Benvenuti in casa Ba - Esperienze di volontariato
Unità 1 - Livello B2
SCENA 0
OLGA: Insisto…
ANNA: No, è meglio il mio!
FELA: So io cosa ci vuole per la nonna!
SALIF: Allora… volete ascoltarmi?
FELA: Ecco qui
SALIF: Cosa?
Alcuni giorni prima…
SCENA 1
“... Dunque, dopo una ricerca sulla domanda in Italia di “turismo responsabile” verso il Senegal è nato il Progetto Senegal, che attraverso il contributo dei migranti di questo paese vuole promuovere lo sviluppo di una delle nazioni più importanti dell'area sub-sahariana”.
OLGA: Amore… studi ancora?
SALIF: Sì, devo scrivere una relazione…
OLGA: Ti piace proprio questo corso, eh?
SALIF: È stato molto utile… mi sono venute delle nuove idee… senti …
OLGA: Ho capito…Salif, lo so
SALIF: Hai capito?
OLGA (a Mansur) Perché non vai a giocare dai, vai a giocare agli aeroplanini, vai
(a Salif) Anzitutto hai il viso che parla, si vede tutto quello che pensi…
SALIF: Davvero?
OLGA: Sì. E inoltre… so bene che hai nostalgia del Senegal…
SALIF: È vero…
OLGA: E infine… questo corso ti appassiona troppo… capisco che hai in mente qualcosa…
SALIF: Vorrei incontrare qualcuno, magari un esponente della Comunità di Sant’Egidio… per parlare dell'impegno culturale che sta dietro a questo progetto... al di là di quello pratico…
OLGA: Quindi, sì! Devi andare in Senegal
SALIF: Olga! Sei fantastica! Sapessi come è importante per me…
OLGA: Lo capisco…
SALIF: Quando penso al Senegal e a quello che posso fare io, oggi, per il mio Paese, mi torna alla mente il mio passato…
SALIF: Dopo il liceo ho lavorato con mio zio, che faceva il sarto… ma a vent’anni ho capito che dovevo cercare fortuna… sono venuto in Italia e ho lavorato in uno stabilimento balneare…
OLGA: Queste cose non me l’hai mai raccontate!
SALIF: Beh… facevo un po’ di tutto… poi ho lavorato come venditore ambulante, con un permesso di soggiorno come lavoratore autonomo… poi sono tornato in Senegal e lì ho capito qual era il mio desiderio…
OLGA: Il tuo negozio equo e solidale…
SALIF: Sì. Volevo far conoscere il Senegal qui in Italia… il mio sogno si è realizzato… poi ho incontrato te! Olga! E ti risposerei mille volte!
OLGA: E’ passato così tanto tempo… e oggi c’è Mansur!
SALIF: Ecco.. Mansur… dunque, Olga,… volevo dirti…
OLGA: Qualche problema con Mansur?
SALIF: No no… però Mansur non è mai stato in Senegal…
OLGA: Si però prima o poi…
SALIF: Perché “poi”? Se io vado, lui può venire con me… così lo presenterò a tutta la famiglia
OLGA: Tu vai lì per lavoro…
SALIF: Lui può stare con Mariama…
OLGA: Non voglio creare problemi a Mariama…
SALIF: Scusa, Mariama è mia sorella…
OLGA: Ma la scuola?
SALIF: staremo via solo un mese… insomma: non ci saranno problemi, secondo me!
OLGA: Devo pensarci, non posso stare lontana da Mansur!
SALIF: Abbiamo tempo per pensarci…
OLGA: Lo so, lo so… sono fatta così… lasciami un po’ di tempo…
Nel frattempo…
SCENA 2
ANNA: Karim! Così la panna impazzisce! Non vorrai rovinare la mia rozata, è il mio dolce croato preferito!
KARIM: Ma no! Si monta meglio così!
ANNA: E poi basta con questi frullini elettrici! Prendi la frusta a mano!
KARIM: Ma che scherzi? Con quella ci metti due ore!
ANNA: L’elettricità… bisogna risparmiarla!
