Benvenuti in casa Ba - In Italia, in Europa
Unità 13 - Livello B1
Il giorno della discussione della tesi di Fela è vicino: la preoccupazione del ragazzo è grande ma la sua amica e ‘quasi sorella’ Anna lo aiuta a vincerla. Inoltre Teresa, da insegnante, gli spiega qualche piccolo trucco per vincere l’ansia. Olga deve intervistare Franco Rizzi, esperto di problemi del Mediterraneo e autore del libro Mediterraneo in rivolta e per la prima volta lo farà con il suo capo e amico Giulio. Ispirata dal servizio giornalistico che sta facendo, la nostra giornalista decide di mettere la bandiera italiana e quella croata al centro del Mediterraneo, simboli di una cultura, la mediterranea appunto, che rappresenta una nuova unità tra tante nazioni. Finalmente arriva il grande giorno: Fela si laurea! La sua famiglia, e soprattutto suo zio, sono orgogliosi di lui e riescono persino a far arrivare sua madre Mariama dal Senegal per l’occasione. La festa riunisce tutti gli amici e Anna ha preparato per il suo ‘fratellone’ un regalo davvero speciale…
SCENA 0
ANNA: Ehi, ragazzi! Manca qualcosa a questa festa di laurea!
OLGA: Cosa?
ANNA: Sorpresa! (mentre sta per tirare fuori un oggetto… fermo immagine)
Alcuni giorni prima…
SCENA 1
FELA: È inutile… non so come introdurre la mia tesi… non so cosa dire…
ANNA: Fela! Come va? Sei pronto per il grande giorno? Ci saremo tutti!
FELA: No. La discussione della tesi è dopodomani ma io mi sento confuso… il professore mi chiederà di fare un’introduzione cioè di iniziare con una spiegazione della mia tesi …
ANNA: Vediamo se posso aiutarti… perché hai scelto una tesi su Léopold Sédar Senghor?
FELA: Perché volevo parlare di un uomo che è stato importante per il mio paese e per tutta l’Africa, perché mi piaceva l’idea di un poeta che è stato anche politico…
ANNA: Bene. E perché pensi che questo tuo studio su Senghor sia utile?
FELA: Perché è la riflessione di un giovane senegalese su alcuni problemi dell’Africa: il senso di appartenenza, l’orgoglio delle proprie origini…
ANNA: E allora caro Fela… la tua introduzione è già pronta!
FELA: Come?
ANNA: Basta che tu dica quello che hai detto a me ora… e sarà un successo!
FELA: Sei sicura?
ANNA: Certo, infatti ci sarò anch’io ad applaudirti!
FELA: Grazie, Anna! Ci proverò!
Più tardi…
SCENA 2
OLGA: Mi piace l’idea di realizzare uno speciale sulla cultura mediterranea…
GIULIO: Penso che ci sia molto da dire… Squilla il cellulare di Olga
OLGA : Scusami! Pronto? Salif? Come mai prima non mi hai risposto al telefono? Ah va bene… Ci vediamo a casa per cena… è già tutto pronto… ciao! Scusami… stavamo dicendo…
GIULIO: Vorrei una bella intervista a uno scrittore esperto di Mediterraneo…
OLGA: Che ne dici se intervistiamo Franco Rizzi… è appena uscita una sua pubblicazione, cioè questo libro… Mediterraneo in rivolta
GIULIO: Sì. L’ho letto. È interessante. Potremmo fargli parecchie domande sul tema del Mediterraneo…
OLGA. Provo a sentire se è disponibile allora…
GIULIO: Bene! Ah, Olga… non è mai successo ma stavolta… vorrei fare l’intervista insieme! È uno speciale importante per il nostro giornale… e sarà bello lavorare con te!
OLGA. Grazie, Giulio. Per me è un onore!
Nel pomeriggio…
SCENA 3
SALIF: Grazie, Luis. Avevo bisogno di aiuto ora che Karim è in Senegal e non volevo disturbare Fela… dopodomani è il grande giorno…
LUIS: Fela è molto emozionato…
SALIF: Il fatto è… che… scusa Luis… sono molto emozionato anch’io… mio nipote è come un figlio per me… e si laurea!
LUIS: Coraggio, Salif! Se Fela è arrivato fin qui, lo deve soprattutto a te!
SALIF: No. Lo deve alla sua forza, alla sua volontà… ecco… mi sono ripreso!
LUIS: Ho visto che stai preparando del materiale per l’associazione…
SALIF: Eh sì. Finalmente si comincia! Sono in società con un’agenzia di viaggi che vuole proporre un turismo diverso dalle solite vacanze…
LUIS: Piacerebbe anche a me andare in Senegal in questo modo… è diverso da tutti i viaggi...
SALIF: Sì è diverso, infatti noi vogliamo mostrare agli italiani il Senegal come lo vedono i Senegalesi… Beh, io ci tengo molto… non sarà facile…
LUIS: Se non ci riesci tu, non ci riuscirà nessuno!
Più tardi…
SCENA 4
TERESA: Come mai sei così concentrata Olga?
OLGA: Sto preparando una nuova intervista… per lo speciale del mese… si tratta di Franco Rizzi, un docente universitario di Storia dell’Europa e del Mediterraneo… non è facile preparare queste domande…
TERESA: Su cosa è lo speciale?
OLGA: Sul Mediterraneo. Vogliamo parlare dell’Europa e delle origini comuni con i popoli che si affacciano su questo mare…
TERESA: È vero… anche io e te siamo unite dalla nostra cultura mediterranea…
OLGA: Sì, il Mediterraneo ci unisce, infatti… guarda qui! ho messo le nostre due bandiere!
TERESA: Una giusta scelta! Paesi diversi… uniti dal Mediterraneo…
OLGA: Teresa, ricordati che dopodomani sera facciamo una piccola festicciola per Fela… è il grande giorno!
TERESA: Sì, certo. Ci sarò. Dov’è adesso?
OLGA: In camera a rileggere la tesi… è così preoccupato… e gli manca molto sua madre… non la vede da tempo…
TERESA: Lo capisco. Si prepara per una cosa importante e vorrebbe la persona più cara vicina… e Anna invece?
