che comprano attraverso un mutuo, insomma, la casa. Non perché abbiano un progetto di vita lunghissimo qua ma proprio perché le alternative sono molto poche, ecco… OLGA: Beh… tanto Anna e Fela hanno deciso di vivere in un castello! Per quello sono andati a visitarlo! nel frattempo…
SCENA 4 – CASTELLO FELA: Questo castello è del Cinquecento! Forte! ANNA: Sai che prima c’era un castello ancora più antico… ma nel 1511 un terremoto lo ha distrutto… poi hanno costruito questo! E trent’anni fa un altro terremoto lo ha rovinato ancora! FELA: Chissà come vivevano in un castello! Sicuramente facevano molti tornei… ANNA: E molte feste! FELA: Nel mio castello, io vorrei organizzare tante partite di calcetto! ANNA: Io invece tante sfilate di moda! Vieni, saliamo da questa parte! FELA: Che giornata ventosa, oggi! Ricordo che a scuola ci hanno parlato di un libro, Il Castello di Udine… è di Carlo Emilio Gadda, un importante scrittore del Novecento… ANNA: Parla di questo castello? FELA: E chi l’ha letto? ANNA: Hai studiato tanto per l’esame, eh? FELA: Ma certo che ho studiato… mi piace tanto la letteratura italiana! ANNA: Anche a me! FELA: È vero che questo Castello ora è un museo? ANNA: Sì. Entriamo? FELA: Entriamo! nel pomeriggio…
SCENA 5 – BAR SALIF: Così i vostri nonni sono emigrati in Argentina… quando eravate piccoli vi parlavano del Friuli? LEONARDO SABBADINI: Sì, sentivamo abbastanza. Soprattutto fra di loro, poi fra i fratelli, così… e un po’ di idea ci hanno fatto… GABRIELA: Sì, sì. I miei nonni sono andati dopo la guerra. Mia mamma è nata qua, mia nonna è andata un anno dopo e… mio nonno è andato a lavorare, era muratore. A casa loro parlavano sempre il friulano, solo che lui è morto che io ero piccola, se no penso che forse avrei imparato anch’io. OLGA: Ma qual è la vostra lingua madre? GABRIELA: Lo spagnolo. LEO: Lo spagnolo. GABRIELA: Mia nonna e mia mamma hanno sempre parlato il friulano, infatti mio nonno voleva che si parlasse in friulano e poi del Friuli sempre, anche… ci sono i fogolars friulani dove si riuniscono tutti i friulani e allora, diciamo che uno lì un po’ vive quello che ci hanno raccontato, com’è il Friuli, come si viveva qua. SALIF: Voi siete nati in Argentina. Come mai avete deciso di tornare in Italia? Per nostalgia? LEO: Non è stata una decisione così… proprio di tornare. Siamo andati a lavorare in Germania, in un periodo che… io ero senza lavoro, lei aveva lavoro però… è venuta fuori un’opportunità di fare il gelataio e… volevo partire da solo io, per fare un po’ di mesi e dopo tornare con i soldi e andare ad abitare insieme e invece la signorina mi ha detto: “no, vengo anche io”. Non voleva lasciarmi, giusto… e siamo venuti. Siamo andati a lavorare lì, però purtroppo è andata male l’esperienza di lavoro… OLGA: Comunque avete deciso poi di non tornare in Argentina ma venire qui. GABRIELA: Sì. Il posto dove potevamo venire era qua, perché un po’ ci sentivamo non ‘parte’ in quel momento, però conoscevamo un po’ la gente, il modo di vita, dunque… sì, non era un posto così strano per noi. OLGA: E oggi come vi trovate? Vi sentite stranieri o italiani in Italia? LEO: Ma… ormai ci siamo inseriti abbastanza, no? GABRIELA: Sì, sì. La nostalgia sempre c’è, dunque… ci sentiamo un po’… io dico… se adesso torniamo là, rimane una parte nostra qua, perché ormai… ci sentiamo un po’ di qua, no? OLGA: Va bene, però in questo momento qui vi trovate bene! Da quant’è che state qui in Italia? LEO: Cinque anni. OLGA: Cinque anni. Conoscete anche delle altre persone qui, come voi, figli degli altri emigrati? Non lo so… LEO: Se volete approfittare c’è un ragazzo, Daniel Samba, che pur essendo straniero più di noi, ha imparato benissimo l’italiano al punto tale che fa una programmazione in radio anche, è bravissimo! OLGA: Grazie mille, per tutte queste informazioni che per noi sono preziose e per la vostra bella esperienza. Auguri per tutto! LEO: Grazie, anche a voi! GABRIELA: Grazie, altrettanto! il giorno dopo…