KARIM: Oh santa pazienza… e va bene, usiamo la frusta a mano!!
ANNA: Bravo!
KARIM: Senti, quando progetterai le tue case hai pensato a come risolvere il problema dell’energia?
ANNA: Le case che sogno io produrranno energia…
KARIM: Ti è arrivata quella risposta?
ANNA: Ancora… ma ho fatto il colloquio solo dieci giorni fa…
KARIM: Se ti assumono dovrai partire…
ANNA: Questa società costruisce case solo in Svizzera…
KARIM: E io qui, in negozio!
ANNA. Ma dai che è un bel lavoro… almeno finché non troverai il tuo di lavoro…
KARIM: E mi domando quando lo troverò il mio lavoro… quello per cui ho studiato…
ANNA: Non scoraggiarti… infondo abbiamo appena iniziato a cercare…
KARIM: Vedrai che tu lo troverai presto… prima di tutto sei bravissima…
ANNA: Anche tu!
KARIM: E poi nel tuo campo forse è più facile… boh
ANNA: Pazienza, Karim, pazienza! Arriverà anche il tuo tempo!
KARIM: Dobbiamo essere realisti, Anna, non sarà facile!
ANNA: Va bene, ma non scoraggiarti! E poi vedila così: almeno hai un piccolo lavoro, grazie a Salif!
KARIM: Forse hai ragione… Anna, amore, guarda
SCENA 3
FELA: Luis… ma tu non studi! se suoni così non avremo mai un nostro gruppo!!
LUIS: Hai ragione, sono distratto…è che penso a altre cose
FELA: A cosa?
LUIS: Devo decidere l’argomento per la mia tesi...
FELA: Parli sempre di mediazione culturale, vuoi essere utile a chi arriva da un paese di lingua spagnola come te e ha bisogno di una mano…
LUIS: Infatti…
FELA: Puoi pensare a una tesi su un argomento vicino ai tuoi interessi…
LUIS: Beh, veramente… pensavo a una tesi sul volontariato… che ne dici?
FELA: Prima di tutto è un’ottima idea, inoltre penso che sia anche molto originale… e per ultima cosa… sicuramente ti darà l’occasione di incontrare persone interessanti che fanno volontariato…
Entra Karim
KARIM: Scusate, ragazzi! Posso dire una cosa?
FELA: Ma certo, Karim!
KARIM: È pronto il dolce!
LUIS: Bene!
FELA: Chi l’ha fatto? Tu o Anna?
KARIM: Beh… diciamo che…
FELA: Ho capito! Ha diretto Anna i lavori!!
Il giorno dopo…
SCENA 4
ANNA. Mansur!! Aspetta… non devi girare il latte con le dita…
FELA: Anna! Dove sono i cereali al cioccolato?
ANNA: Ma basta con questo cioccolato!!!
FELA: Ho fame…
ANNA: Mangia un po’ di frutta… MANSUR dai, vai giocare di là!!!
FELA: Già mangiata la frutta.
ANNA: Hai visto la posta oggi?
FELA: Ancora no, arriverà più tardi. Perché?
ANNA: Niente, aspettavo una cosa…
FELA: Ah, e cosa?
SALIF (entrando) Ragazzi, scusate… posso dire una cosa?
FELA: Certo zio!
ANNA: Se vuoi dire a Mansur di mangiare come un bambino normale e non come un cucciolo affamato, fai pure!
SALIF: Avrete qualche giorno per fare colazione in pace…
FELA: Perché?
ANNA: Va in collegio?
SALIF: Ho un certo progetto in Senegal e lui viene con me
ANNA: E la mamma cosa dice?
SALIF: Ehmm… diciamo che ci sta pensando su… Comunque vi volevo chiedere qualcosa… Fela, tu lo sai, quando andiamo giù a casa bisogna portare dei regali importanti…
FELA: Eh… un bel problema…
ANNA: Beh facile! Un buon cibo italiano… una confezione regalo di spaghetti?
FELA: Gli piacciono eccome… ma glieli ho già portati io!
