Rai Scuola

La Barcaccia: Pietro o Gian Lorenzo?

Il restauro della fontana di Piazza di Spagna

La Barcaccia ricalca le forme delle imbarcazioni tipiche di Roma, quelle che percorrevano il Tevere con le derrate alimentari, che avevano i bordi molto bassi e quindi era facile far ruzzolare le cisterne e le botti del vino. Da questo deriva il nome Barcaccia poiché non era proprio una bella imbarcazione
Anna Maria Cerioni

In occasione del restauro della fontana Barcaccia, Anna Maria Cerioni, responsabile del servizio restauri della Sovraintendenza capitolina ai Beni Culturali, racconta la storia dell'ultimo restauro avvenuto tra il 2013 e il 2014, reso indispensabile dopo l'ultimo intervento di ripulitura del 1993.
La splendida fontana di Piazza di Spagna, commissionata da papa Urbano VIII tra il 1627 ed 1629 alla bottega dei Bernini, è considerata dalla Sovrintendenza capitolina e dalla studiosa qui intervistata, opera del padre Pietro (1562-1629), mentre molta parte della critica, tra cui Tomaso Montanari, l'attribuisce al giovane  Gian Lorenzo (La liberta di Bernini. Bernini mago). 
Per gli studiosi del barocco e in particolare di Bernini, la Barcaccia è da sempre ritenuta la prima compiuta applicazione del linguaggio innovativo del giovane artista che, proprio in quegli anni, si andava affermando 
La paternità a Gian Lorenzo Bernini (1598–1680), la indicano esplicitamente i dati stilistici che dovrebbero essere sempre considerati il vero fondamento della critica d’arte. In primis, la duttilità e la sinuosità nel plasmare il travertino, tra volute, incavi e arricciamenti, mostra una sensibilità naturalistica che richiama conchiglie e animali, elementi introdotti dall'artista nelle sue future fontane. Si tratta della stessa morfologia antigeometrica, volta all’esaltazione della curva naturalistica, che caratterizza tutte le opere del Bernini, soprattutto nel settore delle arti decorative.


Gian Lorenzo Bernini, La Barcaccia, 1627-'29, Piazza di Spagna, Roma

La Barcaccia, supera lo schema rigorosamente geometrico e architettonico delle fontane romane di Giacomo Della Porta (1533-1602), ideato nella seconda metà del Cinquecento e in voga fino ad allora. Lo schema, veniva riproposto in innumerevoli varianti, anche da Carlo Maderno (1556-1629), secondo la classica tipologia della vasca mistilinea con al centro uno stelo sovrastato da tazza circolare; un esempio, la Fontana delle Tartarughe (Le fontane barocche di Roma). 

Probabilmente, anche se fu l’anziano Pietro Bernini a dirigere il cantiere dell’opera idraulica, in qualità di architetto dell’Acqua Vergine, incarico affidatogli da Urbano VIII, questi si limitò a vistare e autorizzare i pagamenti ai lavoranti

Infatti, l’idea progettuale è talmente rivoluzionaria e geniale da essere incompatibile con lo stile  tardo manierista di Pietro,  basti guardare le fontane che lo scultore fiorentino aveva realizzato a Napoli, basate sulla giustapposizione di elementi architettonici separati dalla scultura, quest'ultima, utilizzata come decoro sovrapposto e non parte integrante della forma (La liberta di Bernini. Gli inizi).    
È certo, che tutti i progetti usciti dalla bottega dei Bernini, fino alla fine degli anni Venti, per filiale rispetto e opportunità, siano stati oggetto di comune discussione e confronto da parte di Gian Lorenzo. Il padre, tuttavia, collaborava in questi anni già in funzione subalterna e di supervisione nelle fasi esecutive, si pensi all'impresa del Baldacchino di San Pietro (1624-33), dove l'anziano scultore è di aiuto. 

APPROFONDIMENTO
Meraviglie. Roma, la regina delle acque
Meraviglie. Piazza Navona