SCENA 6 – VIA MERCATOVECCHIO ANNA: Fela… ieri eravamo al castello, oggi mi hai portato a passeggiare in una via che si chiama Mercatovecchio… che buffo… chissà perché… chiediamo a qualcuno? Scusi, signora, mi sa dire perché questa via si chiama ‘Mercatovecchio’? PASSANTE: Sì, questa è una via, ma in realtà nel Duecento era una piazza e si teneva il mercato qui… ANNA: Grazie mille! PASSANTE: Niente! ANNA: A proposito di mercati… io vado in qualche negozio… FELA: E perché? Abbiamo pochi soldi… ANNA: Ma… almeno prendiamo qualcosa da bere? FELA: Sì, ma non seduti al tavolino… costa di più! ANNA: Okay, vado io al bar… FELA: Va bene. ANNA: Eccomi qua. FELA: Finalmente esci dal bar! ANNA: Quando conosco qualcuno mi piace chiacchierare… FELA: Con chi hai fatto amicizia? ANNA: Con la cameriera… non mi ha fatto pagare! FELA: Brava! Cosa hai preso? Che c’è nel calice? ANNA: Allora, nel calice c’è un vino bianco buonissimo… si chiama “friulano” ma una volta si chiamava Tocai! Lo voglio scrivere sul curiosario… dopo averlo assaggiato! FELA: E per me? ANNA: Beh, tu e Salif non bevete, quindi… un’aranciata! FELA: Ma potevi prendere un bicchiere di vetro anche per me! ANNA: Dai… è solo aranciata, va bene così! Mi piace Udine! FELA: Anche a me! Che strana però la lingua che parlano! ANNA: Tieni!
SCENA 7 – RADIO ONDE FRIULANE DANIEL SAMBA: Parla in friulano al microfono e presenta Salif. Adesso, rompiamo il ghiaccio con il primo pezzo… ale regia! E adesso possiamo parlare… un po’ di tutto… SALIF: Come mai parli così bene il friulano? DANIEL: Mah… diciamo che la mia avventura friulana è cominciata cinque anni fa quando arrivai in Friuli e, sai, la vita è quello che è… tra mille difficoltà ho avuto modo di riscontrare questa bellissima lingua… la prima parola che ho sentito in lingua friulana era “misdì” e… vengo dal Camerun, ecco. Misdì in lingua friulana e midi all’en français, ecco… ho fatto questo paragone e pian pianino, anche con una certa predisposizione per le lingue ho cominciato così, mi è venuta spontanea la cosa… SALIF: Ma è stata dura in generale quando sei venuto dal Camerun? DANIEL: Ma… come ogni inizio non deve essere facile… devo ammettere questo, però, diciamo che… con la piena consapevolezza che qui, in Italia, non avevo nessun parente, dovevo in qualche maniera cavarmela da solo, per cui psicologicamente non era un problema, però fisicamente ci ho rimesso abbastanza… SALIF: Ora sei felice? DANIEL: Ma… direi di sì perché qua in Friuli abbiamo tutte le specialità, ecco… abbiamo la polenta… direi che qua non si sta male! E tu ora sei felice? SALIF: Molto. E voglio dimostrartelo. Quando torniamo in onda mi presti un attimo il tuo microfono… SALIF: Voglio dire una cosa, qui da questa radio di Udine: quello che voi italiani desiderate per i vostri figli è lo stesso che noi stranieri vogliamo per i nostri, che non saranno più stranieri ma nuovi cittadini. Io qui in Italia ho conosciuto la persona che amo e che ho sposato… e quando non sei più solo non ti senti più straniero… quando hai qualcuno che ti vuole bene sei a casa… è proprio vero: la mia casa è dove sono felice! Perciò devo dire una cosa: OLGA! TI AMOOO!!!! continua…
SCENA 1 – RADIO ONDE FURLANE SALIF: Voglio dire una cosa, qui da questa radio di Udine: quello che voi italiani desiderate per i vostri figli è lo stesso che noi stranieri vogliamo per i nostri, che non saranno più stranieri ma nuovi cittadini. Io, qui in Italia, ho conosciuto la persona che amo e che ho sposato…