ANNA: Una marmellata…
SALIF: In aereo però…
ANNA: La metti nella valigia!
FELA: Una bella caffettiera?
ANNA: La napoletana! La tradizione italiana per un buon caffè senegalese!
SALIF: Posso parlare?… la zia purtroppo non beve caffè!
ANNA: E vabbè, Salif, lo preparerà per lo zio!
SALIF: Per lo zio!
Poco dopo…
SCENA 5
OLGA: Giulio, che ne dici del nuovo logo per la rubrica delle interviste?
GIULIO: Molto carino!
OLGA. Va bene come idea? Per “Il Pianeta è Uno” è importante l’idea di collaborazione tra popoli diversi…
GIULIO: Giustissimo! Passiamolo alla grafica!
OLGA: Vado!
GIULIO: Aspetta, Olga… vorrei parlarti, puoi fermarti un secondo?…
OLGA: Certo, dimmi, Giulio.
GIULIO: Mi sembri strana da un paio di giorni…
OLGA: Beh… in effetti si, Giulio, qualcosa c’è… ma non riguarda il giornale…
GIULIO: Io non voglio impicciarmi ma se ti va di parlare…
OLGA: Salif ha seguito un corso di formazione per progetti multiculturali e adesso deve andare in Senegal per un progetto di turismo responsabile…
GIULIO: E questo ti dispiace?
OLGA. No però vuole portare anche Mansur…
GIULIO: Beh… non ci vedo nulla di male però. Come dici tu, anche Mansur appartiene a due culture, anzi tre…
OLGA: Lo so, lo so… ma il pensiero di stare senza di lui per un mese…
GIULIO: Sai cosa diciamo delle mamme italiane?
OLGA: … che sono troppo apprensive… Ecco ormai sei italiana! Anche in questo…
Nel frattempo…
SCENA 6
FELA: Niente non è in chat… non è possibile…
FELA: Io non capisco proprio che cos’ha… meglio riprendere a studiare va…
“Lo studio della lingua è molto importante per capire i rapporti tra i popoli. I Romani hanno diffuso il latino in Europa e dal latino derivano molte lingue europee come l’italiano…” anche in alcune zone dell’Africa si parlava latino! Interessante…
Nel frattempo…
SCENA 7
SALIF: In vari settori della società italiana il volontariato ricopre un ruolo molto importante. Lei, come rappresentante della Comunità di Sant’ Egidio, come definisce questo fenomeno che coinvolge tante persone?
PAOLO MOROZZO DELLA ROCCA: Io penso che le persone fanno volontariato perché essere utili senza chiedere nulla in cambio e’ bello. Bisogna distinguere però il volontariato dal fatto di occuparsi di temi sociali per lavoro. Il volontario non lo fa mai per lavoro.
Il problema del volontariato non è la mancanza di professionalità, perché i volontari sono professionali. Il problema è la cultura della paura che fa pensare ai poveri male. Invece bisogna immedesimarsi, perché sono persone come noi. Il volontario e’ una persona che e’ contenta anche perché si ribella alla cultura della paura.
SALIF:
Sono numerosi gli stranieri che fanno esperienza di volontariato?
PAOLO MOROZZO DELLA ROCCA: Sono più di quello che si pensa, perché l’integrazione non è lavorare nove ore al giorno e poi andare a dormire. L’integrazione è qualcosa di più.
È partecipare, è essere utili, essere affettivamente legati al luogo e alla società dove si vive. Noi abbiamo tantissimi stranieri che fanno con noi volontariato e sono dei grandi amici, dei grandi collaboratori.
SALIF: Io presto dovrò ritornare in Senegal per seguire un progetto di cooperazione fra l’Italia e il mio paese. Quindi sono interessato a sapere come la Comunità di Sant’ Egidio opera nei suoi vari progetti di solidarietà presenti in numerosi paesi africani.
