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Genova. Il Grechetto, genio irrequieto

Giovanni Benedetto Castiglione a San Luca

Tra i moltissimi artisti della Genova Barocca, spicca per genio ed estro un pittore ed incisore molto particolare dal temperamento saturnino e collerico, ma con doti artistiche che impressionarono i suoi contemporanei. 
Formato nelle botteghe di pittori locali, Giovanni Benedetto Castiglione (1609-1664), detto il Grechetto, irascibile quanto Caravaggio, finiva spesso per litigare con clienti, mecenati e benefattori. Trovatosi in bancarotta, finì piú volte davanti a un tribunale e talvolta fu costretto a scappare per evitare rivalse.
A tale carattere, corrispondeva la figura di un pittore talentuoso, formato nella Genova di Rubens (1577-1640) e van Dyck (1599-1641), aggiornato in frequenti viaggi nella penisola verso Napoli, e soprattutto soggiornato a Roma, nella patria del Barocco di Bernini (1598-1680), Pietro da Cortona (1596-1669), Mattia Preti (1613-1699) e Nicolas Poussin (1594-1665). 

Grechetto era un artista erudito, capace ed profondità intellettuale, scientifica e filosofica. Era anche un uomo di teatro

Grechetto inoltre, stringeva contatti e amicizie con collezionisti d'arte e in quanto pittore, faceva da agente. Il mercato dell'arte lo interessava, anche perché lui stesso era un abilissimo incisore di stampe. 
Esperto di acquaforte, ammiratore di Rembrandt (1606-1669), Grechetto ebbe la capacità tecnica di sperimentare il monotipo, ossia, un unico esemplare di stampa, realizzato con disegno diretto su lastra metallica, come, oltre due secoli dopo, faranno Degas e Gauguin

Grechetto fu il pittore della "natura", come Rubens fu capace di trasformare tela e colori in corpi, carne, pelli, piante e stoffe, un alchimista della materia tramutata nella realtà ricreata nei suoi dipinti 

Nelle sue scenette "pastorali", meditate sull'amato Poussin, Grechetto usava dipingere ad olio direttamente su carta, dando prova di sicurezza e velocità di esecuzione. 
Celebrato in vita per tanto virtuosismo, Grechetto fu ammiratissimo anche da Giambattista Tiepolo (1696-1770), proprio per quelle "pastorali" che anticipavano i "Capricci" settecenteschi.

Nell'Ottocento, Grechetto è dimenticato e solo nel secolo scorso, riappare nell'ambito degli studi sul Barocco

Cresciuto a Genova, negli anni Venti e Trenta del Seicento,  Grechetto respirava il profondo cambiamento culturale e artistico in un ambiente internazionale di mercanti, collezionisti e artisti provenienti da tutto il mondo (Genova. Rubens nella Superba).

L'artista divenne noto per la varietà dei temi trattati, mitologici, religiosi e soprattutto di genere; infatti, fin da giovane, il pittore s'era specializzato in scene di animali, inseriti in quasi ogni opera con gioioso realismo

A Roma, dal 1632 circa, Grechetto scopriva la suggestione del classico nell'opera di Poussin. 


Grechetto, Natività, 1645, Chiesa di San Luca, Genova

Nel 1639, tornato a Genova, l'artista si sposava e metteva su famiglia, smettendo per un periodo di dipingere. 
Il ritorno alla pittura, coincise con l'esecuzione di una delle opere più note del Grechetto, "La Natività" eseguita per la Chiesa di San Luca nel 1645, su commissione della famiglia Spinola. Vertice del Barocco genovese, l'"Adorazione Mistica", sarà meta di un vero e proprio pellegrinaggio da parte di stimatori, per il secolo a venire. 


Grechetto, dettaglio della Natività, 1645, Chiesa di San Luca, Genova

Per Grechetto sono gli anni della maturità, in cui comincia ad elaborare uno stile molto personale e fantasioso, come in questo caso. 
La scena, sviluppata nella verticalità delle pale giovanili di Tiziano, è dominata dall’alto da un gruppo di angeli berniniani che, armati di turibolo, incensano Gesù, adagiato nel grembo di una dolcissima Maria, in un gesto ripreso dal rituale di consacrazione dell’ostia durante la messa.
Dunque la luce intensa e vibrante del dipinto che scaturisce da Gesù, sottolinea l'Eucaristia. 

Grechetto, dettaglio della Natività, 1645, Chiesa di San Luca, Genova

Nella tela inoltre, appaiono enfatizzate le doti di Grechetto naturalista: i cesti di vimini, gli animali più vari e in primo piano, la quintessenza rubensiana di un pastore, con il capo cinto d’edera, la pelle bruna e una sembianza di satiro che suona lo strumento a fiato del dio Pan.  È molto probabile che Grechetto, lettore di testi di Filosofia Naturale dell'epoca, abbia voluto sottolineare anche un messaggio più profondo del Cristo che lega passato e futuro, la religione pagana di Pan e la rivelazione Cristiana.

I suoi peculiari sfondi di paesaggio con busti, vasi e rovine emergenti ricoperte di vegetazione, da cui spuntano ninfe e satiri, definirà il suo tipico stile "fantastico archeologico"

Nel 1646, dopo avere preso a coltellate un suo dipinto eseguito per il Doge di Genova, in seguito a una disputa sul prezzo, Grechetto dovette fuggire dalla città travestito da armeno. E così, nel 1647, l'artista tornava a Roma con la famiglia e negli anni di permanenza consolidava il suo avvicinamento al Barocco. 
Dal 1654, l'artista si trasferiva a Mantova, lavorando presso la corte dei Gonzaga dove ebbe libertà di movimento ed espressione.

FOTO DI COPERTINA
Grechetto, dettaglio della Natività, 1645, Chiesa di San Luca, Genova