SCENA 2 – PIAZZA LIBERTA’ SALIF: Il Friuli Venezia Giulia è una regione particolare… Trieste è il capoluogo e la città principale della Venezia Giulia, mentre Udine è il cuore del Friuli… OLGA: Questa deve essere la Loggia del Lionello, un monumento importante… in gotico veneziano! ANNA: Guardate! Quello è il famoso castello di Udine? Stavo pensando… stiamo cercando una casa… magari ce lo affittano! FELA: Che bella idea! Non mi piacciono le case piccole! OLGA: Neanche a me, Fela! SALIF: Cercare una casa adatta è anche importante… in fondo siamo in viaggio per questo… a proposito, lo sapete che dal Friuli sono emigrate migliaia di persone verso l’estero, in America, in Germania ma anche in Svizzera. Oggi noi stranieri veniamo qui, nel passato gli italiani andavano all’estero… OLGA: E chissà quanti figli di immigrati tornano a vivere qui… a un certo punto viene la nostalgia per il proprio paese … tu, Anna, ricordi la Croazia? ANNA: Mi ricordo il suono delle campane quando siamo partite. SALIF: Guardate cosa ho comprato. Questo libro si chiama “La mia casa è dove sono felice”, l’ha scritto un giornalista nato in Svizzera da genitori emigranti italiani. Gli ho telefonato… domani lo incontriamo! ANNA: Fela, io invece domani vengo con te a vedere la città! Usciamo insieme! Andiamo al castello? FELA: Sì, ma io faccio il principe! ANNA: Tu? SALIF: Perché no? Diamo a Fela questa possibilità… forse è l’occupazione adatta per lui! OLGA: Non ci sono problemi per domani, ragazzi! il giorno dopo…
SCENA 3 – PARCO PUBBLICO SALIF: Sai, Max, mi chiedo com’è nata l’idea di scrivere un libro così… MAX MAURO: È nato dallo spunto biografico. Io sono nato all’estero, figlio di emigranti italiani in Svizzera, e mi sono interessato proprio ragionando sulla mia famiglia, sulla vita dell’emigrante, e poi guardando gli immigrati, quelli che vengono in Italia oggi… per molti anni ho avuto il desiderio e l’ambizione di mettere a confronto queste due esperienze, cioè l’immigrazione, di chi viene in Italia a sperare fortuna e l’emigrazione di chi è andato all’estero. SALIF: Ma gli emigrati del passato come vedono oggi gli immigrati qui in Italia? MAX: Questo è un punto molto delicato perché l’Italia è stato un paese che ha avuto la più importante storia migratoria nell’Europa nello scorso secolo, quindi ha molti emigranti in giro per il mondo e… tutte le famiglie, in qualche maniera, hanno sentore di questa esperienza. Come si rapportano con l’immigrazione? Ragionando su questa realtà che conosco di più e alcune altre, non sempre bene… dal mio punto di vista quasi perché vuole rimuovere qualcosa che ha vissuto lui e che non sempre è stato positivo… OLGA: Forse perché non si conosce neanche… anche lui è stato un emigrato in un altro paese… così lui stesso è un emigrato in Italia, no? MAX: Ma quello che succede spesso è che, e l’ho visto anche nella mia famiglia, gli aspetti negativi dell’emigrazione vengono rimossi, non vengono raccontati alla famiglia. Quindi, quando tu vedi delle cose brutte nella nuova realtà, non le vuoi riconoscere perché neanche tu le hai ammesse. Però ci sono anche emigrati, illuminati li chiamo, persone che hanno passato delle difficoltà e dicono: “ma quelli che vengono oggi non devono subire quello che abbiamo subito noi… le discriminazioni”, comunque per farvi capire meglio questa realtà, ho combinato un incontro per voi questa sera con Leo e Gabriela. OLGA: Chi sono? MAX: Sono una coppia di origine argentina… emigranti di ritorno… figli di emigranti italiani in Argentina, che sono venuti a cercar fortuna qui in Italia, a ripercorrere i passi dei loro genitori all’incontrario… SALIF: Bene. A proposito, Max, per gli stranieri è facile trovare casa qui a Udine? MAX: Negli ultimi anni è cresciuto soprattutto il fenomeno degli stranieri che comprano attraverso un mutuo, insomma, la casa. Non perché abbiano un progetto di vita lunghissimo qua ma proprio perché le alternative sono molto poche, ecco… OLGA: Beh… tanto Anna e Fela hanno deciso di vivere in un castello! Per quello sono andati a visitarlo! nel frattempo…
