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Giordano Bruno e Caravaggio, tra luci e ombre
Un racconto di Giulietta Ottaviano
Chi era Giordano Bruno ?I filosofi sono in qualche modo pittori e poeti; i poeti son pittori e filosofi; i pittori son filosofi e poeti. Donde i veri poeti, i veri pittori e i veri filosofi, si prediligono l’un l’altro e si ammirano vicendevolmente
Giordano Bruno, 1583
Nato a Nola (Campania), appena diciassettenne, Filippo Bruno veste l’abito domenicano a Napoli e prende il nome di Giordano. Sacerdote nel 1572, tre anni dopo dottore in teologia, Bruno, animato da un’insaziabile passione per lo studio, diviene in breve tempo uno dei più brillanti intellettuali d’Europa. Ma l'amore per la verità lo pone inevitabilmente in contrasto con la cultura dogmatica del tempo, un pensiero oscurantista e retrivo di cui sarà lui stesso vittima.
Bruno inizia così un lungo peregrinare e da Napoli, dove si è aperto un processo a suo carico per eresia, approda a Roma.
Successivamente a Londra, Bruno incontra la regina Elisabetta e scrive alcune tra le sue opere più importanti sulla difesa dell’eliocentrismo di Nicolò Copernico (1473-1543) e sulla teoria dell'universo infinito, composto da innumerevoli mondi (La cena delle ceneri, De l’infinito universo et mondi, Lo spaccio della bestia trionfante, 1584; Degli eroici furori, 1585).A Roma, nel 1576, abbandona l’abito domenicano e fugge verso il Nord d'Italia. Insegna astronomia in Liguria, pubblica i suoi primi libri a Venezia, poi a Ginevra aderisce al calvinismo e infine, a Tolosa, l'università gli conferisce la cattedra di filosofia
Scatenate così le ire dei teologi di Oxford, Bruno scappa in Francia e poi in Germania (Praga, Helmstedt, Francoforte) dove, malgrado la forte opposizione dei calvinisti, insegna a Wittenberg.
Infine, Bruno giunge a Venezia, invitato dal nobile Giovanni Mocenigo che spera di apprendere dal filosofo l’arte della memoria, quella “mnemotecnica” di cui il nolano era maestro.
L’anno successivo, nel 1593, Bruno viene estradato a Roma: inizia un processo che durerà sette anni dove Bruno, in lunghi interrogatori e probabilmente anche torture, difende tenacemente le sue tesi.Ma nel maggio 1592, Mocenigo consegna all’Inquisitore di Venezia un’accusa di eresia nei confronti di Bruno, che viene subito arrestato
"Eretico formale, impenitente e pertinace”, il tribunale del Santo Uffizio lo condanna alla pena capitale, i suoi libri sono messi all’Indice e buttati al rogo. Giordano Bruno è arso vivo a Campo de’ Fiori, il 17 febbraio 1600
Ettore Ferrari, Monumento a Giordano Bruno, 1889, Campo de' Fiori, Roma
Caravaggio arrivava a Roma nel 1593, lo stesso anno in cui Bruno veniva estradato da Venezia. Il pittore lombardo, poco più che ventenne, sotto la protezione del cardinale Francesco Maria del Monte (I Caravaggio di Scipione Borghese), nel giro di sette anni, realizza da prima opere private, "quadri da stanza" con scene di genere e figure, poi arriva alla committenza pubblica con le grandi pale d'altare per cappelle principesche (Claudio Strinati racconta Caravaggio).
Nel 1606, accusato di omicidio, Caravaggio è costretto a fuggire da Roma e comincia una latitanza tra Napoli, Siracusa e Malta, che si concluderà con la morte dell’artista nel luglio del 1610.La prorompente carica innovativa di Caravaggio, costituisce un fondamentale momento di rottura con la pittura tradizionale romana, Tardo Manierista, di fine Cinquecento
Caravaggio, Bacchino malato, 1693-'94, olio su tela, 67x53cm., Galleria Borghese, Roma
A Roma, Caravaggio frequentava luoghi di pittori e mercanti d'arte, era un tipo violento, ma era anche un grandissimo pittore che tutti guardavano con grande interesse (Caravaggio e la sua "cerchia"). Dal 1596 circa, l'artista frequentava il cenacolo di Del Monte, amico e stimatore di Galileo Galilei (1564-1642), Tommaso Campanella (1568-1639) e forse, anche di Giordano Bruno del quale, sicuramente, si parlava in merito alla sua detenzione in carcere. Del Monte infatti, era amico di un altro personaggio chiave dell'affaire Bruno, il cardinale e teologo Roberto Bellarmino (1542-1621), lo stesso che, nel 1599, sottoponeva al filosofo di Nola le otto proposizioni eretiche che, se abiurava in toto, gli avrebbero salvato la vita. Alla fine, Bruno rinnegò solo sei delle otto proposizioni.
