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I Bibiena: scenografie a Bologna

Architettura e teatro del Settecento

Intervistato per una mostra storica (L’arte del Settecento Emiliano, 1979-1980), in questo estratto lo storico dell’arte Eugenio Riccomini (1936-2023) introduce la famiglia dei Bibiena, quattro generazioni di architetti, scenografi e pittori che per circa centocinquant’anni si tramandò i segreti della prospettiva illusoria per la messa in scena. 
A Bologna, nel Seicento, aveva iniziato quest’arte Giovanni Maria Galli (1618–1665) che assumeva il nome “Bibiena” dalla località di nascita (provincia di Arezzo). Dopo di lui, l’avventura dei Bibiena attraversa il Rococò fino al Neoclassicismo e da Bologna, Parma e Piacenza, si espande dapprima in Italia e poi nelle corti d’Europa. 
Il successo internazionale dei Bibiena arriva con i figli Ferdinando Maria (1657-1743) e Francesco (1659-1739) che, tra Sei e Settecento, ebbero un ruolo molto più rilevante del padre. Infatti, non solo architetti, questi artisti eccelsero come scenografi, decoratori e disegnatori conquistando Vienna, Barcellona Monaco, Dresda, Bayreuth e Praga.
Ai due fratelli, si riconosce l'invenzione scenica della "maniera per angolo" che permetteva una maggiore varietà di ambientazione rispetto alla tradizionale visione centrale a "cannocchiale rovesciato", tipica delle rappresentazioni seicentesche ad unico fuoco. 

Con questo metodo, in una rappresentazione teatrale i Bibiena giungevano a cambiare fino a quaranta scene 

Altre figure di rilievo della famiglia furono i figli di Ferdinando Maria e Francesco che seguirono le orme dei padri; tre del primo, Alessandro (1686–circa 1769), Giuseppe (1696–1756) e Antonio (1697–1774), e uno del secondo, Giovanni Carlo (1717–1760). 


Giovanni Battista Martorelli e Antonio Gambarini, Modello in legno del Teatro Comunale di Bologna, 1756, su progetto di Antonio Galli da Bibiena; Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, Bologna

A Bologna, Antonio Galli Bibiena, fu autore del progetto per il Teatro Comunale costruito fra il 1756 ed il 1763 nell'area dell'attuale Piazza Verdi dove un tempo sorgeva Palazzo Bentivoglio. Finanziato dal Senato bolognese e dal Vaticano, l’opera suscitò mille polemiche con i colleghi architetti e vide ripetuti rimaneggiamenti da parte del Bibiena. Ultimato, il Teatro fu inaugurato nel maggio del 1763 con l'opera inedita il “Trionfo di Clelia”, su libretto di Pietro Metastasio, musica di Gluck e l'allestimento dallo stesso Bibiena. Nonostante la mancata realizzazione di innumerevoli parti dell'edificio e di locali di servizio, il Teatro Comunale può considerarsi la realizzazione teatrale più importante di Antonio Bibiena.

I Bibiena sono testimoni privilegiati del prototipo di intellettuale settecentesco che si andava configurando in Italia e in Europa, tra la fine del Seicento e l’inizio del nuovo secolo

In quest’epoca complessa plasmata dall’affascinante vicenda dell’Enciclopedie francese, le straordinarie invenzioni dei Bibiena rappresentano un’avventura estetica altrettanto attraente; con i loro artifici scenografici e architettonici, i Bibiena aboliscono i confini tra realtà e finzione trasformando profondamente il concetto di spazio. Una rivoluzione che abbraccia la totalità del teatro in cui si stempera, fin quasi a scomparire, il confine tra arte e natura.

FOTO DI COPERTINA
Giovanni Battista Martorelli e Antonio Gambarini, Modello in legno del Teatro Comunale di Bologna, 1756, su progetto di Antonio Galli da Bibiena; Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, Bologna