SCENA 4 – CASTELLO FELA: Questo castello è del Cinquecento! Forte! ANNA: Sai che prima c’era un castello ancora più antico… ma nel 1511 un terremoto lo ha distrutto… poi hanno costruito questo! E trent’anni fa un altro terremoto lo ha rovinato ancora! FELA: Chissà come vivevano in un castello! Sicuramente facevano molti tornei… ANNA: E molte feste! FELA: Nel mio castello, io vorrei organizzare tante partite di calcetto! ANNA: Io invece tante sfilate di moda! Vieni, saliamo da questa parte! FELA: Che giornata ventosa, oggi! Ricordo che a scuola ci hanno parlato di un libro, Il Castello di Udine… è di Carlo Emilio Gadda, un importante scrittore del Novecento… ANNA: Parla di questo castello? FELA: E chi l’ha letto? ANNA: Hai studiato tanto per l’esame, eh? FELA: Ma certo che ho studiato… mi piace tanto la letteratura italiana! ANNA: Anche a me! FELA: È vero che questo Castello ora è un museo? ANNA: Sì. Entriamo? FELA: Entriamo! nel pomeriggio…
SCENA 5 – BAR SALIF: Così i vostri nonni sono emigrati in Argentina… quando eravate piccoli vi parlavano del Friuli? LEONARDO SABBADINI: Sì, sentivamo abbastanza. Soprattutto fra di loro, poi fra i fratelli, così… e un po’ di idea ci hanno fatto… GABRIELA: Sì, sì. I miei nonni sono andati dopo la guerra. Mia mamma è nata qua, mia nonna è andata un anno dopo e… mio nonno è andato a lavorare, era muratore. A casa loro parlavano sempre il friulano, solo che lui è morto che io ero piccola, se no penso che forse avrei imparato anch’io. OLGA: Ma qual è la vostra lingua madre? GABRIELA: Lo spagnolo. LEO: Lo spagnolo. GABRIELA: Mia nonna e mia mamma hanno sempre parlato il friulano, infatti mio nonno voleva che si parlasse in friulano e poi del Friuli sempre, anche… ci sono i fogolars friulani dove si riuniscono tutti i friulani e allora, diciamo che uno lì un po’ vive quello che ci hanno raccontato, com’è il Friuli, come si viveva qua. SALIF: Voi siete nati in Argentina. Come mai avete deciso di tornare in Italia? Per nostalgia? LEO: Non è stata una decisione così… proprio di tornare. Siamo andati a lavorare in Germania, in un periodo che… io ero senza lavoro, lei aveva lavoro però… è venuta fuori un’opportunità di fare il gelataio e… volevo partire da solo io, per fare un po’ di mesi e dopo tornare con i soldi e andare ad abitare insieme e invece la signorina mi ha detto: “no, vengo anche io”. Non voleva lasciarmi, giusto… e siamo venuti. Siamo andati a lavorare lì, però purtroppo è andata male l’esperienza di lavoro… OLGA: Comunque avete deciso poi di non tornare in Argentina ma venire qui. GABRIELA: Sì. Il posto dove potevamo venire era qua, perché un po’ ci sentivamo non ‘parte’ in quel momento, però conoscevamo un po’ la gente, il modo di vita, dunque… sì, non era un posto così strano per noi. OLGA: E oggi come vi trovate? Vi sentite stranieri o italiani in Italia? LEO: Ma… ormai ci siamo inseriti abbastanza, no? GABRIELA: Sì, sì. La nostalgia sempre c’è, dunque… ci sentiamo un po’… io dico… se adesso torniamo là, rimane una parte nostra qua, perché ormai… ci sentiamo un po’ di qua, no? OLGA: Va bene, però in questo momento qui vi trovate bene! Da quant’è che state qui in Italia? LEO: Cinque anni. OLGA: Cinque anni. Conoscete anche delle altre persone qui, come voi, figli degli altri emigrati? Non lo so… LEO: Se volete approfittare c’è un ragazzo, Daniel Samba, che pur essendo straniero più di noi, ha imparato benissimo l’italiano al punto tale che fa una programmazione in radio anche, è bravissimo! OLGA: Grazie mille, per tutte queste informazioni che per noi sono preziose e per la vostra bella esperienza. Auguri per tutto! LEO: Grazie, anche a voi! GABRIELA: Grazie, altrettanto! il giorno dopo…
