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Genova. La scultura di Puget e Parodi

Luoghi genovesi del Barocco

Se Rubens aveva portato a Genova i primi semi della pittura barocca (Genova. Rubens nella Superba), fu ancora uno straniero a cambiare radicalmente il linguaggio plastico verso un rinnovamento aggiornato sulla modernità di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680). Si tratta dello scultore, pittore e architetto marsigliese, Pierre Puget (1620–1694), a Genova per quasi un decennio, dal 1661 al '68 e successivamente, in rapporti permanenti con l'entourage aristocratico dei maggiori mecenati genovesi. 
La scultura genovese del Seicento dovrà attendere quasi trent’anni dalla rivoluzione barocca di Bernini a Roma, per sentire il soffio del nuovo vento artistico, tutto improntato alle novità internazionali.


Ritratto di Pierre Puget, stampa

Puget, fin da giovanissimo intagliatore di legno per le galee dei cantieri navali di Marsiglia, nel 1640, lasciava la città per raggiungere, via mare, Livorno. Da qui, si trasferiva prima a Firenze e poi a Roma, dove diventava assistente di Pietro da Cortona (1597-1669). Puget, poco più che ventenne, conosce da vicino i maggiori interpreti del Barocco romano, lavorando nei cantieri di Bernini e Cortona, quest'ultimo, seguito dall'allievo oltre che a Palazzo Barberini (Palazzo Barberini: il manifesto del Barocco), anche al Pitti di Firenze (Firenze. Pietro da Cortona a Palazzo Pitti). Rientrato in Francia, Puget continua la sua attività di scultore e pittore, anche di pale d'altare, portando i primi accenni del Barocco a Parigi.


Pierre Puget, Schizzo per una statua di Ercole

Nel 1660, l'artista riceve la prima importante commissione da Nicolas Fouquet, ministro delle finanze di Re Sole, per alcune sculture da destinare al giardino della sua nuova e fastosissima residenza a Vaux-le-Vicomte. Data l'occasione, Puget torna in Italia per scegliere un blocco di marmo dalle cave di Carrara, che lavora a Genova, ma nel 1661, Re Sole fa arrestare ed imprigionare Fouquet (Francia. L'impero assoluto di Re Sole), pertanto, senza più un punto di riferimento, l'artista decide di fermarsi in città.

Nella Superba, Puget trova un ambiente artistico molto stimolante e soprattutto una committenza aristocratica bramosa delle novità romane portate dallo scultore

Fino ad allora, la produzione locale era garantita da dotati artisti che si tramandavano il mestiere in famiglia: i  Carlone, la cui bottega era allora gestita da Tommaso (1600–1667), e gli Orsolino, operanti soprattutto nella decorazione di altari per le maggiori basiliche genovesi. È il caso di Tommaso Orsolino (1587-1675), che realizza un inedito presepe in marmo per la Chiesa del Gesù (Genova. Rubens nella Superba).
Puget, ottenne subito importanti commissioni dal facoltoso patriziato della Superba e divenne titolare di una feconda bottega dove si formarono numerosi scultori, tra cui Daniello Solaro (1649–1726) e Honoré Pellé (1641-1718), attivi poi anche in Francia. 


Pierre Puget, Altare della Basilica di San Siro, Genova

A Genova, Puget realizzò numerosi altari, sia come progettista,  sia come scultore effettivo. Uno dei suoi primi lavori, lasciato nella Basilica di San Siro (Genova. Le chiese e le gemme del Barocco), sotto gli affreschi dedicati al Santo di Giovan Battista Carlone (1603-1684), è un anomalo altare in marmo nero e bronzo, commissionato dai Padri Teatini intorno al 1662. 
L'innovativa proposta di un altare fruibile come un "tutto tondo" statuario, che da ora in poi diverrà modello da seguire, s'ispirava alla concezione scenografica berniniana dello spazio Barocco.

Tuttavia la scultura di Puget non mostrerà mai quella monumentalità sintetica di Bernini; l'artista marsigliese preferisce concentrarsi sui dettagli e inscenare le sue creazioni su piedistalli elaborati, quasi come bronzetti movimentati su una consolle, ben visibile nelle serie delle sue Madonne

I principali committenti genovesi di Puget, furono i Sauli che,  nel 1548, avevano affidato all'architetto perugino di formazione romana, Galeazzo Alessi (1512-1572), la grandiosa Basilica gentilizia di Nostra Signora Assunta in Carignano, un edificio qui presentato dallo storico dell'arte Giacomo Montanari, che ne illustra la qualità e l'importanza. La chiesa infatti, diventava fin da subito una fucina artistica e culturale espressione della facoltosa e colta società genovese, prima tardo rinascimentale e poi seicentesca. 