OLGA: Mi ha detto che cercava una sorpresa per Fela… è uscita!
Nel frattempo…
SCENA 5
Anna passeggia e curiosa tra le vetrine, scuotendo la testa, mostra di non trovare ciò che cerca.
Il giorno dopo…
SCENA 6
TERESA: Fela! Buongiorno! Come ti senti?
FELA: Se continuo così… non ci vado domani…
TERESA: Domani, quando sarai lì, passerà tutto e sarai bravissimo… ci hai lavorato tanto…
FELA: Teresa, tu che sei insegnante, dammi qualche consiglio…
TERESA: Credici. Parla a te stesso, a tuo zio che crede in te. Pensa a Senghor, che ha fatto tanto per l’Africa. E apri la bocca. Il resto verrà da sé.
FELA: Sono sicuro che è un ottimo consiglio e lo metterò in pratica!
TERESA: Perché hai quel pacco sotto il braccio?
FELA: Perché faccio fare una copia della tesi… penso che a mia madre farà piacere riceverla…
TERESA: Bravo! Per una madre, un figlio che si laurea è una grande soddisfazione!
Più tardi…
SCENA 7
GIULIO: Prof. Rizzi, lei da venti anni ha aperto un dialogo fra gli studiosi di un'importante area del mondo con l'Uni-Med, l'Unione delle Università del Mediterraneo. Quali sono le iniziative che ha realizzato?
RIZZI: Innanzitutto va spiegato che UniMed è un’associazione a cui partecipano 81 università di tutto il bacino mediterraneo e si pone come una struttura di servizio per le università, nel senso che noi favoriamo la mobilità degli studenti, la mobilità dei professori, la mobilità dei ricercatori, poi facciamo anche una serie di progetti in comune e, cosa ancora più importante, cerchiamo attraverso le università di arrivare ad una comprensione tra le due rive del Mediterraneo, tra gli uomini e le donne delle due rive del Mediterraneo, migliore di quella che normalmente si ha
OLGA: Professore, come possiamo spiegare il cambiamento geopolitico che ha sconvolto il Mediterraneo, dai paesi del Maghreb alla penisola arabica? Chi sono le persone che stanno cambiando il volto di questi paesi?
RIZZI: Io credo che questi popoli avessero innanzitutto un bisogno di essere riconosciuti in quanto tali e quindi alla base di questo movimento c’è un processo che mira alla dignità dell’uomo. Il tunisino che si è ammazzato suicidandosi nella piazza di fronte al governatorato poteva suicidarsi a casa. Normalmente il suicidio è solitario. Il suicidio che è avvenuto è stato un suicidio nella piazza come atto politico. Ha voluto mandare un messaggio estremamente importante, e da lì è nato tutto il resto: ci sono stati altri morti, altri suicidi ma questo discorso della libertà, questo discorso della possibilità di esprimersi, questo discorso che è legato alla dignità dell’uomo, credo sia il discorso più importante che questi movimenti abbiano fatto… evidentemente ci sono altre cose che sono entrate in gioco, voglio dire, possiamo parlare a lungo… però credo che questo sia il centro
OLGA: Qual è il ruolo che ha svolto l’Europa nel Mediterraneo?
RIZZI: A mio avviso il modo con cui l’Europa guardava al Mediterraneo, alla riva sud del Mediterraneo, è completamente saltato. L’incertezza che noi abbiamo visto di politica, interveniamo o non interveniamo, non era un’incertezza di carattere tecnico, perché si sapeva perfettamente come intervenire, era un’incertezza di carattere concettuale, nel senso che ‘ come bisogna guardare questa rivoluzione?’ Certamente va verificata una cosa, va detta una cosa: che l’Europa non ha avuto nessun entusiasmo, non ha avuto lo stesso entusiasmo che si è visto nelle strade quando è caduto il muro di Berlino. Perché questo? Io credo che sia come se fosse stata presa di contropiede, come se non credesse ai suoi occhi, come se non credesse che degli Arabi potessero fare una rivoluzione senza aver bisogno di gridare contro l’Occidente e bruciare qualche bandiera israeliana
GIULIO: Grazie professore, per i temi da lei trattati che sono fondamentali per la nostra rivista “Il pianeta è uno”. Speriamo di rincontrarci un’altra volta!
RIZZI: Insciallah!
Quella sera…
SCENA 8
SALIF: Era da parecchio che non cenavamo tutti insieme!
OLGA: La famiglia Ba riunita… o quasi… manca solo Mariama!
FELA: Mi dispiace tanto che mamma domani non ci sia…
ANNA: Sarebbe bello se ti vedesse diventare “dottore”!
SALIF: Perché i laureati si chiamano ‘dottore’?
FELA: Non lo so bene… in realtà per etimologia la parola significa ‘persona che insegna’…
OLGA: Bravo, Fela! Conosci anche l’etimologia, cioè lo studio dell’origine delle parole…
SALIF: Olga è una giornalista e scrive in italiano, Anna e Fela sono stati capaci di laurearsi in una lingua che non è la loro, l’italiano… meritate tutti un applauso!
FELA: Io però non sono ancora laureato!
TUTTI: FELA!!!!!
OLGA: Io e Anna, dobbiamo toglierci qualche merito! L’italiano è una lingua importante anche in Croazia perché è parlato dell’8% dei suoi abitanti!
FELA: Spero solo che domani non mi sbaglierò e non comincerò a parlare in wolof!
SALIF: In quel caso vedrai le facce dei professori! Penseranno però che ti ispiri Senghor!
OLGA: Che peccato che Karim non sia tornato dal Senegal, vero!?
FELA: Come mai non è ancora tornato?
ANNA: C’è stato un imprevisto… uno sciopero delle compagnie aeree… purtroppo si perderà questo bel momento…
OLGA: e chi sarà? Scusate!
MARIAMA: Fela!
FELA: Mamma!
MARIAMA: Il mio dottore laureato, il mio laureato! E c’è anche mio fratello!
SALIF: Mariama! Ci hai fatto una sorpresa!
MARIAMA: Ve la meritate!
ANNA: Bè… ora siamo quasi tutti!
