La didattica a distanza di ieri e di oggi
Scuola News - 22 dicembre 2020
In Italia la didattica a distanza e la riflessione sull'uso dei nuovi media come strumenti anche educativi e formativi, nasce in Rai: sono gli anni ‘50 e ‘60 e i nuovi media non sono ancora i personal computer e le reti, ma sono la radio e la televisione; in quegli anni, tutta una generazione di dirigenti Rai comincia a riflettere su come si possano usare anche con finalità formative ed educative. Si tratta di una riflessione che produce alcuni prodotti radiofonici e televisivi che sono state esperienze di punta a livello internazionale. Abbiamo chiesto una testimonianza e una riflessione a riguardo a Gianpiero Gamaleri, uno dei nostri studiosi più noti di sociologia dei processi comunicativi, che nella seconda metà degli anni Sessanta è stato dirigente Rai è poi anche consigliere di amministrazione, e che ha seguito proprio alcuni di quei primi progetti.
La riflessione di Gianpiero Gamaleri ci propone una prospettiva molto interessante anche dal punto di vista contemporaneo: la Rai si è posta, molto presto, il problema di non limitarsi alla lezione verticale e trasmissiva: in una situazione in cui si allargava la partecipazione scolastica e il periodo di tempo della scuola dell'obbligo, anche attraverso la riforma della scuola media, la Rai ha proposto un ruolo un po' diverso, quello di fornire contenuti capaci di integrare, di supportare il lavoro delle scuole e di essere utilizzati anche nel lavoro quotidiano in aula.
Non è un caso che già di quelle primissime esperienze facesse parte non solo la lezione radiofonica o televisiva, ma anche l'idea dei gruppi d'ascolto, cioè l'idea di lavorare prima e dopo la trasmissione televisiva su quei contenuti per cercare di utilizzarli al meglio, di approfondirli.
Questa idea di costruire e proporre contenuti integrativi è un'idea che conserva anche oggi il suo interesse, ed è quello che probabilmente può servire di più anche all'interno del nuovo ecosistema digitale, proprio per il lavoro con la didattica digitale integrata.
Tra i temi trattati nelle puntate di Scuola News, abbiamo affrontato spesso il rapporto tra didattica a distanza e mondo della scuola riflettendo su quanto alcune delle esperienze che stiamo facendo in questo periodo possano essere utili anche a ripensare metodi e strumenti di insegnamento: al riguardo abbiamo chiesto il parere di Antonio Fini, dirigente scolastico presso Istituto Comprensivo Sarzana.
La riflessione di Gianpiero Gamaleri ci propone una prospettiva molto interessante anche dal punto di vista contemporaneo: la Rai si è posta, molto presto, il problema di non limitarsi alla lezione verticale e trasmissiva: in una situazione in cui si allargava la partecipazione scolastica e il periodo di tempo della scuola dell'obbligo, anche attraverso la riforma della scuola media, la Rai ha proposto un ruolo un po' diverso, quello di fornire contenuti capaci di integrare, di supportare il lavoro delle scuole e di essere utilizzati anche nel lavoro quotidiano in aula.
Non è un caso che già di quelle primissime esperienze facesse parte non solo la lezione radiofonica o televisiva, ma anche l'idea dei gruppi d'ascolto, cioè l'idea di lavorare prima e dopo la trasmissione televisiva su quei contenuti per cercare di utilizzarli al meglio, di approfondirli.
Questa idea di costruire e proporre contenuti integrativi è un'idea che conserva anche oggi il suo interesse, ed è quello che probabilmente può servire di più anche all'interno del nuovo ecosistema digitale, proprio per il lavoro con la didattica digitale integrata.
Tra i temi trattati nelle puntate di Scuola News, abbiamo affrontato spesso il rapporto tra didattica a distanza e mondo della scuola riflettendo su quanto alcune delle esperienze che stiamo facendo in questo periodo possano essere utili anche a ripensare metodi e strumenti di insegnamento: al riguardo abbiamo chiesto il parere di Antonio Fini, dirigente scolastico presso Istituto Comprensivo Sarzana.