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Leonardo da Vinci: la vita

La biografia del genio del Rinascimento

Vasari descrive Leonardo come un personaggio a tratti ambiguo e dalla carriera difficile da circoscrivere. Ne vanta le molte qualità, non solo intellettive ma anche fisiche e caratteriali. Pare infatti fosse di bell’aspetto, molto gentile, e che per questo motivo gli fosse facile farsi diversi amici. La sua bella presenza, però, gli fu probabilmente anche d’ostacolo suscitando le invidie di chi si aspettava un uomo consumato dalla propria dedizione agli studi.

Leonardo affonda il proprio interesse in tutte le branche del sapere come se avesse un tempo limitato (non è così – morirà ultrasessantenne). In ciascun campo della scienza o della tecnica inventa qualcosa, ma è straordinariamente in anticipo coi tempi e molti dei progetti da lui disegnati non vedranno la luce. Anche disegnare, per Leonardo, è un modo di capire – la sua arte è uno strumento di investigazione scientifica e filosofica. È letteralmente incapace di soffermarsi su di una sola attività, ha troppi interessi e passa da uno all’altro in continuazione. È ricco di sentimenti opposti e inclinazioni contrarie – passa dalla futilità all’estrema serietà, dall’ostinazione all’incostanza, dalla propensione alla solitudine alle feste mondane. Leonardo sembra essere tutto e il contrario di tutto. È sicuramente un uomo ambizioso – è uno dei primi (se non il primo) artisti che cerca di elevarsi dalla classe sociale cui appartiene per fare una vita da signore, e rivendica per sé una posizione cui i suoi colleghi non osano neanche aspirare. Nonostante l’enorme fama che il suo nome ha guadagnato nei secoli,
Leonardo è uno degli artisti meno fecondi del suo tempo: produce meno di quindici quadri, di cui alcuni incompiuti e altri non interamente dipinti da lui. La mole di taccuini, appunti e schizzi che ci ha lasciato è, invece, impressionante. Inizia a scrivere i suoi taccuini intorno ai 30 anni, ma non vi scrive mai di sé, non si racconta – sono invece una specie di enorme enciclopedia del sapere, in cui non vi è annotato quasi nulla che sfiori questioni personali.

LA FAMIGLIA 1452 – nasce Leonardo.

È il figlio illegittimo del notaio Ser Piero da Vinci e di una certa Caterina, della quale sappiamo poco. I due non si sposano, al contrario Ser Piero convola quasi subito a nozze con una giovane della borghesia fiorentina e la stessa Caterina riesce a sposarsi pochi mesi dopo aver partorito Leonardo, pur avendo già 22 anni. L’infanzia in casa dei nonni - Ser Piero e la moglie non ci sono quasi mai, lui sta costruendo la sua carriera fiorentina e torna sporadicamente a Vinci (per le feste, occasioni importanti e in estate per fuggire al caldo cittadino). Leonardo e la famiglia si trasferiranno definitivamente a Firenze, lasciando il piccolo borgo di Vinci, solo durante l’adolescenza dell’artista. Intanto, però, è con il fratello minore di Ser Piero, Francesco, che Leonardo bambino probabilmente passa la maggior parte del tempo. Lo zio Francesco vive coi genitori e ha solo 16 anni in più di Leonardo. Francesco disdegna la pratica notarile e ama invece prendersi cura dei loro terreni, la campagna – è un uomo contemplativo e Leonardo prende da lui la grande curiosità per la natura. Ama talmente la natura e gli animali da diventare vegetariano. Il rapporto con lo zio rimarrà stretto per tutta la vita, tanto che alla sua morte Francesco lascerà la sua eredità a Leonardo, e non ai nipoti legittimi. Le prospettive di un figlio illegittimo – non gli è concesso seguire le orme del padre nella carriera notarile così come non può fare il medico o lo speziale o frequentare l’università. La carriera delle arti è ancora considerata “disonorevole” per un figlio della borghesia, ma Ser Piero non si oppone alla vocazione di Leonardo perché, in quanto figlio naturale, non sono molte le alternative a sua disposizione. Anzi, pare sia lo stesso Ser Piero a portare i primi schizzi del figlio a Verrocchio, suo amico, per farglieli “valutare” ... e il maestro, accetta il ragazzo come apprendista.

