Benvenuti in casa Ba - Caccia al tesoro
Unità 13 - Livello A1
Che cos’è un tesoro? Un oggetto prezioso, un luogo incantevole, una persona amica, un atto d’amore? Il gioco che propone Salif a Caserta costringe tutti i nostri amici a questa ricerca. Per Anna niente è più prezioso della capacità di pensare e progettare opere magnifiche come la Reggia di Caserta; per Fela è l’acqua, utilizzata per le bellissime fontane della Reggia ma soprattutto elemento indispensabile per la vita; per Olga è il suo amore per Salif, a cui regala uno splendido cuscino intessuto a Borgo San Leucio, secondo l’antica tradizione della seta casertana. Per Salif un tesoro può essere anche un nuovo amico, Jean Bilongo, che gli racconta la sua storia dall’Africa alla Campania.
SCENA 1 – CASERTAVECCHIA – PIAZZA DELLA CATTEDRALE SALIF: Bene, è arrivato il momento di scoprire i tesori… ANNA: Comincio io! Il mio tesoro l’ho trovato alla Reggia! È la capacità di pensare in grande! E immaginare cose bellissime! Quando la scopriamo, dobbiamo raccontarla agli altri… ricordarla… per questo… l’ho scritto sul Curiosario! FELA: Per me il tesoro è l’acqua che è preziosa in tutto il mondo ed è bellissima da vedere. SALIF: Per me il tesoro sono l’accoglienza e la solidarietà tra persone di paesi diversi con mentalità diverse, unite dal desiderio di dare valore e dignità alla vita anche attraverso il lavoro. FELA: Tocca a te, Olga! OLGA: Ma… io, ragazzi, non ho trovato un tesoro… in realtà non l’ho neanche cercato perché… beh… forse un tesoro ce l’ho già… però, mentre voi eravate in giro anch’io sono andata a scoprire i segreti di questa bella città… e ho saputo che la seta prodotta qui a Caserta è conosciuta in tutto il mondo. Ecco, amore, non sarà un tesoro, ma è una cosa molto bella! alcune ore prima…
SCENA 2 – CASERTAVECCHIA – CASTELLO SALIF Ho letto molto su Caserta in treno FELA: Ma questa è Casertavecchia! SALIF: Giusto, Fela! Questo è l’antico borgo. Vedi, è costruito in alto, così gli abitanti potevano difendersi dai nemici… OLGA: Interessante! E sapete che Caserta un tempo era la capitale di una grande provincia, che si chiamava Terra di Lavoro? FELA: Curioso! SALIF: A proposito di curiosità… a Caserta c’è anche qualche mistero… ANNA: Mistero? Dimmi quale! Lo sai che adoro i misteri! SALIF: Beh, per esempio la leggenda delle galline dalle uova d’oro FELA: Cosa? SALIF: Già… galline che fanno le uova tutte d’oro! ANNA: Figurati! SALIF: Secondo la leggenda si nascondono qui al Castello… FELA: No. Non ci credo! ANNA: Ma Fela! È ovvio che è una leggenda! FELA: No! Peccato! OLGA: Però… possiamo trasportare questa leggenda nel presente e organizzare una bella caccia al tesoro! ANNA: Bello, come si fa? OLGA: Beh, ognuno cercherà di trovare un tesoro, o meglio, una cosa bella, che per noi ha valore… qualcosa che possiamo portare sempre con noi… e poi più tardi possiamo condividere i nostri tesori! ANNA: Io ho già un’idea, vado alla Reggia di Caserta. Cosa è meglio di una reggia piena di meraviglie per trovare un tesoro? Fela, mi accompagni? Però andiamo subito, l’ultimo ingresso è alle quattro e voglio vedere bene tutto… FELA: Ma c’è tempo… è l’una! Io volevo dare un’occhiata… e se c’è davvero qualche gallina? poco dopo… SCENA 3 – REGGIA DI CASERTA ANNA: Questa è la fontana di Venere e Adone! FELA: Forte! È davvero bella! ANNA: Sai che è uno dei palazzi più grandi d’Italia? Ci sono 1200 stanze! FELA: Che meraviglia i giochi d’acqua! Secondo me l’acqua può essere un tesoro… pensi che possiamo fare il bagno nelle piscine? ANNA: Sei matto? Guarda che lo dico ai custodi! FELA: Ma fa caldo! Uffa! Come sei noiosa! FELA: Che ore sono? ANNA: Sono le tre meno e un quarto FELA: E’ un po’ che camminiamo… ci riposiamo? ANNA: D’accordo. FELA: Allora… hai trovato il tuo tesoro? ANNA: No, però… FELA: Cosa scrivi? ANNA: Appunti per il mio tesoro. ANNA: Pronto, mamma, dimmi… OLGA: Dove state? ANNA: Siamo alla Reggia