Sicuramente, Caravaggio e Bruno non si sono mai incontrati, il filosofo non vide le opere rivoluzionarie dell’artista, non conobbe la sua condotta anticonformista e tanto meno. i suoi dipinti “indecorosi” che riempivano le cronache romane. È invece probabile che Caravaggio abbia conosciuto la vicenda di Bruno attraverso il dotto cardinal del Monte, il quale, in qualche misura, poteva aver insinuato nella mente del pittore le tesi "eretiche" del nolano.Fermo nelle sue idee, affrontò la feroce morte al rogo, come un anno prima, capitava a Beatrice Cenci, accusata di parricidio. Da documenti d'epoca, sappiamo che all'esecuzione di Bruno erano presenti Orazio Gentileschi e Caravaggio
Nella Roma reazionaria e controriformista di quegli anni, il filosofo con le parole e il pittore coi dipinti, si fecero promotori e interpreti di una proposta di rinnovamento che poneva la sfida della verità come scoperta. Ma dove ricercare questa similitudine tra pittore e filosofo?
Secondo il filosofo non si può parlare di conoscenza se manca il riconoscimento, cioè la visione esatta della cosa che si vuole conoscere. Dunque, il significato dell’esistenza giunge anzitutto attraverso l’immagine visibile del mondo che, se non ancor manifesta e invisibile perché profonda, anima comunque la sensibilità umana.L’unica vera conoscenza è quella che procede per immagini. Comprendere o è fantasia, o non esiste senza fantasia. Pensatore è colui che dipinge o scolpisce immagini nella fantasia e pensatore, poeta e artista sono una cosa sola
Giordano Bruno
Caravaggio, Suonatore di liuto, 1695-'96, olio su tela, 94×119cm., Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo
La realtà non è altro che l’immagine del principio interno, un'ombra che l’artista riproduce rendendo tangibile e "vero" il mondo sensibile attraverso l'atto creativo.
Caravaggio nelle sue tele dei primi anni romani, soprattutto quelle per il cardinal Del Monte, indirizza fin da subito la su ricerca pittorica verso quei rapporti di luce e ombra che rendono palpabile e vera l'immagine e che, dal periodo napoletano in poi, diventeranno sempre più drammatici (Caravaggio: Il Martirio di Sant'Orsola).
E’ oggi opinione ormai diffusa tra gli studiosi che la rivoluzione di Caravaggio sia stata mossa da queste idee scientifiche e filosofiche rivoluzionarie: dallo spazio finito della prospettiva rinascimentale che rispondeva al sistema tolemaico a quello infinito introdotto da Bruno e della scienza empirica moderna.Allo spazio del Rinascimento, geometricamente definito da leggi prospettiche e spiegato da una luce omogenea, chiara e diurna, Caravaggio sostituisce il buio dello sfondo, un'oscurità che non lascia intravedere fine e dalla quale emergono i corpi in luce
Per Caravaggio, quell'ombra buia, quell'infinito spaziale, è la materia prima che precede la conoscenza, una rivelazione che arriva con la luce, una luce che satura il colore e fa vivere l'immagine nella sua concretezza e realtà.L'infinito dunque, corrispondente al nero e al buio, è una dimensione sconosciuta, ma carica di potenzialità non ancora misurabili
Così operando, Caravaggio non dipinge la realtà, ma pian piano la scopre, compiendo un processo analogo a quello di scoperta della verità del mondo che la filosofia di Bruno opponeva al sapere precostituito.
APPROFONDIMENTO
Il processo a Giordano Bruno
La metafisica dell'ombra e il simbolismo dell'immagine
Nuccio Ordine. Una religione civile contro il fanatismo
Umberto Eco. Il pensiero nel XVII secolo
Materia: Filosofia e Storia dell'Arte
Destinatari: studenti del IV e del V anno del liceo
Professoressa: Giulietta Ottaviano