Il giorno dopo…
SCENA 9
TERESA: Ragazzi! La nostra vigile del quartiere, Lavinia, è tornata per parlarvi ancora della sicurezza sulle strade… è una questione molto importante! Grazie, Lavinia, per la sua presenza qui!
LAVINIA: Si figuri, professoressa, è un piacere essere qui con i giovani e spiegar loro l’importanza di questo argomento!
TERESA: Di cosa ci parlerà oggi?
LAVINIA: Vorrei spiegarvi quanto è importante avere sempre dei mezzi di trasporto che funzionano bene… la manutenzione del motorino o dell’auto è importantissima… ci si può salvare la vita così…
RAGAZZO: Ma è vero che ora per ottenere il certificato di idoneità alla guida del ciclomotore occorre superare anche una prova pratica di guida, oltre a quella scritta?
VIRGINIA: esatto! La nuova normativa dice proprio così...
RAGAZZO: Ma il patentino preso in Italia vale anche all'estero?
LAVINIA: Il patentino preso in Italia vale in tutti i paesi dell'Unione Europea.
TERESA: Se andate sul sito www.istruzione.it troverete numerose iniziative a favore della sicurezza stradale come il sito www.noncicasco.it...
LAVINIA: E' vero, le scuole stanno facendo molto per informare i giovani sulla sicurezza stradale...
TERESA: Grazie, Lavinia! Anche oggi ci ha dato informazioni importanti per i nostri futuri motociclisti e automobilisti!
Nel frattempo…
SCENA 10
MARIAMA: Fela! Sei bellissimo vestito così!
FELA: Grazie mamma. Sono preoccupato ma tanto felice… che regalo mi hai fatto!
MARIAMA: Non potevo non esserci.
FELA: Mamma. Voglio essere utile alla mia famiglia e al mio Paese. Prima possibile.
MARIAMA: Tu lo sei già, Fela.
FELA: Senza di te e dello zio Salif non ce l’avrei mai fatta…
MARIAMA (lo abbraccia): Senza la tua forza non ce l’avresti mai fatta… ora sbrigati, ti aspettano tutti. È ora di andare, figlio.
Più tardi…
SCENA 11
ANNA: Ecco il dottor Ka Ba!
OLGA. Congratulazioni!
SALIF: Questo è mio nipote!
MARIAMA: Questo è mio figlio!
ridono
LUIS: Fela, sorridi!
Quella sera…
SCENA 12
ANNA: Ehi, ragazzi! Manca qualcosa a questa festa di laurea!
OLGA: Cosa?
ANNA: Sorpresa!
SALIF: Anna, cos’è?
TERESA: Come mai hai fatto questo regalo a Fela?
ANNA: C’è un motivo speciale. Si chiama feluca.
FELA: È il cappello universitario della tradizione italiana… è bianco, perché per la facoltà di Lettere deve essere di questo colore… ma non capisco perché gli hai tagliato la punta…
ANNA: Fela, mamma… è un mio omaggio alle lotte per l’Unità d’Italia… fanno così nelle università di Siena e Pisa… e sapete perché?
TERESA: Questo non lo so nemmeno io. Perché lo fanno?
ANNA: È in ricordo degli studenti morti nel 1848 nella Battaglia di Curtatone e Montanara. Molti di loro erano pisani e senesi. Portavano questo tipo di cappello e per fermare i soldati austriaci gli hanno tagliato la punta.
OLGA: E perché mai?
ANNA: Per mirare meglio quando dovevano sparare. Morirono in tanti, ma con la loro resistenza permisero alle truppe piemontesi di riorganizzarsi e il giorno dopo infatti vinsero la Battaglia di Goito. Da allora in quelle università si usa il cappello con la punta tagliata, in loro ricordo…
TERESA: È una storia bellissima…
OLGA: E un bellissimo regalo…
ANNA: Fela, te lo regalo con la punta tagliata perché ti sei laureato in questo Paese, nella lingua di questo Paese, e sono sicura che ti fa piacere ricordare la storia di altri giovani forti e appassionati come te, però…
FELA: Però?
ANNA: Il tuo cuore è senegalese… su questo cappello c’è anche la tua terra e quella di Salif!
OLGA: Ora mi metto a piangere…
FELA: Grazie…. Sorella!
TERESA: Avete mai incontrato una famiglia come la famiglia Ba?
Fine
LE PAROLE DELL’ITALIANO
Oggi voglio tornare a parlarvi di una parola che abbiamo già incontrato e studiato: perché. Perché ci serve per dire e fare tante cose. Prima di tutto ci serve per fare domande, per chiedere la ragione, la causa di una cosa, di quello che succede o di quello che si fa. Sentiamo i nostri amici:
ANNA: ..............perché hai fatto una tesi su Léopold Sédar Senghor?
TERESA: Perché hai quel pacco sotto il braccio?
TERESA: Perché lo fanno?
Come già sappiamo, questa stessa parola perché, ci serve anche per rispondere alle domande, e dunque per spiegare il motivo di quello che succede o di quello che si fa.
FELA: Perché volevo parlare di un uomo che è stato importante per il mio paese e per tutta l’Africa,
FELA: Perché faccio fare una copia della tesi…
A volte, se vogliamo chiedere a una persona di spiegarci un suo comportamento, invece che chiederle perché è più gentile chiederle come mai. Proprio come fanno Teresa e Olga quando chiedono a Salif: “Come mai Karim non è ancora tornato?”, “Come mai non mi hai risposto al telefono”?
TERESA: Come mai non è ancora tornato?
SALIF: C’è stato un imprevisto…
OLGA : Pronto? Salif? Come mai prima non mi hai risposto al telefono?
Sentito? Con quel “come mai”, Teresa ha fatto capire a Salif che non vuole essere curiosa o indiscreta, e Olga gli ha fatto capire che non è arrabbiata, che è pronta ad ascoltare la sua risposta e le sue ragioni.
