Speciale Legalità: parla Nicola Gratteri
Io voglio che i ragazzi prendano consapevolezza
Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria: “Abbiamo bisogno di una scuola a tempo pieno, dove i ragazzi stiano il più possibile a scuola. Perché, quando vanno a casa, in una casa normale mediamente stanno davanti al televisore a vedere trasmissioni stupide e a vedere un mondo che non è quello reale, che non è quello di quando poi saranno adulti, stanno davanti a facebook, davanti internet ore intere e non studiano. Se provengono da una famiglia mafiosa, vanno a casa e si nutrono di ideologia, di modo di pensare, di quell’humus mafioso. Quindi abbiamo bisogno di una scuola in cui la mattina si insegnino gli strumenti per capire il mondo degli adulti e il pomeriggio ci si educhi a stare assieme. E poi questa è la ricetta del lungo periodo. Iniziando da oggi, abbiamo bisogno di vent’anni per vedere risultati.”
“Vado nelle scuole da più di vent’anni, cerco di parlare ai ragazzi e mettere nella testa il tarlo del dubbio, spiegando che non è conveniente delinquere, che non è conveniente fare gli ‘ndranghetisti, perché chi entra in ‘ndrangheta pensando di arricchirsi, pensando di acquisire potere, entra morto di fame e ne esce morto. Un ragazzo che porta 5-6 kg di cocaina a Milano, Torino o Bologna guadagna 2.000-3.000 euro. Ma, attenzione! Questo ragazzo che fa tanti viaggi, all’8° o al 10° viaggio viene arrestato [...]: il reato prevede una pena che va dai 20 ai 30 anni. Al netto questo giovane si farà 10 -15 anni.”
“Noi abbiamo dei dati in cui, nei paesi a più alta densità mafiosa […] c’è il più alto consumo di psicofarmaci. Quindi, come vedete, in queste famiglie - dove apparentemente c’è il luccichio del denaro, il fuoristrada, l’Audi A3 - in realtà dentro c’è grande tristezza, c’è infelicità.”
“La prima cosa che spiego ai ragazzi è quella di lasciare l’università quando vedono che al primo anno, alle prime materie, non si danno materie o si danno una o 2 materie e non si riesce ad andare oltre il 18/20. E gli dico: ‘lasciate stare l’università, non fa per voi’. Laurearvi dopo 7 -8 -10 anni con la media del 20 non vi serve, siete già fuori mercato. Fra 10 anni voi sarete destinati a stare dietro le porte di faccendieri, galoppini, portaborse di politici che vi prometteranno posti di lavoro che non potranno dare nemmeno ai loro figli. E quindi non perdete la vostra dignità, conservate la vostra dignità, conservate il vostro sorriso. Magari costruite una serra sulla terra che vostro nonno ha lasciato a vostro padre [...]. Si guadagna bene; vi consente di mantenere la vostra dignità e riuscirete ad essere indipendenti dal punto di vista economico.”
"Se io fossi nato in una casa di ‘ndranghetisti, oggi sicuramente sarei un capo mafia. Dipende molto dai genitori. Io sarò grato a vita ai miei genitori per gli insegnamenti che mi hanno dato.”
“Quando ho vinto il concorso in magistratura, per caso ero messo bene in graduatoria e quindi ho potuto scegliere di andare a lavorare a Sanremo, a Milano, a Torino, a Venezia. E ho scelto invece la Calabria perché volevo fare qualcosa di concreto per la mia terra. Già allora pensavo di fare indagini, di lavorare il più possibile, di portare più risultati possibili e di cercare in tutti i modi di arginare il fenomeno mafioso.”
“Il lavoro che faccio io è un lavoro molto bello, bellissimo, emozionante. [...] 20 anni fa ero un po’ ottimista [...], anche perché 20 anni fa c’era l’attenzione, c’era un grande fermento in Italia. C’era gente, come Falcone, Borsellino… Oggi io non penso, non mi sento pessimista: mi sento realista. Oggi io descrivo nei miei libri, nelle mie interviste, il mondo che vedo, ciò che vedo all’interno del pianeta giustizia. Io voglio che i ragazzi prendano subito, immediatamente consapevolezza di quella che è la realtà, in modo tale che loro si attrezzino culturalmente per non essere fregati dagli adulti.”
“Nella mia attività di p.m. - attraverso le mie indagini, le intercettazioni, e grazie alla professionalità di polizia giudiziaria di prim’ordine - siamo riusciti a catturare oltre 170 latitanti. Tra questi mi è capitato di intercettare, di arrestare quindi, i più grossi latitanti, i più grossi boss patriarchi della ‘ndrangheta. [...] Io non sono per l’umiliazione della persona: chiunque essa sia, anche il peggiore delinquente, deve essere rispettata.”