PAOLO MOROZZO DELLA ROCCA: Lei mi parla di Africa, ma Sant’Egidio crede che esista una regione nel mondo che si chiama Eurafrica. Sono due continenti fratelli. Abbiamo tantissime comunita’ di Sant’Egidio nella maggior parte dei paesi africani, e loro operano in Africa e fanno volontariato. E poi abbiamo due grandi progetti, oltre ad altri in Africa, in diversi paesi: “Dream”, che e’ una fondazione della Comunità di Sant’Egidio per la lotta all’AIDS, che segue oggi 105.000 malati, e poi abbiamo “Bravo”, che è un grande programma di iscrizione allo stato civile delle persone, bambini ma anche adulti, e questo serve per garantire i diritti a tutti, soprattutto ai bambini di esistere e poi serve per aiutare la democrazia.
SALIF: Nei vostri progetti in Africa riuscite anche a coinvolgere quegli immigrati di quei paesi che vivono in Italia?
PAOLO MOROZZO DELLA ROCCA: Tanti immigrati lavorano qui in Italia con noi, qualcuno ci segue anche in Africa. Per esempio nel programma “Dream” abbiamo medici, infermieri africani; alcuni vivono in Africa, alcuni vengono dall’Italia e tornano nel loro paese per aiutare.
SALIF:
Io spero davvero in un futuro prossimo di collaborare con voi in Senegal. La ringrazio per il tempo che mi ha dedicato.
PAOLO MOROZZO DELLA ROCCA: Grazie. Allora ci vediamo presto.
SALIF: Senz’altro.
Il giorno dopo…
SCENA 8
SALIF: Olga…
OLGA: Dimmi, amore…
SALIF: Pensavo al negozio… non so cosa succederà con il lavoro… sai, le cose non vanno sempre bene nel commercio… ho delle nuove idee, pensavo…
OLGA: Cosa?
SALIF: Vorrei far diventare il negozio sempre più un luogo di incontro culturale… possiamo mettere più libri…
OLGA: È un’ottima idea…
SALIF: Sapevo che ti sarebbe piaciuta…
OLGA: Aspetta, Salif!
SALIF: Dimmi.
OLGA: Ci ho pensato. Va bene.
SALIF: Mansur?
OLGA: Sì.
SALIF: Non avevo dubbi, Olga… vedrai, sarà per lui una bellissima esperienza!
OLGA: Ne sono certa!
Più tardi…
SCENA 9
ANNA: Le cose con Karim, insomma, non vanno benissimo… e poi è successa una cosa…
LUCIA: Scusa, ma devo interromperti! Non sono d’accordo con te… io penso che Karim sia una persona paziente… è solo il momento…
ANNA: Ha paura che mi arrivi la proposta per uno stage di lavoro…
LUCIA: Lo capisco…
OLGA: Scusate, ragazze, ... Posso dire una parola?
ANNA: Certo, mamma, vieni!
LUCIA: Ciao, Olga!
OLGA. Dunque… è un’idea… vorrei il vostro consiglio…nel mio libro, La mia Italia… ho raccontato la nostra storia ma… non è abbastanza…
LUCIA: Olga! Il tuo libro piace a tutti quelli che lo leggono! Che cosa vuoi di più?
ANNA: La mamma è ambiziosa…
OLGA: No, figurati… anzi… l’idea è di raccontare un po’ la storia d’Italia prima di noi…
ANNA: E come vuoi farlo? Con un altro libro?
OLGA: Nooo… non posso mica fare la storica…
LUCIA: Dai, Olga, raccontaci la tua idea!
OLGA: Sai quella parete vicino al computer?
ANNA. Oh mio dio…
OLGA: Che ne dite se ci metto una bella cartina d’Italia?
ANNA. Non mi sembra un’idea originale…
OLGA: No, ma che diventa uno spazio per raccogliere tanti racconti italiani…
LUCIA: Come il libro? Le tue esperienze in Italia?
OLGA: No… l’Italia di tutti, non solo la mia… l’Italia unita!
ANNA: La tua Italia unita?
OLGA: La mia Italia unita…
ANNA: E da dove vuoi partire?
OLGA: Da Roma. Ho un bellissimo ricordo della città eterna che dal 1871 è la capitale d'Italia...