Veniamo ad altre due parole indispensabili come perché: queste due parole sono cioè e infatti. Cioè serve per spiegare una cosa che abbiamo detto prima:
OLGA: ........è appena uscita una sua pubblicazione, cioè questo libro…
OLGA: Bravo, Fela! Conosci anche l’etimologia, cioè lo studio dell’origine delle parole…
Sentito?... Olga prima parla di una “pubblicazione”, poi spiega che la pubblicazione è un libro. Nel secondo esempio, invece, Olga parla di etimologia, e poi spiega che cosa è l’etimologia: “cioè lo studio dell’origine delle parole”.
La parola infatti serve invece per dimostrare una cosa che abbiamo detto prima.
ANNA: ..........sarà un successo!
FELA: Sei sicura?
ANNA: Certo, infatti ci sarò anch’io ad applaudirti!
SALIF: Sì è diverso, infatti noi vogliamo mostrare agli italiani il Senegal come lo vedono i Senegalesi… Beh, io ci tengo molto…
OLGA: Sì, il Mediterraneo ci unisce, infatti… guarda qui! ci ho messo le nostre due bandiere!
Sentito?... Anna dice che è sicura del successo di Fela e lo dimostra dicendo che sarà lì ad applaudire: “infatti ci sarò anch’io”; Salif dimostra che il loro progetto di turismo in Senegal è diverso dagli altri dicendo che “infatti” loro mostrano il Senegal come lo vedono i Senegalesi; e Olga dice che il Mediterraneo unisce lei e Teresa, infatti mette le bandiere croata e italiana sulla cartina geografica: “infatti ci ho messo le nostre due bandiere”.
Vi ricordate? Non so se avete notato che nelle ultime frasi di Anna, Salif e Fela c’è la parola ci, usata una volta nel significato di “a questa cosa” e due volte nel significato di “in questo posto”. Noi questi usi della parola ci li conosciamo già. Salif, Olga e Fela ce li hanno fatti conoscere nella puntata 15 della II serie, mentre erano a Campobasso. Ve ne ricordate?
Riprendere da Le parole dell’italiano II edizione, puntata 15 le seguenti battute:
SALIF: Allora non vuoi lasciarmi?
OLGA: Lasciarti? Ma certo che no!
SALIF: Davvero?
OLGA: Ma no! Non ci penso proprio!
SALIF: Scusa, avevi ragione, non dovevo prendere una decisione importante senza parlarne con te!
OLGA: Ma no, Salif, non pensarci… volevi farmi una sorpresa…
PASSANTE: Vai al Museo dei Misteri!
FELA: Grazie! Ci vado senz’altro.
PICCOLA STORIA DELL'ITALIANO
L’italiano degli altri
L’italiano non lo parlano solo gli italiani: come ci ha ricordato Olga, lo parlano anche gli altri. Fuori d’Italia, l’italiano è usato come lingua ufficiale in Svizzera, nella città del Vaticano e, come seconda lingua, in alcune zone della Croazia e della Slovenia. Poi, l’italiano lo parlano le comunità di emigrati italiani in molte parti del mondo. Parla italiano una parte della popolazione nel Principato di Monaco, in Corsica, a Malta e anche in Albania, in Montenegro, in Eritrea, in Somalia e in Libia. Accanto a chi usa spontaneamente l’italiano, c’è anche chi lo studia con impegno. In Giappone, in Russia e in molti paesi dell’Europa dell’Est, si studia l’italiano come lingua di cultura, nei conservatori di musica, nelle accademie d’arte e nelle università. Per non parlare degli italianismi, cioè delle parole di origine italiana entrate in moltissime lingue del mondo. Sono tantissime. Io ve ne dico solo dieci: affresco, banca, bravo, conto, graffito, milione , pilastro, porcellana, soldato, tramontana.
E notate che non ho nominato né il cappuccino, né l’espresso né la pizza! Infine, l’italiano è la seconda lingua degli oltre quattro milioni di cittadini stranieri che vivono, studiano e lavorano in Italia. Questo programma, “In Italia”, è nato prima di tutto per loro, anzi per voi, per aiutarvi a conoscere la lingua e la cultura italiana, da soli e soprattutto insieme ai vostri insegnanti. Già oggi l’italiano è fra le prime 5 lingue più studiate e fra le prime 20 lingue più parlate nel mondo. Speriamo che con “In Italia” e soprattutto con voi l’italiano salga ancora, in questa classifica!
LA BUSSOLA
L’Italia nell’Unione Europea
Nell'intervista che il docente universitario di Storia dell’Europa e del Mediterraneo Franco Rizzi rilascia ad Olga e Giulio, si pongono in evidenza le radici comuni tra i popoli del Mediterraneo. Ascoltiamo l’intervista.
SCENA 7
Intervista a Franco Rizzi
Geograficamente l’Europa è riconosciuta come uno dei cinque continenti.
Ma l’Europa ha anche una sua unitaria identità politica, giuridica ed economica: l’Unione Europea è, infatti, un soggetto politico a carattere sovranazionale e intergovernativo, che comprende 27 paesi membri indipendenti e democratici, tra i quali l’Italia.
Ma vediamo quali sono le origini dell’Unione Europea.
Varie sono state le tappe dell’itinerario che ha condotto progressivamente alla costruzione dell’edificio europeo:
la prima tappa è l’istituzione della Comunità Europea del carbone e dell’acciaio (CECA), con il Trattato di Parigi del 18 aprile 1951 (estinta il 23 luglio 2002);
la seconda tappa è l’istituzione con i Trattati di Roma (cosiddetto Trattato CE) del 25 marzo 1957 di altre due Comunità: la Comunità Economica Europea (CEE, poi dal 1 novembre 1993 denominata Comunità Europea, CE) e la Comunità Europea per l’Energia Atomica (CEEA o Euratom).
Sei gli Stati che hanno partecipato alla fondazione delle Comunità Europee: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e i Paesi Bassi.
Obiettivo centrale del Trattato con cui sono state istituite la Comunità Economica Europea e la Comunità Europea per l’Energia Atomica era, in origine, quello di realizzare un “mercato comune”, cioè uno spazio dove fosse assicurata la libera circolazione delle merci, e non vi fossero restrizioni di alcun tipo al commercio tra gli Stati membri.