SCENA 6 – VIA MERCATOVECCHIO ANNA: Fela… ieri eravamo al castello, oggi mi hai portato a passeggiare in una via che si chiama Mercatovecchio… che buffo… chissà perché… chiediamo a qualcuno? Scusi, signora, mi sa dire perché questa via si chiama ‘Mercatovecchio’? PASSANTE: Sì, questa è una via, ma in realtà nel Duecento era una piazza e si teneva il mercato qui… ANNA: Grazie mille! PASSANTE: Niente! ANNA: A proposito di mercati… io vado in qualche negozio… FELA: E perché? Abbiamo pochi soldi… ANNA: Ma… almeno prendiamo qualcosa da bere? FELA: Sì, ma non seduti al tavolino… costa di più! ANNA: Okay, vado io al bar… FELA: Va bene. ANNA: Eccomi qua. FELA: Finalmente esci dal bar! ANNA: Quando conosco qualcuno mi piace chiacchierare… FELA: Con chi hai fatto amicizia? ANNA: Con la cameriera… non mi ha fatto pagare! FELA: Brava! Cosa hai preso? Che c’è nel calice? ANNA: Allora, nel calice c’è un vino bianco buonissimo… si chiama “friulano” ma una volta si chiamava Tocai! Lo voglio scrivere sul curiosario… dopo averlo assaggiato! FELA: E per me? ANNA: Beh, tu e Salif non bevete, quindi… un’aranciata! FELA: Ma potevi prendere un bicchiere di vetro anche per me! ANNA: Dai… è solo aranciata, va bene così! Mi piace Udine! FELA: Anche a me! Che strana però la lingua che parlano! ANNA: Tieni!
SCENA 7 – RADIO ONDE FRIULANE DANIEL SAMBA: Parla in friulano al microfono e presenta Salif. Adesso, rompiamo il ghiaccio con il primo pezzo… ale regia! E adesso possiamo parlare… un po’ di tutto… SALIF: Come mai parli così bene il friulano? DANIEL: Mah… diciamo che la mia avventura friulana è cominciata cinque anni fa quando arrivai in Friuli e, sai, la vita è quello che è… tra mille difficoltà ho avuto modo di riscontrare questa bellissima lingua… la prima parola che ho sentito in lingua friulana era “misdì” e… vengo dal Camerun, ecco. Misdì in lingua friulana e midi all’en français, ecco… ho fatto questo paragone e pian pianino, anche con una certa predisposizione per le lingue ho cominciato così, mi è venuta spontanea la cosa… SALIF: Ma è stata dura in generale quando sei venuto dal Camerun? DANIEL: Ma… come ogni inizio non deve essere facile… devo ammettere questo, però, diciamo che… con la piena consapevolezza che qui, in Italia, non avevo nessun parente, dovevo in qualche maniera cavarmela da solo, per cui psicologicamente non era un problema, però fisicamente ci ho rimesso abbastanza… SALIF: Ora sei felice? DANIEL: Ma… direi di sì perché qua in Friuli abbiamo tutte le specialità, ecco… abbiamo la polenta… direi che qua non si sta male! E tu ora sei felice? SALIF: Molto. E voglio dimostrartelo. Quando torniamo in onda mi presti un attimo il tuo microfono… SALIF: Voglio dire una cosa, qui da questa radio di Udine: quello che voi italiani desiderate per i vostri figli è lo stesso che noi stranieri vogliamo per i nostri, che non saranno più stranieri ma nuovi cittadini. Io qui in Italia ho conosciuto la persona che amo e che ho sposato… e quando non sei più solo non ti senti più straniero… quando hai qualcuno che ti vuole bene sei a casa… è proprio vero: la mia casa è dove sono felice! Perciò devo dire una cosa: OLGA! TI AMOOO!!!! continua…