Pierre Puget, San Sebastiano, 1664-'68, Basilica N.S. Assunta di Carignano, Genova

Nel 1663, Francesco Maria Sauli commissionava allo scultore marsigliese il completamento della Basilica interna, con un progetto simile a quello di Bernini per San Pietro, un colossale Baldacchino su colonne binate coronato dalla statua dell'Assunta, posto sotto la cupola al centro del grande transetto. 


Pierre Puget, Beato Alessandro Sauli, 1664-'68, Basilica N.S. Assunta di Carignano, Genova

Purtroppo, dati costi elevati, la grandiosa idea rimase tale e oggi, del progetto iniziale rimangono le due sole statue scolpite per le quattro nicchie sotto la cupola, un "San Sebastiano" e un "Beato Alessandro Sauli". 
Con estremo virtuosismo, Puget anima i due personaggi in avvitamenti corporei e gesti enfatici magistrali. La resa naturale del marmo lavorato, restituisce dei particolari preziosi come la morbidezza delle carni, la durezza del bastone, fino ai sottili e delicati ricami della pianeta vescovile.


Filippo Parodi, San Giovanni Battista, 1677, Basilica N.S. Assunta di Carignano, Genova

Lo scultore genovese Filippo Parodi (1630-1702), anche lui formato come intagliatore di arredi per navi e statue lignee, capiva e coglieva pienamente le proposte di Puget lasciate in patria, dopo un primo breve soggiorno a Roma trascorso nei cantieri di Bernini. Lo stesso Francesco Maria Sauli, riconosciute le doti dell'artista, nel 1672 lo inviava nuovamente a Roma per prepararlo a realizzare la sua prima statua monumentale, un "San Giovanni Battista" (1677) che il mecenate istallava nella Basilica di Carignano, affianco ai due celebri marmi di Puget, in una delle due nicchie rimaste vuote (Il San Giovanni Battista di Filippo Parodi). 


Filippo Parodi, dettaglio del San Giovanni Battista, 1677, Basilica N.S. Assunta di Carignano, Genova

Parodi unisce le sue virtù di intagliatore a quelle di scultore e alza una poderosa e nello stesso tempo leggiadra figura di San Giovanni. L'avvenente bellezza del nudo in posa enfatica, meditata sui modelli degli Angeli di Bernini (Sant’Andrea delle Fratte), si sviluppa come una fiamma attorno alla croce di canna e rivela tutta un'accurata resa tattile delle diverse materie. La preziosità quasi orafa di dettagli, il vello della pecora, la superficie dell'incarnato, la veste del Battista, lo straordinario basamento, sono cifre stilistiche di uno scultore che condizionerà il linguaggio scultoreo della Liguria per oltre cent’anni.

Mentre gli scalpelli di Puget e Parodi si alternavano sui grandi blocchi di marmo, tutta la chiesa dell'Assunta di Carignano veniva plasmata dalle scelte artistiche dei Sauli

Per decorare gli altari, la famiglia acquistava tele barocche di artisti importanti, come l’emiliano Guercino (L'affresco barocco: da Guercino a Cortona), il romano Carlo Maratta (1625-1713) e il lombardo d’adozione, Giulio Cesare Procaccini (Genova. Gemme sacre del Barocco), uniti alle eccellenze locali di Domenico Fiasella (1589–1669) e Domenico Piola (1627–1703). 
Alcuni documenti ritrovati recentemente, testimoniano che Francesco Maria Sauli mise a contratto anche l’ormai anziano Rembrandt (1606-1669), intercettato dagli agenti della famiglia genovese attivi nelle Fiandre.


Filippo Parodi, Ercole vincitore con i Pomi delle Esperidi, Palazzo Imperiale, Genova

Tutte le opere di Puget realizzate a Genova, furono tra le principali fonti d'ispirazione per i futuri lavori di Filippo Parodi, a cominciare dalle decorazioni dei sontuosi Palazzi dei Rolli, con iconografie tratte dalla statuaria classica. Un colossale "Ercole con i pomi delle esperidi", per Palazzo Ottavio Imperiale (Palazzo Ottavio Imperiale), fu commissionato al Parodi da Teresa Spinola Sauli, in occasione del matrimonio del figlio Lorenzo. 


