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Gli esordi di Gustav Klimt

Suggestioni Jugendstil fra arti "maggiori" e "minori"

Gustav Klimt (1862-1918), secondo di sette figli, nasce a Baumgarten, un sobborgo di Vienna, da una modesta famiglia boema di orafi. 
Già appassionato di pittura, con il fratello Ernst (1864-1892) Gustav frequenta la scuola di “Arti e Mestieri” di Vienna, una scelta che gli permette di lavorare per sostenere la numerosa famiglia, oltre che sperimentare i settori dell’artigianato artistico in voga, come mosaico, intaglio e oreficeria.

La formazione di Klimt avviene nel nuovo contesto artistico di fine Ottocento, quando il Liberty europeo, in Austria denominato Jugendstil, rompe le strette e vecchie maglie del sistema accademico delle Belle Arti

i promotori di questo cambiamento epocale furono gli inglesi: dagli scritti del poeta e critico d'arte John Ruskin (1819-1900), all’opera di artisti quali William Morris (1834-1996) e la Confraternita dei Preraffaelliti (Ecco i Preraffaelliti a Torino).
Già a metà Ottocento, questi artisti volgevano lo sguardo all’arte orientale e in particolar modo, alle stampe giapponesi che arrivavano copiose in Europa con le Esposizioni Universali (Ludovico Quaroni: origini dell’Architettura Moderna). Il gusto per la decorazione si unisce alla ripresa eclettica degli stili storici (da cui il termine di Storicismo ottocentesco) che, nella pittura, si manifesta in un certo naturalismo rinascimentale tipico di Raffaello (i  Preraffaelliti). Per primi, inoltre, gli inglesi recuperano anche le antiche radici del “fare arte”, ossia, quell'idea di operare in comunità come nella bottega medioevale.  
Infatti, grazie al lavoro teorico di Ruskin, Morris fonda il movimento delle “Arts and Crafts”, un scuola-bottega di notevole impatto sia nell'architettura del tempo, sia nel settore manifatturiero dove la proposta di un "artigianato artistico" di qualità, precorre la nascita del moderno design.
Con i pittori preraffaelliti Edward Burne-Jones (1833-1898) e Dante Gabriele Rossetti (1828-1882), Morris attuò un radicale rinnovamento delle Arti applicate fino ad allora considerate “minori” rispetto alle “maggiori” pittura, architettura e scultura.
Malgrado osteggiasse fortemente il lavoro in serie a favore della precisione del dettaglio “fatto a mano”, Morris recuperava antiche tecniche artigianali per produrre pezzi di arredo, dalla carta da parati a ogni tipo di oggetto, ma sempre con il preciso intento di unire la categoria di “bello” a quella di "utile". 

L’azione di Morris era politica!
Il primo designer della storia moderna vedeva nell’arte uno strumento di progresso civile utile all’emancipazione del proletariato fino ad allora escluso dai movimenti culturali 

Diversi i fattori socio culturali che muovono il giovane Klimt al recupero della feconda esperienza inglese.
Completati gli studi, insieme al fratello Ernst e al compagno Franz Matsch (1861-1942), Klimt fondava “La compagnia degli Artisti” e grazie all’appoggio del direttore della scuola, i tre artisti ottennero le prime commesse per decorare gli interni delle ricche dimore della Ringstrasse viennese. Lo stile ancora accademico di questo periodo è riferito agli esiti di Hans Makart (1840-1884), figura molto in auge presso la corte degli Asburgo.

Grazie ai primi incarichi, Klimt risolleva le finanze della numerosa famiglia e i tre artisti possono così pagare l’affitto di un proprio atelier

Klimt, che primeggia fin da subito per le straordinarie doti di disegnatore, nel 1881 viene invitato a realizzare una serie di tavole per la nota casa editrice "Gerlach & Schenck" impegnata a pubblicare il nuovo catalogo di forme, “Allegorie ed Emblemi”. 


Gustav Klimt, Idillio, 1884 olio su tela, 50x74cm., Museo di Storia dell'Arte della Città di Vienna, Vienna

L’artista diciannovenne realizza due olii, “Favola” (1983) e “Idillio (1984), nello stile accademico di Makart: grande attenzione viene posta al disegno, alla composizione e alla resa dell'incarnato delle figure, ma il dato più evidente è la conoscenza della storia dell’arte. Dal cromatismo veneto di Tiziano, Veronese e Bassano, alla possenza scultorea dei nudi di Michelangelo (Cappella Sistina) e Annibale Carracci (Palazzo Farnese), fino alla morbida e luminosa pittura di Rubens.
“Idillio”, in particolare, mostra dietro ai due nudi maschili seduti sul basamento marmoreo, uno sfondo elaborato con intreccio vegetale che deriva dalle opere di Morris visibili nel volume di Owen Jones (1809-1874) “Grammatica dell'ornamento” (1856), un’altra raccolta di suggestioni formali che aveva sicuramente costituito un modello anche per “Allegorie ed Emblemi” di Gerlach.