I trattati istitutivi delle Comunità Europee hanno subito numerose modifiche, sia per l’adesione dei nuovi Stati membri sia con ulteriori trattati (1) che hanno comportato l’aumento delle competenze delle Comunità. Infine il Trattato sull’Unione Europea ha istituito una nuova “struttura” denominata “Unione Europea”, che “sostituisce e succede alla Comunita’ Europea” (Art. 1 del Trattato sull’Unione Europea).
L’Unione Europea, in sostanza, non è solo una zona di libero mercato, che permette ai propri cittadini libertà di movimento, lavoro e investimento all’interno degli Stati membri, ma è una organizzazione sovranazionale, con personalità giudica (art. 47 del Trattato sull’Unione Europea) e soggettività internazionale, che persegue una politica commerciale comune, una politica agricola comune e una politica comune della pesca. Inoltre, numerose sono le materie di competenza dell’Unione Europea: dagli affari esteri alla sicurezza comune, alle politiche economiche, all’agricoltura, al commercio e alla protezione dell’ambiente.
Ai sei iniziali Stati fondatori delle “Comunità Europee” si sono aggiunti in base ai successivi trattati di adesione altri 21 Stati: Danimarca, Irlanda, Regno Unito dal 1 gennaio 1973; Grecia dal 1 gennaio 1981; Portogallo e Spagna dal 1 gennaio 1986; l’Austria, la Finlandia e la Svezia dal 1 gennaio 1995; Cipro, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, e Ungheria dal 1 maggio 2004; Bulgaria e Romania dal 1 gennaio 2007.
Il Trattato sull’Unione Europea prevede che qualsiasi Stato Europeo che rispetti i valori dell’Unione (enunciati dall’art. 2 del Trattato sull’Unione Europea) e che si impegni a promuoverli può aderire all’Unione Europea.
E’ necessario comunque l’accordo di tutti gli Stati membri e l’intervento delle istituzioni politiche dell’Unione Europea.
La partecipazione dell’Italia all’Unione Europea è consentita dall’art. 11 della Costituzione Italiana (art. 11 Costituzione) che prevede espressamente in condizioni di parità le “limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che curi la pace e la giustizia fra le Nazioni” e “promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
L’Unione Europea si compone di vari organi (le cosiddette Istituzioni), che, attraverso i poteri loro conferiti – tra cui in particolare quello di adottare “atti normativi” - hanno il compito di realizzare gli obiettivi dell’Unione indicati nel Trattato sull’Unione Europea.
I principali sono: il Consiglio, il Parlamento Europeo e la Commissione, ai quali è affidato il potere decisionale di adottare norme vincolanti nei confronti degli Stati membri (come le direttive) e nei confronti di tutti i cittadini degli Stati membri (come i regolamenti). La Commissione svolge anche compiti di natura esecutiva e in particolare vigila sul rispetto degli obblighi posti dalle norme dell’Unione Europea da parte degli Stati membri. Sono organi dell’Unione Europea anche il Consiglio Europeo, che svolge essenzialmente un ruolo di indirizzo dell’attività delle altre istituzioni politiche, la Corte di Giustizia, che ha il compito di assicurare il “rispetto del diritto nell’interpretazione e nell’applicazione dei Trattati”, la Banca Centrale Europea, la Corte dei Conti.
I membri del Parlamento Europeo sono democraticamente eletti dai cittadini degli Stati membri, a suffragio universale, e durano in carica cinque anni.
Gli atti normativi “vincolanti” adottati dall’Unione Europea sono i regolamenti, le direttive e le decisioni.
I regolamenti dell’Unione Europea (art. 288 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea) sono obbligatori in tutti i loro elementi e direttamente applicabili negli Stati membri, cioè producono i loro effetti giuridici in ogni Stato membro senza che occorra alcun atto di attuazione dell’Unione o dello Stato membro. I regolamenti fanno sorgere diritti ed obblighi in capo ai cittadini, che sono obbligati a rispettarli al pari di una legge italiana.
Poi ci sono le direttive (art. 288 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea). Queste hanno come destinatari i singoli Stati membri (non direttamente i cittadini) e li vincolano a raggiungere un risultato indicato. I singoli Stati membri sono obbligati ad adeguare le proprie leggi o ad adottarne di nuove, se la materia non è già regolamentata, alle norme contenute nelle direttive.
Infine, abbiamo le decisioni che hanno portata generale e sono obbligatorie in tutti i loro elementi, al pari dei regolamenti. Diversamente da questi però, la decisione può avere come destinatari singoli soggetti (Stati membri oppure persone fisiche e giuridiche). Con le decisioni, soprattutto quelle rivolte a singoli Stati, vengono imposti obblighi di adottare provvedimenti normativi.
Tutti gli altri atti adottati dall’Unione Europea, come i pareri e le raccomandazioni, non sono vincolanti.
Chi è cittadino di uno Stato membro dell’Unione Europea è anche cittadino europeo. Lo afferma l’art. 17 del Trattato che ha istituito la Comunità Economica Europea nel 1957.
La cittadinanza europea integra e non si sostituisce alla cittadinanza dello Stato a cui si appartiene. Quindi se siamo cittadini italiani, siamo anche cittadini europei. La cittadinanza europea garantisce in sostanza: la libertà di circolare e soggiornare nel territorio degli Stati Membri; il diritto di voto e l’eleggibilità alle elezioni comunali e alle elezioni del Parlamento Europeo nello Stato membro dove si risiede; il diritto di beneficiare, in uno stato terzo all’Unione Europea nel quale lo Stato membro di appartenenza del cittadino non è rappresentato, della tutela diplomatica e consolare di qualsiasi altro Stato membro; il diritto di petizione al Parlamento Europeo e di accesso al Mediatore Europeo e alla Corte di Giustizia.
Una particolare attenzione va data alla politica europea in materia di istruzione. In questa materia l’Unione Europea fissa gli obiettivi comuni e gli Stati membri condividono tra di loro le migliori pratiche.
Pensiamo ad esempio all’istituzione del “Quadro Europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente”, cosiddetto EQF (2), avvenuto con la Raccomandazione 2008/C111/01/CE adottata dal Parlamento Europeo unitamente al Consiglio ed entrata in vigore nell’aprile del 2008.
