Articolo 7

Le parole del nuovo millennio

Durante il dibattito costituente, tra il 1946 e il 1947, una questione sarà decisiva, cioè la questione dei rapporti tra Stato e Chiesa. Le forze politiche rappresentate nella Costituente, in teoria, non dovrebbero avere su questo una particolare esitazione, e sia i socialisti che i comunisti e le antiche forze repubblicane e liberali potrebbero avere buoni motivi per ritenere superabile e superato il concordato Gasparri-Mussolini del ’29 che, come scrisse Alcide De Gasperi, aveva rappresentato il momento in cui il fango del cocchio dei vincitori schizzava sui vinti antifascisti. Al tempo stesso la Democrazia Cristiana aveva buone ragioni invece per fare in modo che la difesa di quello che era l’assetto stabilito dai Patti evitasse quello che poteva essere una catastrofe per la democrazia italiana, cioè una nuova estraneità della Chiesa al momento fondante della nazione, non più nel suo aspetto territoriale come nel 1861-1870, ma nel suo aspetto democratico e sostanziale. In questa operazione un ruolo decisivo verrà giocato da Giuseppe Dossetti, canonista della Cattolica, ex capo partigiano, vicesegretario della DC, a cui Alcide De Gasperi affida il lavoro alla Costituente. E Giuseppe Dossetti si batterà perché in Costituzione, addirittura nei principi fondamentali, vengano incorporate due cose: venga incorporata un’affermazione ampia sulla libertà religiosa, molto più ampia di quello che il magistero cattolico vigente ammetteva, che sarà nell’articolo 8. E poi l’articolo 7, con il quale venga stabilito il principio della bilateralità delle relazioni tra lo Stato e la Chiesa, come istituzioni dotate ciascuna di una propria originarietà, che non derivano l’uno dall’altro la propria legittimazione. Alcide De Gasperi voleva che almeno in quell’articolo non si usasse l’espressione Patti lateranensi, ma si usasse l’espressione, con la minuscola, patti vigenti. Invece Giuseppe Dossetti e Palmiro Togliatti concorderanno su questa formula votata dai comunisti, con l’opposizione dei socialisti e degli altri, e che è entrata nella Costituzione, che come poi si è visto nel corso del tempo, non ha rappresentato una costituzionalizzazione del concordato (tant’è che il concordato è stato riformato da Agostino Casaroli e Bettino Craxi negli anni Ottanta) ma rappresenterà al contrario un tentativo di sancire il diritto/dovere di una componente importante della società italiana, come la Chiesa, a condividere e a essere parte dei principi fondanti della democrazia. Forse anche quell’articolo così discutibile e così discusso a qualcosa di questo genereha potuto servire.