Klimt si distingue nel gruppo per il particolare stile raffinato, la conoscenza della tradizione pittorica italiana e fin da subito, per aver colto le suggestioni estetiche della scuola inglese di William Morris

Nel 1888, Klimt viene incaricato, dal “Consiglio municipale” di Vienna di immortalare l’interno del vecchio Burgtheater, destinato alla demolizione. Anziché rappresentare il palcoscenico, l’artista decide di mostrare, con una prospettiva ad occhio di pesce, l’intera platea gremita di spettatori. Sui toni del seppia e del nero e con fedeltà fotografica, Klimt dipinge i palchi, le decorazioni, i lampadari e realizza circa centocinquanta ritratti le cui fattezze rendono riconoscibili i membri della ricca borghesia austriaca desiderosa di apparire insieme alle personalità più in vista del tempo.

Gustav Klimt, interno del vecchio Burgtheater, 1888, guazzo su carta, 82X93cm., Historisches Museum, Vienna 

L’opera gli varrà una medaglia d’oro, un grosso premio in denaro, un encomio solenne da parte dell’imperatore e diverse committenze di ritratti.
Negli stessi anni, con Ernst e Matsch, Klimt ottiene il prestigioso incarico di decorare lo scalone del nuovo Burgtheater realizzato in stile Barocco nella Ringstrasse. Il progetto iconografico prevede la rappresentazione didascalica dei grandi teatri dell’antichità, tra cui il Teatro Greco di Taormina posto sul soffitto sovrastante lo scalone di sinistra. La scena, ricca di particolari, riporta alle atmosfere quiete e armoniche del più raffinato classicismo accademico.

L’opera riscuote grande successo: i tre artisti ricevono un’alta onorificenza e Klimt viene acclamato come il successore di Makart, morto qualche anno prima

Intorno al 1890, Klimt è chiamato a decorare il nuovo “Museo di Belle Arti” da poco costruito per ospitare le collezioni imperiali. In circa quaranta dipinti tra pennacchi e lunette raffiguranti l’evoluzione delle arti dall’antichità al contemporaneo, Klimt rispetta i canoni accademici, dal disegno all’esattezza della ricostruzione storica, ma qui evolve verso uno stile più moderno. 


Gustav Klimt, Pallade Atena, 1890, olio su tela, 230x230cm., dettaglio della decorazione del Kunsthistorisches Museum di Vienna, Vienna

Inizia ora ad emergere nell’opera di Klimt la peculiare sintesi pittorica che coniuga il plasticismo dei volti con la bidimensionalità dei corpi, sulla scia delle tendenze simboliste europee molto influenzate dall’arte giapponese.
Le figure femminili a rappresentazione delle diverse epoche dell’arte infrangono la spiritualità della concezione classica e acquistano una sensualità tutta moderna. L’Arte Egizia indossa, su un corpo nudo, il copricapo e il collare dell’antica civiltà, mentre la posa provocante e gli occhi languidi trasmettono una profonda carica erotica. La possente figura di Pallade Atena, mito greco, viene tutta risolta nel contrasto di rosso e oro, ma affianco a lei, dietro la colonna, appare una moderna giovane in abito fiorito ispirata agli emblematici ritratti della pittura preraffaellita.

Nel 1892 la vita di Klimt è sconvolta dall’improvvisa morte del padre cui seguirà, sei mesi dopo, quella dell’amato fratello Ernst. L’artista cade in una profonda crisi depressiva e quasi smette di dipingere

In questo periodo inizia a frequentare la sorella della moglie di Ernst, Emilie Flöge (1874–1952), donna di grande bellezza e fascino. I due non si sposeranno mai, ma vivranno un sodalizio affettuoso e lavorativo che durerà tutta la vita (Klimt, Emilie Flöge e le donne).

Quando Klimt tornerà a dipingere il suo stile sarà completamente mutato

Nel 1893, il successo viennese lo chiama a un nuovo incarico pubblico: la decorazione del soffitto dell'Aula Magna dell’Università appena costruita sulla Ringstrasse. Klimt illustra le tre facoltà: “Filosofia”, “Medicina” e “Giurisprudenza” e inizia a far fluire corpi nudi di donna in un turbinio di forze oscure di valenza simbolista, non certo rassicuranti per la borghesia viennese. Le tre tele, distrutte nel 1945, scuotono la sensibilità dell’élite viennese che, a fine secolo, è messa di fronte ad innovazioni profonde dovute alla presenza nella capitale di filosofi, musicisti e scienziati come Sigmund Freud (Freud e le oscure architetture viennesi). La crisi dei valori e delle certezze positiviste è prossima.


Gustav Klimt, La Filosofia, 1893-1907, olio su tela, 430x300cm.

Klimt consegnerà il pannello della “Filosofia” solo nel 1900, in occasione della settima mostra della Secessione. Qui una massa di corpi giovani e anziani, disperati e felici, galleggiano nello spazio punteggiato di stelle.
L’opera vince anche il primo premio all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, mentre tutti i professori dell’università viennese urlavano allo scandalo. 
Incurante delle critiche, Klimt presenta “La Medicina” nello stesso stile della “Filosofia”, ma all'estrema modernità Simbolista aggiunge note pesanti di pessimismo schopenhaueriano. Pochi i critici progressisti schierati con l’artista, la maggior parte della stampa lo attacca duramente, mentre il numero della rivista secessionista “Ver Sacrum” che pubblicava i bozzetti dell’opera, viene sequestrato.