LUCIA: Quindi farai una specie di collezione…
OLGA: In un certo senso… di cose, di immagini, di suoni, di persone che hanno fatto l’Italia così com’è…
ANNA e LUCIA: SEI UN GENIO!!!!!
Poco dopo…
SCENA 10
KARIM: Ragazzi che fame!
LUIS: A chi lo dici… per prima cosa non ho pranzato… e poi sento un odorino!
KARIM: Questa è la pasta al pesto di Anna!
LUIS: Che fidanzata che hai!
Dalla cucina si sente la voce di Anna
ANNA: (voce) Karim!!! Vieni ad aiutarmi?
KARIM: La fidanzata… il mio capo…
SCENA 11
OLGA: Guarda, Salif… cosa ho trovato? Un vaso arancione con dipinti degli ulivi…
SALIF: Un vaso arancione… E ho qui un orsacchiotto consigliato da Mansur!
ANNA. Ecco, Salif… una pipa per il nonno
FELA: Non fuma!
LUCIA: Io ho trovato un soprammobile a forma di Mole antonelliana!
ANNA: e Karim un pacco di tovaglioli con disegnata la bandiera italiana…
OLGA: Insisto…
ANNA: No, è meglio il mio!
FELA: So io cosa ci vuole per la nonna!
SALIF: Allora… volete ascoltarmi?
FELA: Ecco qui, finalmente l’ho trovato!! (Fela tira fuori un lungo tubo colorato)
SALIF: COOOSAAAA?????
TUTTI: Un ombrello in Senegal ?!!
FELA: Ma se serve può usarlo anche come parasole!
Continua…
LE PAROLE DELL’ITALIANO
Parlare con gli altri è difficile. Abbiamo il diritto di esprimere le nostre idee, ma abbiamo anche il dovere di ascoltare e rispettare le idee degli altri.
Spesso, quando iniziamo un discorso, usiamo una parola che non ha un significato preciso, ma serve solo a cominciare la conversazione. Questa parola può essere allora, come dice Salif:
SALIF: Alloraaaa… volete ascoltarmi?
Oppure può essere dunque, come dice di nuovo Salif:
SALIF: … Dunque, Olga,… volevo dirti…
Se dobbiamo fare un discorso un po’ lungo e vogliamo essere chiari, dobbiamo aiutare gli altri con dei segnali, cioè con delle parole e delle frasi che aiutino a seguire il discorso.
Se dobbiamo fare un discorso che prevede più parti, all’inizio useremo delle parole o frasi per cominciare, come per esempio fanno i nostri amici:
OLGA: Anzitutto hai il viso che parla, si vede tutto quello che pensi…
KARIM: … Prima di tutto sei bravissima…
ANNA:….. ….Anche tu
Quando diciamo anzitutto, prima di tutto, per prima cosa, in primo luogo, chi ci ascolta capisce che lì inizia la prima parte del nostro discorso. Poi, il discorso continuerà con una seconda parte. Le parole per aprire questa seconda parte, per collegare questa seconda parte alla prima sono poi, inoltre, in secondo luogo.
LUIS: … per prima cosa non ho pranzato… e poi sento un odorino!
OLGA: E inoltre… so bene che hai nostalgia del Senegal…
Quando arriviamo all’ultima parte del discorso, diciamo per ultima cosa o infine:
OLGA: E infine… questo corso ti appassiona troppo…
Sentiamo come Fela segna le parti del suo discorso: Prima di tutto..., inoltre..., per ultima cosa...:
FELA: Prima di tutto è un’ottima idea, inoltre penso che sia anche molto originale… e per ultima cosa… sicuramente ti darà l’occasione di incontrare persone interessanti che fanno volontariato…
In alcuni casi, quando il nostro discorso arriva a una conclusione precisa, allora diciamo insomma:
SALIF: … insomma: non ci saranno problemi, secondo me!
Quell’insomma significa: “Dopo tutto quello che ho detto, ecco la conclusione”.