LA BOTTEGA DEL VERROCCHIO

All’arrivo, da giovane adolescente, nella bottega del Verrocchio, Leonardo possiede un’educazione artistica e culturale leggermente inferiore a quella degli altri apprendisti – viene dalla campagna, del resto, e a Vinci di arte da ammirare e da cui imparare ce n’era poca. Anche nei suoi appunti, Leonardo non parla quasi mai degli artisti che con lui frequentano la bottega – ma sembra che quello con cui vada più d’accordo sia Botticelli. Anche se Leonardo più che con gli scherzi (come Botticelli) ama cimentarsi in giochi di magia e indovinelli. Verrocchio – per Leonardo è una sorta di padre spirituale. Verrocchio ha soli 17 anni in più di lui, dunque è un maestro 31enne, un uomo già solido e maturo per la sua età. Un’esperienza drammatica lo aveva segnato nell’adolescenza: giocando con degli amici a tirare pietre, colpì per sbaglio alla testa un ragazzo quattordicenne che morì poco dopo. Fu accusato d’omicidio e poi rilasciato. L’installazione della palla bronzea sulla lanterna del Duomo, poi, è un’impresa che segna Leonardo – è un avvenimento notevole, spettacolare ed è la prima volta che il nostro artista “respira il profumo della gloria”. Verrocchio, per Leonardo, rappresenta un’autorità paterna stabile e rassicurante - tant’è che l’artista non vi si sottrae per parecchio tempo. Leonardo sarà l’unico degli allievi del Verrocchio ad ereditarne la polivalenza. Il suo periodo fiorentino non è, comunque, del tutto pacifico – Leonardo è un giovane uomo che cerca, a volte angosciosamente, il proprio posto nel mondo. Ama i periodi che trascorre a Vinci, ma sono brevi. Firenze intanto pullula di feste, giostre e tornei ... e Leonardo vi si lascia trascinare.

L’ACCUSA DI SODOMIA 1473 

Leonardo ha circa 24 anni e viene anonimamente accusato insieme ad altri tre giovani di sodomia attiva nei confronti di un apprendista orafo diciassettenne, noto per prostituirsi. La pena sarebbe la morte sul rogo, ma la causa si chiude per insufficienza di prove. È probabile che, poiché uno dei ragazzi coinvolti era un Tornabuoni, Lorenzo de Medici abbia esercitato qualche pressione sui giudici per chiudere la faccenda senza clamori. Nonostante si concluda con l’assoluzione, la vicenda scuote particolarmente Leonardo, che forse passa anche qualche notte in cella – gli rimane la paura, la vergogna, il fastidio di essere al centro delle chiacchiere di paese. Il rapporto con Salaì - nel 1490 Leonardo prende con sé un ragazzino di 10 anni, Giacomo; non è chiaro a che titolo, ma probabilmente come servitore. Il suo arrivo in casa comunque sconvolge la vita quotidiana di Leonardo e il pittore vi si affeziona enormemente (lo porterà con sé ovunque nei suoi vari spostamenti e lo includerà nel suo testamento). Presto gli affibbia il soprannome di Salaì (da Saladino – con cui in Toscana s’intendeva indicare uno spirito maligno o un essere demoniaco), considerati i numerosi guai in cui si caccia e la condotta indisciplinata (ruba, mente ecc.). Leonardo pare perdonargli tutto, grazie alla sua eccezionale bellezza.

L’INDIPENDENZA DA VERROCCHIO

Dopo l’accusa di sodomia, sembra che Leonardo si dedichi quasi esclusivamente alla sua arte. Ha venticinque anni e il suo stile è molto maturato. Lo scopo di Leonardo è di rappresentare e scatenare un emozione. Inizia a staccarsi dalla bottega del Verrocchio, ma lo fa gradualmente - non è tipo da fare colpi di testa e le sue finanze non gli permettono subito di rendersi indipendente. Pare che riesca ad andarsene ed aprire una bottega tutta sua intorno al 1479.

MILANO

Leonardo arriva a Milano quando ha circa trent’anni e qui frequenta molto l’ambiente musicale della città. È sotto la protezione di Ludovico il Moro, duca di Milano. Un uomo decisamente meno crudele del defunto Galeazzo, anch’egli amante delle belle donne – è intelligente (anche se superstizioso), ambizioso, ama il rischio, ma non sempre intravede i pericoli. Ha una personalità a tratti ambigua e scostante. Tra Ludovico il Moro e Leonardo i rapporti non saranno sempre del tutto pacifici – il duca lo minaccia più di una volta di sostituirlo nella sua posizione di “protetto” con altri pittori ... semplicemente perché Leonardo chiede conto dei ritardi nei pagamenti, ma i forzieri di Milano sono spesso semi-vuoti. A Milano Leonardo si trova meglio che a Firenze (una città che non ha saputo capirlo) e non soffre di nostalgia, tanto che vi resta 17/18 anni circa. Qui sarà poi costretto a riprendere a dipingere per guadagnarsi da vivere perché i suoi progetti di ingegneria militare non hanno successo. Una confraternita gli commissiona quello che poi sarà uno dei suoi dipinti di maggior successo, “La Vergine delle Rocce”. In questo stesso periodo fa amicizia con il Bramante, che essendo più rivolto all’architettura, non lo impensierisce come rivale. Con l’arrivo della peste (1484) Leonardo concentra parte dei suoi studi sull’igiene e l’urbanistica – inizia a progettare una “città ideale”, ma i suoi studi rimangono probabilmente personali. Per ingraziarsi il Moro (e ci riesce) dipinge invece la sua amante in un ritratto diventato famoso col nome della “Dama con l’ermellino”.