Gustav Klimt, La Giurisprudenza, 1893-1907, olio su tela, 430x300cm.

Nel terzo pannello, la “Giurisprudenza”, Klimt evolve ulteriormente lo stile Simbolista, di sicuro per l'influenza dei mosaici di Ravenna, scoperti nel viaggio del 1903, oltre che per l'esperienza acquisita con il “Fregio di Beethoven” un anno prima (Klimt la Secessione e il Fregio di Beethoven). Non più fluire di corpi, ma un incastro di decorazioni bidimensionali dove dominano nero e oro. In basso il peccatore risalta nella tridimensionalità avvolto da un polipo e attorniato da tre figure femminili, “Le Parche”, divinità mitologiche che presiedono al destino dell’uomo. In alto, le allegorie della “Verità”, del “Diritto” e della “Legge”.

Le opere vengono rifiutate e Klimt amareggiato le compra per sé. Nel maggio del 1897 l’artista dà vita alla “Secessione Viennese” ed è eletto presidente del gruppo

Il movimento nasce in opposizione al celebrativo gusto storicista e al perbenismo borghese del tempo per allinearsi al rinnovamento che attraversava l’Europa. Ma è di fatto una ribellione anche contro il monopolio commerciale e artistico dell’Accademia che impediva l’esposizione delle opere a giovani e stranieri.
Il movimento ottiene inaspettatamente il consenso delle autorità viennesi desiderose di mostrarsi liberali verso la cultura in nome dell’universalismo dell’Impero Asburgico; il comune di Vienna, concede al gruppo un lotto di terreno per erigere la loro sede (Un moderno Palazzo per la Secessione viennese).

La Secessione gode anche del fondamentale sostegno della classe intellettuale viennese e del supporto finanziario di membri, in gran parte ebrei, della ricca borghesia austriaca 

Il fatto che non esistano dichiarazioni di Klimt riguardo ai suoi propositi artistici fa parte del lato oscuro della personalità dell’artista che, dal 1897, si trovava al centro dell’attenzione. Lo spirito autentico e combattivo con cui il pittore porta avanti la battaglia modernista, trova espressione nelle opere di questo periodo, soggetti per lo più allegorici che sostituiscono gli scritti programmatici e che puntualmente, vengono diffuse attraverso l’organo ufficiale di “Ver Sacrum”.
Per la prima mostra della Secessione, Klimt disegna il manifesto di “Teseo che sconfigge il Minotauro”, un giovane nudo, archetipo del conflitto generazionale, che lotta di fronte alla “Ragione”, una figura inizialmente nuda della quale dovette nascondere in parte nudità.

Gustav Klimt, Nuda Veritas, 1899, olio su tela, 252x56,2 cm., Österreichisches Theatermuseum, Vienna

Alla IV Esposizione della Secessione (1899) Klimt, aderì con il dipinto “Nuda Veritas”, nel quale immagine e testo appaiono integrati, come nei codici antichi. In posizione frontale e ieratica, la figura di una donna, la “Nuda Verità” appare con lo specchio in mano e sopra, inciso nell’oro, una citazione del poeta Friedrich Schiller: 

Se non puoi piacere a tutti con le tue azioni e la tua arte, piaci a pochi. Piacere a molti è male

Klimt affronta uno dei temi più antichi della storia dell’umanità, quello della “nuda verità”, appunto, per denunciare la necessità dell’arte di esprimersi senza veli. 
Il realismo del nudo della “Veritas”, infatti, era ben diverso dalle nudità a cui era abituato il pubblico dell’epoca; l’eros è dominante e non manca di suscitare numerose polemiche, a partire proprio dalle critiche rivolte all’aspetto provocatorio della donna. Inoltre, l’incarnato pallido, lo sguardo pietrificato, i capelli rossi con dei fiori e lo sfondo acquatico, conferiscono alla figura una carica pericolosa e inquietante. 

“Nuda Veritas” fu realizzato in un momento storico in cui le teorie di Freud si facevano strada nella cultura borghese inaugurando un dibattito scientifico sulla sessualità

Il significato dello specchio rivolto verso lo spettatore, esorta il pubblico a fuggire dalla menzogna, rappresentata dal serpente che sta ai piedi della donna: il dipinto, dunque, diventa un’allegoria della guerra tra verità e menzogna, coerentemente con le intenzioni dell’artista che faceva dell’eros e del femminile, i motivi dominanti della sua espressione. 
In tutti i suoi futuri ritratti di donne, Klimt esalterà il fascino, la delicatezza e l’avvenenza, caratteristiche maturate in questi anni, nel periodo d’oro della Secessione.

FOTO DI COPERTINA 
Gustav Klimt, Interno del vecchio Burgtheater, 1888, guazzo su carta, 82X93cm., Historisches Museum, Vienna