Se vogliamo entrare in una conversazione già iniziata, non possiamo interrompere il discorso degli altri, dobbiamo aspettare il nostro turno o almeno dobbiamo chiedere il permesso di parlare, proprio come fanno Karim, Olga e Salif:
KARIM: Scusate, ragazzi! Posso dire una cosa?
OLGA: scusate, ragazze... Posso dire una parola?
SALIF: Posso parlare?… la zia purtroppo non beve caffè!
Sentito? Prima di parlare, dobbiamo chiedere: posso dire una cosa?, posso dire una parola? posso parlare?, oppure vorrei aggiungere una cosa. Se proprio dobbiamo interrompere le parole degli altri, dobbiamo chiedere scusa, come fanno Salif e Lucia:
SALIF (entrando) Ragazzi, scusate… posso dire una cosa?
FELA: Certo zio!
OLGA: Non voglio creare problemi a Mariama…
SALIF: Scusa, Mariama è mia sorella…
ANNA: … e poi è successa una cosa…
LUCIA: Scusa, ma devo interromperti! Non sono d’accordo con te…
I nostri amici hanno adoperato due verbi importanti: devo e posso. Vi ricordate questi due verbi irregolari? Se non ve li ricordate, ascoltate:
OLGA: Devo pensarci,
ANNA. … non devi girare il latte con le dita…
KARIM: Dobbiamo essere realisti, Anna, non sara’ facile
OLGA: .........non posso stare lontana da Mansour!
GIULIO: Aspetta, Olga… vorrei parlarti... Puoi fermarti un secondo?…
SALIF: ............possiamo mettere più libri...
Il presente di potere fa: io posso, tu puoi, lui o lei può, noi possiamo, voi potete, loro possono; il presente di dovere fa io devo, tu devi, lui o lei deve, noi dobbiamo, voi dovete, loro devono.
[Vi ricordate…]
Prima Giulio, il capo di Olga, ha detto “Vorrei parlarti”. Quel vorrei, insieme a volevo, è uno dei modi di chiedere qualcosa in modo gentile. Ve ne ricordate? Ne abbiamo parlato nella puntata 1 della II serie, quando la famiglia Bà era a Firenze:
Riprendere da Le parole dell’italiano II, 1 le seguenti battute:
FELA: Buongiorno!
PANETTIERA: Buongiorno!
FELA: Vorrei dei panini e del formaggio… quale mi consiglia?
[Piccola storia dell’italiano] Sai che l’italiano deriva dal latino?
In questa puntata Fela ci ha detto che i Romani hanno diffuso il latino in Europa e che dal latino derivano molte lingue europee come l’italiano. Ed è proprio così.
L’italiano e altre lingue d’Europa come lo spagnolo, il francese, il portoghese, il rumeno e così via sono lingue neolatine. Vuol dire appunto che continuano il latino, la lingua degli antichi Romani. Un po’ meno di 3000 anni fa il latino era la lingua di una piccola comunità di pastori che vivevano in un piccolo territorio sul Tevere, il fiume che ancora oggi attraversa Roma. Dopo alcuni secoli il latino è diventato la lingua di un popolo di conquistatori: infatti Roma ha costruito un impero che comprendeva una grande parte dell’Europa e alcune terre dell’Africa e dell’Asia. Dopo l’arrivo dei Romani, i popoli che vivevano in Italia e molti popoli europei hanno abbandonato la loro lingua e hanno cominciato a usare il latino. Attenzione, però: l’italiano non continua il latino scritto,cioè la lingua di grandi poeti come Virgilio, di grandi avvocati come Cicerone o di grandi filosofi come Seneca. No: le lingue neolatine continuano il latino parlato; parlato sia dalle persone colte sia dagli analfabeti; parlato sia a Roma, la grande capitale, sia nelle zone più lontane dell’impero; parlato sia al tempo della fondazione di Roma sia mille anni dopo. Arrivederci!
LA BUSSOLA
L’assistenza sociale e le organizzazioni di volontariato
In Italia molti dedicano il loro tempo alle persone più deboli, come quelle che si trovano in difficoltà economiche, le persone anziane sole, le persone malate e disabili.