SCENA 4 – Casertavecchia – caffè all’aperto su piazza OLGA: Ah… deve essere bellissima… noi siamo ancora a Casertavecchia… ANNA: Poi dove andate? OPLGA: Non so, stiamo decidendo dove andare... ANNA: Perché non andate a curiosare nell’artigianato? Ho letto qui alla reggia che Caserta è famosa per la seta… senti: Ferdinando IV volle creare una città industriale che chiamò "Ferdinandopoli", dove avviare riforme sociali e un progetto di produzione e lavorazione della seta. Oggi si chiama Borgo San Leucio… perché non ci andate? OLGA: Eh, buona idea! SALIF: Mi passi Fela? OLGA: Anna? Anna? ANNA: Dimmi! OLGA: Senti, Salif vuole parlare con Fela ANNA: Okay. Te !o passo. OLGA: Okay. Ciao. ANNA: Ciao. SALIF: Fela? FELA: Si zio? SALIF: Dove hai detto che ha lavorato il padre di quel tuo amico? A Castelvolturno? Aspetta, lo scrivo… Bene, grazie… ciao, divertitevi! Fela mi ha detto che a Castelvolturno c’è un centro che si chiama Fernandes, dove aiutano gli immigrati appena arrivati… c’è stato anche il padre di un suo amico… voglio andare a informarmi… vuoi vedere che vinco io la caccia al tesoro? OLGA: Salif, ma vuoi vincere per forza? Allora io vado a conoscere meglio l’antica lavorazione della seta… SALIF: Va bene…
SCENA 5 – BORGO DI SAN LÈUCIO OLGA: Buongiorno! Posso chiederle un’informazione? AGOSTINO TENGA: Dica! OLGA: Senta, volevo chiederele qualcosa sulla seta di Caserta… mia figlia ha letto di Fernandopoli… cos’è esattamente? AGOSTINO: Ferdinandopoli è la città ideale, voluta da Ferdinando IV di Borbone per creare una città proprio per la produzione della seta con un proprio regolamento, con propri diritti e doveri. OLGA: Proprio qua? AGOSTINO: Proprio qui, a San Leucio e al Belvedere qui c’è proprio una fabbrica di seta che recupera esattamente quello che si faceva tre secoli fa. OLGA: E perché è particolare la vostra seta? AGOSTINO: Particolare perché tutta fatta a mano, con degli accorgimenti, con delle macchine specifiche, volute da Ferdinando IV di Borbone. OLGA: Mi può far vedere il laboratorio e la fabbrica? AGOSTINO: Certo. Con molto piacere. OLGA: Grazie! OLGA: Questi sono gli antichi macchinari, no? AGOSTINO: Si. Sono gli antichi telai che sono stati restaurati, riprodotti fedelmente come erano tre secoli fa e si è iniziato qui un recupero della tradizione serica con tutta una serie di disegni recuperati e ogni telaio ha una sua produzione specifica diversa: un telaio per coperte, per lampasso, per velluto, per tableau. Quindi esattamente riproponiamo quello che c’era tre secoli fa in questo esperimento, in questa tradizione. OLGA: Vorrei fare un regalo a mio marito, il giorno del suo compleanno eravamo già in viaggio e non sono riuscita a fargli una sorpresa… ma per lui ci vuole qualcosa di speciale… magari tessuto da me… come funziona? AGOSTINO: È una tecnica un po’ particolare, molto manuale, quindi c’è bisogno di un buon allenamento. OLGA: C’è questa corda che si deve tirare… AGOSTINO: Si. Deve essere tutto sincronizzato, mani e piedi, per poter far partire la navetta con il filo di seta. OLGA: Posso provare io? AGOSTINO: Se vuole. OLGA: Proviamo… oh, è difficile! Potrei farlo trenta volte e non impararlo mai! Come si fa a imparare questo mestiere? AGOSTINO: Beh, innanzitutto c’è bisogno di buona volontà e poi sull’attività proprio di questo recupero l’Amministrazione ha puntato su dei corsi di formazione per avvicinare i giovani a questo mestiere che è rimasto un po’ desueto e se l’attività comincia ad avere un suo indotto è chiaro che ci saranno anche altri sbocchi anche a livello europeo. OLGA: Il maestro… AGOSTINO: Il maestro è quello che poi farà il supervisore perché è l’unico che ha messo a punto tutta l’attività e il recupero di questi telai ed è quello che poi ha vissuto qui dalla gioventù fino ad adesso, qui in questa fabbrica per poterla poi dopo recuperare. OLGA: Questo è anche un museo, giusto? AGOSTINO: Questo è essenzialmente un museo, un museo che è anche vivo perché qui abbiamo ricostruito questi telai. OLGA: Quello che mi interessava è che da questi corsi di formazione potrebbe arrivare anche di nuovo una produzione… AGOSTINO: Certo. L’attività vera e propria è questa: recuperare questi telai principalmente per avvicinare i giovani a questo mestiere ma anche per recuperare la produzione di tre secoli fa, altamente artigianale. OLGA: È stato veramente gentile ad avermi dato tutte queste informazioni. La ringrazio. AGOSTINO: Grazie a lei! OLGA: Buongiorno! nel frattempo…