Questo è un quadro comune europeo di riferimento per tutti gli Stati membri che prevede l’istituzione di un unico sistema di istruzione generale, professionale e accademica e della formazione professionale suddiviso in otto livelli, da un livello di base (Livello 1, ad esempio uscita dall’istruzione primaria) ai livelli più avanzati (Livello 8, ad esempio i dottorati).
Inoltre, l’Unione Europea finanzia numerosi programmi (come ad esempio per il periodo 2007-2013 i progetti Leonardo da Vinci, Erasmus, Comenius, Grundtvig) per permettere non solo ai suoi cittadini, ma anche agli studenti, agli insegnanti e agli istituti di istruzione di altri Paesi stranieri, di sfruttare al meglio le proprie capacità e le potenzialità economiche dell’Unione Europea effettuando studi, seguendo una formazione professionale o svolgendo un’attività lavorativa in un altro paese.
www.europa.eu
www.esteri.it
NOTE:
(1) Trattati dell'Unione Europea: l’Atto Unico Europeo del 1986, il Trattato sull’Unione Europea adottato a Maastricht il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1 novembre 1993, il Trattato di Amsterdam adottato il 2 ottobre 1997 ed entrato in vigore il 1 maggio 1999, il Trattato di Nizza adottato il 26 febbraio 2001 ed entrato in vigore il 1 febbraio 2003, il Trattato di Lisbona firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato in vigore il 1 dicembre 2009.
(2) La caratteristica principale dell’EQF è la sua concentrazione sui risultati dell’apprendimento (piuttosto che sugli input, quali la durata del periodo di studi), che vengono delineati secondo tre categorie: conoscenze, abilità e competenze. Quindi, secondo questo nuovo sistema il singolo risultato dell’apprendimento viene definito da ciò che un individuo conosce, comprende e sa fare al termine di un processo di apprendimento. Due sono i principali obiettivi dell’EQF: promuovere la mobilità transfrontaliera dei cittadini e agevolarne l’apprendimento permanente.
SCENA 0
ANNA: Ehi, ragazzi! Manca qualcosa a questa festa di laurea!
OLGA: Cosa?
ANNA: Sorpresa! (mentre sta per tirare fuori un oggetto… fermo immagine)
Alcuni giorni prima…
SCENA 1
FELA: È inutile… non so come introdurre la mia tesi… non so cosa dire…
ANNA: Fela! Come va? Sei pronto per il grande giorno? Ci saremo tutti!
FELA: No. La discussione della tesi è dopodomani ma io mi sento confuso… il professore mi chiederà di fare un’introduzione cioè di iniziare con una spiegazione della mia tesi …
ANNA: Vediamo se posso aiutarti… perché hai scelto una tesi su Léopold Sédar Senghor?
FELA: Perché volevo parlare di un uomo che è stato importante per il mio paese e per tutta l’Africa, perché mi piaceva l’idea di un poeta che è stato anche politico…
ANNA: Bene. E perché pensi che questo tuo studio su Senghor sia utile?
FELA: Perché è la riflessione di un giovane senegalese su alcuni problemi dell’Africa: il senso di appartenenza, l’orgoglio delle proprie origini…
ANNA: E allora caro Fela… la tua introduzione è già pronta!
FELA: Come?
ANNA: Basta che tu dica quello che hai detto a me ora… e sarà un successo!
FELA: Sei sicura?
ANNA: Certo, infatti ci sarò anch’io ad applaudirti!
FELA: Grazie, Anna! Ci proverò!
Più tardi…
SCENA 2
OLGA: Mi piace l’idea di realizzare uno speciale sulla cultura mediterranea…
GIULIO: Penso che ci sia molto da dire… Squilla il cellulare di Olga
OLGA : Scusami! Pronto? Salif? Come mai prima non mi hai risposto al telefono? Ah va bene… Ci vediamo a casa per cena… è già tutto pronto… ciao! Scusami… stavamo dicendo…
GIULIO: Vorrei una bella intervista a uno scrittore esperto di Mediterraneo…
OLGA: Che ne dici se intervistiamo Franco Rizzi… è appena uscita una sua pubblicazione, cioè questo libro… Mediterraneo in rivolta
GIULIO: Sì. L’ho letto. È interessante. Potremmo fargli parecchie domande sul tema del Mediterraneo…
OLGA. Provo a sentire se è disponibile allora…
GIULIO: Bene! Ah, Olga… non è mai successo ma stavolta… vorrei fare l’intervista insieme! È uno speciale importante per il nostro giornale… e sarà bello lavorare con te!
OLGA. Grazie, Giulio. Per me è un onore!
Nel pomeriggio…
SCENA 3
SALIF: Grazie, Luis. Avevo bisogno di aiuto ora che Karim è in Senegal e non volevo disturbare Fela… dopodomani è il grande giorno…
LUIS: Fela è molto emozionato…
SALIF: Il fatto è… che… scusa Luis… sono molto emozionato anch’io… mio nipote è come un figlio per me… e si laurea!
LUIS: Coraggio, Salif! Se Fela è arrivato fin qui, lo deve soprattutto a te!
SALIF: No. Lo deve alla sua forza, alla sua volontà… ecco… mi sono ripreso!
LUIS: Ho visto che stai preparando del materiale per l’associazione…
SALIF: Eh sì. Finalmente si comincia! Sono in società con un’agenzia di viaggi che vuole proporre un turismo diverso dalle solite vacanze…
LUIS: Piacerebbe anche a me andare in Senegal in questo modo… è diverso da tutti i viaggi...
SALIF: Sì è diverso, infatti noi vogliamo mostrare agli italiani il Senegal come lo vedono i Senegalesi… Beh, io ci tengo molto… non sarà facile…
LUIS: Se non ci riesci tu, non ci riuscirà nessuno!
Più tardi…
SCENA 4
TERESA: Come mai sei così concentrata Olga?
OLGA: Sto preparando una nuova intervista… per lo speciale del mese… si tratta di Franco Rizzi, un docente universitario di Storia dell’Europa e del Mediterraneo… non è facile preparare queste domande…
TERESA: Su cosa è lo speciale?