Pierre Puget, L'Immacolata, 1670 ca., Oratorio San Filippo Neri, Genova

Un'altra tipica citazione di Puget, fatta da Parodi, riguarda tutta una serie di Madonne che il marsigliese realizza per i luoghi sacri di Genova. La "Vergine con angeli" (1698) di Parodi (Immagine), scolpita per l'altare maggiore della Chiesa di San Luca a Genova e già prossima agli esiti settecenteschi del figlio Domenico (1672–1742), evoca le vorticose immagini delle Madonne di Puget, avvolte in panneggi fiammanti. In primis, la "L'Immacolata" che il marsigliese realizza per la cappella privata di Palazzo Lomellini, donata nel Settecento all’Oratorio dalla stessa famiglia, dedicato a San Filippo Neri (L'Immacolata di Pierre Puget). 
Torna in Parodi la raffinatezza e la purezza dei gruppi marmorei di Puget: dai movimenti a spirale di elevazione della statua, così come lo sguardo verso terra di Maria che incrocia quello dell’osservatore, fino ai putti sottostanti che pare sospingano e reggano la Vergine. 


Pierre Puget, Madonna Immacolata, 1666-71, Chiesa dell'Albergo dei Poveri 

Altro spettacolare esempio di "Madonna Immacolata" di Puget a Genova, quella per la Cappella privata dell'Albergo dei Poveri (L'Albergo dei Poveri), commissionata dall’aristocratico Emanuele Brignole nel 1666, e collocata sull’altare maggiore nel 1671. 

La verve barocca di Puget esplode nella dinamica trattazione dei panneggi e nell’estatica posa della Vergine, quasi elevata al cielo con la braccia aperte, nel bianco abbacinante della cupola che la sovrasta 

L'Albergo dei poveri, eretto a partire da metà Seicento per volontà di Brignole, è una monumentale fabbrica sul territorio genovese, pensata su modello dei grandi complessi ospedalieri che stavano nascendo a Napoli e Milano. Il gigantesco quadrilatero intersecato da una croce, accoglie nel suo centro fisico e spirituale la Chiesa dedicata alla Madonna Immacolata
Spregiudicato finanziere, ma a suo modo appassionato filantropo, il Brignole che visse in un secolo di contraddizioni, anche sociali, concepiva un Albergo per indigenti, donne sole, orfani e storpi, nello stesso modo in cui si autorappresentava commissionando opere d’arte e chiese sul territorio cittadino.


Giovanni Battista Barberini, Anton Giulio Brignole, stucco, 1671-'73, Albergo dei Poveri, Genova

Nelle nicchie delle scale e dell’atrio superiore dell'Albergo, trova spazio un altro momento interessante della scultura tardo Barocca genovese; otto monumentali statue in stucco, a figura intera, con le effige dei maggiori benefattori che avevano contribuito a costruire l'Albergo, realizzate tra il 1671 e il '73, dallo stuccatore luganese, Giovanni Battista Barberini (1625–1691). 
Spicca la statua del cugino di Emanuele, Anton Giulio Brignole, religioso, scrittore e soprattutto diplomatico al servizio della Repubblica di Genova, qui rappresentato con un’ampia cotta su abito talare e in un tipico atteggiamento d’oratoria, caratteristica questa della scultura Barocca che poneva forte enfasi nel descrivere i tratti del personaggio nel gesto che lo caratterizzava.


Pierre Puget, Madonna con Bambino, 1681 ca., marmo di Carrara, Museo di Sant'Agostino, Genova

L'ultima opera che Puget realizzò a Marsiglia e spedì poi a Genova, fu ancora una "Madonna con Bambino", proveniente dal Palazzo di Tobia Pallavicino, in via Garibaldi, e risalente al 1681 circa. Il genio di Puget anziano, guarda alla "Madonna di Bruges" di Michelangelo (1475-1564) e alla plastica virtuosa di Bernini (Immagine)
Al Bimbo, un po' grassoccio e colto nella felicita, mentre cerca l'attenzione della madre, si contrappone lo sguardo in lontananza della Vergine, quasi a presagire il drammatico futuro.

VIDEO SULLE OPERE
Il San Giovanni Battista di Filippo Parodi
L'Immacolata di Pierre Puget
L'Albergo dei Poveri 

FOTO DI COPERTINA
Pierre Puget, dettaglio della "Madonna Immacolata", 1666-'71, Chiesa dell'Albergo dei Poveri, Genova