SCENA 6 – CASTELVOLTURNO – CENTRO FERNANDES SALIF: Ho saputo dell’esistenza di questo Centro grazie ad alcuni amici di mio nipote. Grazie Jean, di aver voluto incontrarmi per darmi qualche informazione. JEAN BILONGO: Non mi sorprende che qualche amico di tuo nipote ti abbia parlato del Centro Fernandes perché ormai su questo territorio è una realtà consolidata. Io direi forse in tutto il territorio campano. Il Centro Fernandes sorge er volontà della Diocesi di Capua nel 1996. Viene ristrutturato e viene adibito a Centro di accoglienza per immigrati. Oggi ha una capienza di 40 posti letto. Offre una serie di servizi che vanno dall’accoglienza, il posto letto basilare, al pasto. Vanno dalla consulenza legale all’assistenza sanitaria, vanno dall’assistenza odontoiatrica alla consulenza fiscale e quindi è una serie di attività che accompagnano i primi passi degli immigrati quando arrivano da queste parti. SALIF: Ma tu quando lavori in questo Centro? JEAN: La mia storia con il Centro Fernandes è una storia un po’… è molto complessa nel senso che anch’io sono venuto in questa struttura nel lontano 1999. Eravamo a pochissimi giorni dal 2000 quando arrivai in Italia e venni qui per chiedere accoglienza un po’ come tutti quanti. Io ricordo quella sera, faceva freddo, molto freddo. Però c’era un contrasto che ricorderò sempre tra il freddo dell’esterno e il calore degli operatori della struttura. Quindi io ho cominciato così, andavo a lavorare fuori, aiutando un muratore o come collaboratore domestico occasionale, bracciante agricolo, poi ho cominciato ad avere questo rapporto di fiducia con il Centro Fernandes quindi ho cominciato ad aiutare nella sede didattica nell’apprendimento della lingua italiana. Nel frattempo ero studente di Lingue e quindi ho una certa facilità nel rapporto didattico…aiutavo gli altri nel rapporto didattico con il professore… man mano ho cominciato a fare dei passi fino a diventare mediatore culturale. SALIF: Ma mi dici una cosa? Gli immigrati che accogliete in questo Centro… qual è il settore in cui lavorano? JEAN: Gli immigrati che vivono in questo territorio svolgono attività lavorativa nella pastorizia o nell’edilizia o nell’agricoltura. SALIF: Grazie, Jean! più tardi…
SCENA 7 – CASERTAVECCHIA – PIAZZA DELLA CATTEDRALE SALIF: Bene, è arrivato il momento di scoprire i tesori… ANNA: Comincio io! Il mio tesoro l’ho trovato alla Reggia! È la capacità di pensare in grande! E immaginare cose bellissime! Quando la scopriamo, dobbiamo raccontarla agli altri… ricordarla… per questo… l’ho scritto sul Curiosario! FELA: Per me il tesoro è l’acqua che è preziosa in tutto il mondo ed è bellissima da vedere. SALIF: Per me il tesoro sono l’accoglienza e la solidarietà tra persone di paesi diversi con mentalità diverse, unite dal desiderio di dare valore e dignità alla vita anche attraverso il lavoro. FELA: Tocca a te, Olga! OLGA: Ma… io, ragazzi, non ho trovato un tesoro… in realtà non l’ho neanche cercato perché… beh… forse un tesoro ce l’ho già… però, mentre voi eravate in giro anch’io sono andata a scoprire i segreti di questa bella città… e ho saputo che la seta prodotta qui a Caserta è conosciuta in tutto il mondo. Ecco, amore, non sarà un tesoro, ma è una cosa molto bella! È per te! Tessuto secondo l’antica tradizione della seta casertana. Ti amo! SALIF: Non dirmi che l’hai fatta tu, con le tue mani… OLGA: Beh, no… con le mani no… ma con il cuore si… continua…