OLGA: Sul Mediterraneo. Vogliamo parlare dell’Europa e delle origini comuni con i popoli che si affacciano su questo mare…
TERESA: È vero… anche io e te siamo unite dalla nostra cultura mediterranea…
OLGA: Sì, il Mediterraneo ci unisce, infatti… guarda qui! ho messo le nostre due bandiere!
TERESA: Una giusta scelta! Paesi diversi… uniti dal Mediterraneo…
OLGA: Teresa, ricordati che dopodomani sera facciamo una piccola festicciola per Fela… è il grande giorno!
TERESA: Sì, certo. Ci sarò. Dov’è adesso?
OLGA: In camera a rileggere la tesi… è così preoccupato… e gli manca molto sua madre… non la vede da tempo…
TERESA: Lo capisco. Si prepara per una cosa importante e vorrebbe la persona più cara vicina… e Anna invece?
OLGA: Mi ha detto che cercava una sorpresa per Fela… è uscita!
Nel frattempo…
SCENA 5
Anna passeggia e curiosa tra le vetrine, scuotendo la testa, mostra di non trovare ciò che cerca.
Il giorno dopo…
SCENA 6
TERESA: Fela! Buongiorno! Come ti senti?
FELA: Se continuo così… non ci vado domani…
TERESA: Domani, quando sarai lì, passerà tutto e sarai bravissimo… ci hai lavorato tanto…
FELA: Teresa, tu che sei insegnante, dammi qualche consiglio…
TERESA: Credici. Parla a te stesso, a tuo zio che crede in te. Pensa a Senghor, che ha fatto tanto per l’Africa. E apri la bocca. Il resto verrà da sé.
FELA: Sono sicuro che è un ottimo consiglio e lo metterò in pratica!
TERESA: Perché hai quel pacco sotto il braccio?
FELA: Perché faccio fare una copia della tesi… penso che a mia madre farà piacere riceverla…
TERESA: Bravo! Per una madre, un figlio che si laurea è una grande soddisfazione!
Più tardi…
SCENA 7
GIULIO: Prof. Rizzi, lei da venti anni ha aperto un dialogo fra gli studiosi di un'importante area del mondo con l'Uni-Med, l'Unione delle Università del Mediterraneo. Quali sono le iniziative che ha realizzato?
RIZZI: Innanzitutto va spiegato che UniMed è un’associazione a cui partecipano 81 università di tutto il bacino mediterraneo e si pone come una struttura di servizio per le università, nel senso che noi favoriamo la mobilità degli studenti, la mobilità dei professori, la mobilità dei ricercatori, poi facciamo anche una serie di progetti in comune e, cosa ancora più importante, cerchiamo attraverso le università di arrivare ad una comprensione tra le due rive del Mediterraneo, tra gli uomini e le donne delle due rive del Mediterraneo, migliore di quella che normalmente si ha
OLGA: Professore, come possiamo spiegare il cambiamento geopolitico che ha sconvolto il Mediterraneo, dai paesi del Maghreb alla penisola arabica? Chi sono le persone che stanno cambiando il volto di questi paesi?
RIZZI: Io credo che questi popoli avessero innanzitutto un bisogno di essere riconosciuti in quanto tali e quindi alla base di questo movimento c’è un processo che mira alla dignità dell’uomo. Il tunisino che si è ammazzato suicidandosi nella piazza di fronte al governatorato poteva suicidarsi a casa. Normalmente il suicidio è solitario. Il suicidio che è avvenuto è stato un suicidio nella piazza come atto politico. Ha voluto mandare un messaggio estremamente importante, e da lì è nato tutto il resto: ci sono stati altri morti, altri suicidi ma questo discorso della libertà, questo discorso della possibilità di esprimersi, questo discorso che è legato alla dignità dell’uomo, credo sia il discorso più importante che questi movimenti abbiano fatto… evidentemente ci sono altre cose che sono entrate in gioco, voglio dire, possiamo parlare a lungo… però credo che questo sia il centro
OLGA: Qual è il ruolo che ha svolto l’Europa nel Mediterraneo?
RIZZI: A mio avviso il modo con cui l’Europa guardava al Mediterraneo, alla riva sud del Mediterraneo, è completamente saltato. L’incertezza che noi abbiamo visto di politica, interveniamo o non interveniamo, non era un’incertezza di carattere tecnico, perché si sapeva perfettamente come intervenire, era un’incertezza di carattere concettuale, nel senso che ‘ come bisogna guardare questa rivoluzione?’ Certamente va verificata una cosa, va detta una cosa: che l’Europa non ha avuto nessun entusiasmo, non ha avuto lo stesso entusiasmo che si è visto nelle strade quando è caduto il muro di Berlino. Perché questo? Io credo che sia come se fosse stata presa di contropiede, come se non credesse ai suoi occhi, come se non credesse che degli Arabi potessero fare una rivoluzione senza aver bisogno di gridare contro l’Occidente e bruciare qualche bandiera israeliana
GIULIO: Grazie professore, per i temi da lei trattati che sono fondamentali per la nostra rivista “Il pianeta è uno”. Speriamo di rincontrarci un’altra volta!
RIZZI: Insciallah!
Quella sera…
SCENA 8
SALIF: Era da parecchio che non cenavamo tutti insieme!
OLGA: La famiglia Ba riunita… o quasi… manca solo Mariama!
FELA: Mi dispiace tanto che mamma domani non ci sia…
ANNA: Sarebbe bello se ti vedesse diventare “dottore”!
SALIF: Perché i laureati si chiamano ‘dottore’?
FELA: Non lo so bene… in realtà per etimologia la parola significa ‘persona che insegna’…
OLGA: Bravo, Fela! Conosci anche l’etimologia, cioè lo studio dell’origine delle parole…
SALIF: Olga è una giornalista e scrive in italiano, Anna e Fela sono stati capaci di laurearsi in una lingua che non è la loro, l’italiano… meritate tutti un applauso!
FELA: Io però non sono ancora laureato!
TUTTI: FELA!!!!!
OLGA: Io e Anna, dobbiamo toglierci qualche merito! L’italiano è una lingua importante anche in Croazia perché è parlato dell’8% dei suoi abitanti!
