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Ferdinando Fuga e il Real Albergo dei Poveri

L'utopia borbonica a Napoli

Nel 1749, nell’ambito del programma di rinnovamento edilizio, Carlo di Borbone (La Napoli dei Borbone) chiamò l’architetto fiorentino Ferdinando Fuga (1699–1782) per progettare l’Albergo dei Poveri, un enorme edificio, iniziato due anni dopo, che avrebbe dovuto accogliere le masse di indigenti di tutto il Regno.
L’opera si inserisce in un contesto storico particolare caratterizzato dai primi echi di illuminismo napoletano (Napoli: 1799, appunti sull’Illuminismo). Infatti, nella prima metà del Settecento, Napoli fu caratterizzata dalla coraggiosa opera di rinnovamento del ministro Bernardo Tanucci, giurista di fiducia dei Borbone che, con decreti, aboliva il potere feudale e i privilegi ecclesiastici. 
Nel breve estratto qui proposto (Il cavallo e la torre, 2023), lo storico dell’arte Vincenzo Trione ricorda come questa leggendaria struttura architettonica rimase già allora un progetto incompiuto. Oggi, dopo l’intervento di Fuga e le successive riprese dei lavori nell’Ottocento, la monumentale costruzione con facciata su Piazza Carlo III, è visibile per solo un quinto del suo progetto iniziale. 


Facciata del Reale Albergo dei Poveri di Ferdinando Fuga a Napoli, da Giuseppe Maria Galanti, Napoli e contorni, 1838, Napoli

L’incompiutezza dell’edificio non fu solo dovuta alla mancanza di fondi, il motivo sostanziale fu il cambio di visione avvenuta con il successore di Carlo, il figlio Ferdinando IV. Questi, di vedute più ristrette, destinava solo una parte dell’Albergo agli indigenti usando gli spazi restanti per la produzione manifatturiera.

L’Albergo dei Poveri rappresenta l’intelligenza architettonica di chi lo ha ideato

Lo scopo iniziale era quello di ospitare circa ottomila indigenti divisi per età e sesso, togliendoli dalle strade. Il Regno aveva così sotto controllo quotidiano masse di persone altrimenti incontrollabili che, nell’ambito del progetto, era previsto dai Ministri della Pia Istituzione fossero indirizzate a varie attività formative e lavorative.
I tragici avvenimenti del 1799 che portarono il Re a fuggire di nascosto con la famiglia a bordo di una nave verso Palermo e la conseguente guerra civile, condizionarono la realizzazione dell’iniziale progetto di Fuga.

Caduta la sua iniziale funzione etica e sociale, l’Albergo fu trasformato per impiegare l’enorme potenziale di energie umane, specie giovanili, in classi “artefici” del benessere collettivo

Ferdinando IV approvò una versione ridotta nei costi del progetto originario e l’affidò all’architetto napoletano Francesco Maresca (1757–1824) che subentrava nella direzione dei lavori a Carlo Vanvitelli, primogenito del grande Luigi (La Reggia di Caserta). Maresca riuscì a disporre su richiesta del Re, spazi utili per nuove officine nelle quali impiegare i poveri.
Da studi recenti di documenti d’archivio rinvenuti dagli storici, si evince che l’Albergo racchiude al suo interno una storia di grande operosità giovanile legata al concetto attuale di formazione nelle arti e nei mestieri
Un aspetto ancora oggi essenziale nel tessuto economico e sociale di Napoli e della Campania, un territorio ricco di un artigianato storico che va tutelato e potenziato.

Le attività tessili, in particolare, hanno avuto nella struttura economica del Regno un’importanza fondamentale, nonostante in Inghilterra e Francia fossero presenti sistemi industriali avanzati in grado di incidere sul rapido cambiamento della moda

Negli anni di Ferdinando II (1830- 1859), il processo di ricerca di nuove tecnologie e nuovi strumenti di lavoro, attraverso la Giunta delle Arti e del Real Istituto d’Incoraggiamento, sarà spinto in maniera incessante. La funzione dell’Albergo fu caratterizzata dalla stretta connessione che si ebbe tra i programmi di formazione dei giovani e la pratica di sistemi artigianali affrancati dall’uso dei nuovi macchinari industriali ottocenteschi.
Vincenzo Trione, in chiusura del servizio, auspica che l’Albergo dei Poveri possa tornare ad essere un luogo vivo nella vita sociale ed economica dedicato alle “Arti della Città”.

APPROFONDIMENTO
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