1495, Ludovico il Moro gli commissiona il CENACOLO per il refettorio di Santa Maria delle Grazie ed è forse l’opera in cui Leonardo riesce ad esprimere al meglio il proprio sentimento religioso. In quella che è una delle sue opere più famose, Leonardo usa la pittura per rendere il dramma, il racconto attraverso i gesti, le fisionomie e gli atteggiamenti dei personaggi. Dipinge un tema che gli sta a cuore: la purezza (del Cristo Salvatore) opposta alla bassezza e alla cattiveria degli uomini (col tradimento di Giuda). Lo concluderà nel corso di due o tre anni di lavoro.

SUL GENIO DI LEONARDO

Leonardo non ha solo uno sguardo estremamente curioso verso la realtà tutta che lo circonda, ma usa tutti i sensi a sua disposizione e li allena. Allena il corpo con quotidiani esercizi fisici, allena la mente con esercizi mnemonici. Va sottolineato come Leonardo non abbia mai avuto la possibilità di seguire corsi di studio – perciò tutto quello che impara e comprende lo deve agli incontri che fa, alla sua capacità di osservazione, di ascolto e alla lettura. Leonardo è senza dubbio un “bulimico culturale” – si definisce uomo “sanza lettere” ma possiede più volumi lui di molti eruditi del suo tempo. E non smette mai di studiare: a quarant’anni impara il latino e lo fa essenzialmente per poter leggere autonomamente tutti i testi degli antichi. Sull’ossessione per il volo – è un progetto che lo appassiona da sempre, si sente predestinato al volo (anche per via di un sogno fatto da bambino che non dimenticherà mai). Probabilmente riesce anche a costruire delle piccole macchine effettivamente capaci di librarsi in volo, ma quello che sogna è di adattarle al peso dell’uomo. Non vi riuscirà mai, ma non smetterà di provarci.

LA RELIGIONE

Leonardo pone sempre al centro dei suoi studi l’uomo – afferma che “l’uomo è il modello del mondo” e comincia a pensare che la terra sia fatta ad immagine dell’uomo stesso. Di fatto, è anticlericale e non praticante (critica la vendita delle indulgenze, l’obbligo alla confessione, il culto dei santi ecc.), ma le sue posizioni non sembrano sfociare mai in un vero e proprio ateismo e la sua arte rimane comunque profondamente “religiosa”. Non va infatti dimenticata l’enorme forza di gravità della tradizione a quell’epoca: anche se Leonardo non era particolarmente religioso conosceva assai bene i Vangeli e la teologia. Tutti gli artisti conoscevano la religione cristiana molto più delle comuni persone poiché la maggior parte delle commissioni proveniva dalla Chiesa la quale non si accontentava di interpretazioni banali dei fatti di fede. La sfida, per gli artisti, era trovare un modo nuovo, affascinante e aderente alle Scritture di narrare la fede cristiana. Tra i più cari amici di Leonardo vi era inoltre proprio un frate francescano, Luca Pacioli, conosciuto durante la sua permanenza a Milano. Pacioli stimolò la curiosità di Leonardo in molto ambiti, specialmente in quello matematico. Per Pacioli, al quale si deve la nascita della moderna matematica finanziaria, Leonardo da Vinci disegnò le figure geometriche per il libro Divina Proportione, un’opera di grande importanza nella storia della matematica. Esiste anche un ritratto di Luca Pacioli in un quadro di incerta attribuzione che pur non raffigurando esplicitamente Leonardo da Vinci ne fa intuire la presenza introducendoci in un affascinante mondo fatto di citazioni ed enigmi ancora da risolvere Vasari racconta che verso la fine della sua vita Leonardo si è avvicinato alla fede, religione tanto che lascia precise disposizioni testamentarie per il suo funerale e le messe da celebrare per lui. A questo proposito, alcuni esperti hanno affermato che questo percorso interiore che porta Leonardo a cercare l’Eucaristia è assolutamente comprensibile poiché l’artista era vissuto immerso nel cristianesimo.