Chi lo fa presta l’assistenza sociale di cui parla la Costituzione Italiana che all’art. 38 prevede espressamente che “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.
L’assistenza sociale in Italia ha una lunga storia alle spalle, che comincia con l’Unità di Italia. Con la nascita del Regno d’Italia nel 1861, infatti, si è formata un'organizzazione amministrativa centralizzata. In questa organizzazione i Comuni avevano un'amministrazione autonoma. Ed è proprio nei territori comunali che sono nate nel 1862 le prime organizzazioni di assistenza sociale: le "Congregazioni di carità". Accanto a queste “Congregazioni”, svolgevanoattività assistenziale anche le Società di mutuo soccorso, le associazioni e le organizzazioni private, la rete assistenziale della Chiesa e le Ipab, le Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. Successivamente, nei primi anni del Novecento, l’assistenza l’hanno fatta soprattutto i grandi Enti assistenziali statali, ma negli anni ’70 con l’istituzione delle Regioni, molte competenze in materia assistenziale sono state decentrate e il ruolo dei Comuni è diventato di nuovo più importante.
Oggi, è il Comune che organizza e gestisce i servizi sociali, secondo i principi generali contenuti nelle leggi adottate dalle Regioni.
Ma a chi spetta l’assistenza sociale e, soprattutto, cosa garantisce?
L’assistenza sociale spetta ai cittadini italiani, ai cittadini di Stati dell’Unione Europea e ai loro familiari e agli stranieri titolari di carta di soggiorno o di permesso di soggiorno di durata non inferiore a un anno, e anche ai minori iscritti nella loro carta di soggiorno o nel loro permesso di soggiorno. Ai profughi e agli apolidi sono garantite le misure di prima assistenza.
Lo Stato Italiano, le Regioni, e i Comuni, secondo i principi generali contenuti nella legge quadro sull’assistenza sociale (n. 328 del 2000 ), provvedono a dare ai bisognosi sussidi (cioè aiuti) economici e servizi sociali.
Pensiamo ad esempio, agli assegni familiari e di maternità, all’assegno per il nucleo familiare con tre figli minori, all’asilo nido, alle mense scolastiche, alle borse di studio, alle agevolazioni per le tasse universitarie, alle indennità e all’accompagnamento per anziani, alle social card, ai pasti a domicilio, al telesoccorso e ai servizi di accoglienza nelle strutture per la terza età, all’ospitalità nelle case di riposo o nelle case famiglia.
Per usufruire di queste prestazioni è necessario rivolgersi al Comune di residenza, presentare la domanda, compilando la “Dichiarazione sostitutiva unica”, nella quale si documenta la propria situazione economica e sociale.
Nel campo dell’assistenza sociale hanno un ruolo importante anche le organizzazioni private di volontariato. Una delle piu’ importanti e’ la Comunità di Sant'Egidio.
Come abbiamo visto sono considerati organizzazioni private di volontariato tutti quegli organismi liberalmente costituiti che svolgono un'attività senza fini di lucro (cioè non per guadagnare) e solo per fini di solidarietà e che si avvalgono - in modo determinante e prevalente - delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri aderenti, chiamati appunto volontari. I servizi erogati sono gratuiti.
Insert scena 9 docu fiction
1 domanda intervista a Paolo Morozzo della Rocca, Comunità Sant’Egidio
(Cultura della paura)
Per svolgere la loro attività queste organizzazioni utilizzano soprattutto il denaro donato dagli associati, dai privati, dagli enti pubblici, da organismi internazionali.
Molte organizzazioni di volontariato promuovono i diritti civili nel settore dell’immigrazione, dando informazioni e assistenza agli immigrati, e organizzando e facendo corsi di formazione gratuiti per la promozione del lavoro autonomo, per la formazione di mediatori linguistici culturali, per l’insegnamento della lingua italiana e degli strumenti informatici.
Insomma l’assistenza sociale è fondamentale per migliorare la qualità della vita delle persone in difficoltà e per rendere concreto il principio di uguaglianza e non discriminazione costituzionalmente garantito (art. 3 Costituzione.)