IN GIRO PER LA PENISOLA ITALICA

Leonardo, dopo aver finito il Cenacolo, sembra essere in stato di grazia: guadagna bene, ha lavoro e Ludovico il Moro gli ha concesso un terreno fuori città dove pensa di costruire una casa. Ma la situazione cambia quando Luigi XII di Francia minaccia lo stato milanese e il 14 settembre 1499 riesce ad entrare trionfalmente in città, dove viene accolto in realtà come “liberatore”. Leonardo, a differenza di molti cortigiani del Moro, non fugge subito. Aspetterà fino agli ultimi giorni dell’anno per mettersi definitivamente in viaggio e abbandonare il ducato di Milano. Inizia un periodo di frequenti spostamenti, in cui Leonardo è guidato essenzialmente dalla necessità di trovarsi un nuovo protettore. Nel 1502 sembra averlo trovato - diventa ingegnere militare al soldo di Cesare Borgia. I due hanno molto più in comune di quanto possa sembrare: sono entrambi figli illegittimi, molto intelligenti e pieni di energie da spendere. Incontra Machiavelli, che fa parte del seguito di Borgia, e pare mantenga con lui un rapporto stretto. Non sappiamo, però, cosa pensi Leonardo delle crudeltà e della violenza perpetrata dal suo protettore, né conosciamo i motivi per cui lo lascia dopo solo un anno di “servizio”. Torna a Firenze, dove gli viene commissionato dalla Signoria di dipingere un’opera di venti metri per otto circa: “Battaglia d’Anghiari” (a cui lavora 3 anni e non concluderà mai). L’opera dovrebbe andare ad adornare la Sala del Consiglio e probabilmente Leonardo crede che lavorerà anche alle altri pareti da solo, ma ben presto scopre che la parete di fronte alla sua è stata affidata a Michelangelo. Michelangelo ha 29 anni e non potrebbe essere più diverso da Leonardo. In pratica i due, anche se si stimano sinceramente a livello professionale, si detestano.

I FRANCESI E GLI ULTIMI ANNI DI VITA

Tra 1503 e 1506 Leonardo dipinge il suo quadro più famoso, La Gioconda. Il soggetto potrebbe essere una donna di circa 27 anni, moglie di tale Francesco del Giocondo ma sull’identità della modella non ci sono certezze. Alcuni immaginano sia il ritratto dell’amante prediletta di Giuliano de’ Medici duca di Nemours (figlio di Lorenzo il Magnifico), altri che rappresenti la madre del pittore, Caterina. Leonardo non concluderà mai l’opera e non la consegnerà mai al committente, portandola con sé in Francia e custodendola fino alla sua morte. Sempre in questo periodo conosce un quindicenne aristocratico e di bell’aspetto, Francesco Melzi, col quale stringe un rapporto che diventerà anche di lavoro. Il ragazzo, infatti, dopo aver conosciuto Leonardo decide di dedicarsi alla pittura e di seguirlo come suo allievo – molto probabilmente la cosa non va a genio al sempre presente Salaì ma, ad ogni modo, Francesco rimarrà con il maestro fino alla fine. Nel frattempo i francesi in Italia sono in difficoltà, sotto gli attacchi di papa Giulio II. Nel 1513 evacuano la Lombardia e Leonardo va di nuovo in cerca di un protettore. Viene invitato a Roma da Giuliano de Medici duca di Nemours. Ma lì le cose non gli vanno bene, la sua fama va scemando, Roma è una città ricca di vizi e che l’artista non ama molto ... da qui in avanti non produrrà più alcuna opera. Tra l’altro, accusato di occuparsi di negromanzia, gli viene vietato di portare avanti i suoi studi di anatomia. Alla morte del suo protettore Giuliano, finalmente si decide a varcare le Alpi per trasferirsi in Francia – è il 1516 o 1517. Al servizio di re Francesco I di Francia, Leonardo ha decisamente una vita migliore, è alloggiato in un piccolo castello e stimato dai francesi. Non dipinge più, anche per colpa di una paralisi che ha colpito il suo braccio. Francesco I ama discorrere con lui, lo reputa un uomo saggio. Leonardo è la gemma della sua corte e lo rimarrà fino alla morte, che coglie l’artista a sessantasette anni, il 2 maggio 1519.