FELA: Spero solo che domani non mi sbaglierò e non comincerò a parlare in wolof!
SALIF: In quel caso vedrai le facce dei professori! Penseranno però che ti ispiri Senghor!
OLGA: Che peccato che Karim non sia tornato dal Senegal, vero!?
FELA: Come mai non è ancora tornato?
ANNA: C’è stato un imprevisto… uno sciopero delle compagnie aeree… purtroppo si perderà questo bel momento…
OLGA: e chi sarà? Scusate!
MARIAMA: Fela!
FELA: Mamma!
MARIAMA: Il mio dottore laureato, il mio laureato! E c’è anche mio fratello!
SALIF: Mariama! Ci hai fatto una sorpresa!
MARIAMA: Ve la meritate!
ANNA: Bè… ora siamo quasi tutti!
Il giorno dopo…
SCENA 9
TERESA: Ragazzi! La nostra vigile del quartiere, Lavinia, è tornata per parlarvi ancora della sicurezza sulle strade… è una questione molto importante! Grazie, Lavinia, per la sua presenza qui!
LAVINIA: Si figuri, professoressa, è un piacere essere qui con i giovani e spiegar loro l’importanza di questo argomento!
TERESA: Di cosa ci parlerà oggi?
LAVINIA: Vorrei spiegarvi quanto è importante avere sempre dei mezzi di trasporto che funzionano bene… la manutenzione del motorino o dell’auto è importantissima… ci si può salvare la vita così…
RAGAZZO: Ma è vero che ora per ottenere il certificato di idoneità alla guida del ciclomotore occorre superare anche una prova pratica di guida, oltre a quella scritta?
VIRGINIA: esatto! La nuova normativa dice proprio così...
RAGAZZO: Ma il patentino preso in Italia vale anche all'estero?
LAVINIA: Il patentino preso in Italia vale in tutti i paesi dell'Unione Europea.
TERESA: Se andate sul sito www.istruzione.it troverete numerose iniziative a favore della sicurezza stradale come il sito www.noncicasco.it...
LAVINIA: E' vero, le scuole stanno facendo molto per informare i giovani sulla sicurezza stradale...
TERESA: Grazie, Lavinia! Anche oggi ci ha dato informazioni importanti per i nostri futuri motociclisti e automobilisti!
Nel frattempo…
SCENA 10
MARIAMA: Fela! Sei bellissimo vestito così!
FELA: Grazie mamma. Sono preoccupato ma tanto felice… che regalo mi hai fatto!
MARIAMA: Non potevo non esserci.
FELA: Mamma. Voglio essere utile alla mia famiglia e al mio Paese. Prima possibile.
MARIAMA: Tu lo sei già, Fela.
FELA: Senza di te e dello zio Salif non ce l’avrei mai fatta…
MARIAMA (lo abbraccia): Senza la tua forza non ce l’avresti mai fatta… ora sbrigati, ti aspettano tutti. È ora di andare, figlio.
Più tardi…
SCENA 11
ANNA: Ecco il dottor Ka Ba!
OLGA. Congratulazioni!
SALIF: Questo è mio nipote!
MARIAMA: Questo è mio figlio!
ridono
LUIS: Fela, sorridi!
Quella sera…
SCENA 12
ANNA: Ehi, ragazzi! Manca qualcosa a questa festa di laurea!
OLGA: Cosa?
ANNA: Sorpresa!
SALIF: Anna, cos’è?
TERESA: Come mai hai fatto questo regalo a Fela?
ANNA: C’è un motivo speciale. Si chiama feluca.
FELA: È il cappello universitario della tradizione italiana… è bianco, perché per la facoltà di Lettere deve essere di questo colore… ma non capisco perché gli hai tagliato la punta…
ANNA: Fela, mamma… è un mio omaggio alle lotte per l’Unità d’Italia… fanno così nelle università di Siena e Pisa… e sapete perché?
TERESA: Questo non lo so nemmeno io. Perché lo fanno?
ANNA: È in ricordo degli studenti morti nel 1848 nella Battaglia di Curtatone e Montanara. Molti di loro erano pisani e senesi. Portavano questo tipo di cappello e per fermare i soldati austriaci gli hanno tagliato la punta.
OLGA: E perché mai?
ANNA: Per mirare meglio quando dovevano sparare. Morirono in tanti, ma con la loro resistenza permisero alle truppe piemontesi di riorganizzarsi e il giorno dopo infatti vinsero la Battaglia di Goito. Da allora in quelle università si usa il cappello con la punta tagliata, in loro ricordo…
TERESA: È una storia bellissima…
OLGA: E un bellissimo regalo…
ANNA: Fela, te lo regalo con la punta tagliata perché ti sei laureato in questo Paese, nella lingua di questo Paese, e sono sicura che ti fa piacere ricordare la storia di altri giovani forti e appassionati come te, però…
FELA: Però?
ANNA: Il tuo cuore è senegalese… su questo cappello c’è anche la tua terra e quella di Salif!
OLGA: Ora mi metto a piangere…
FELA: Grazie…. Sorella!
TERESA: Avete mai incontrato una famiglia come la famiglia Ba?
Fine
LE PAROLE DELL’ITALIANO
Oggi voglio tornare a parlarvi di una parola che abbiamo già incontrato e studiato: perché. Perché ci serve per dire e fare tante cose. Prima di tutto ci serve per fare domande, per chiedere la ragione, la causa di una cosa, di quello che succede o di quello che si fa. Sentiamo i nostri amici:
ANNA: ..............perché hai fatto una tesi su Léopold Sédar Senghor?
TERESA: Perché hai quel pacco sotto il braccio?
TERESA: Perché lo fanno?
Come già sappiamo, questa stessa parola perché, ci serve anche per rispondere alle domande, e dunque per spiegare il motivo di quello che succede o di quello che si fa.
FELA: Perché volevo parlare di un uomo che è stato importante per il mio paese e per tutta l’Africa,
FELA: Perché faccio fare una copia della tesi…
A volte, se vogliamo chiedere a una persona di spiegarci un suo comportamento, invece che chiederle perché è più gentile chiederle come mai. Proprio come fanno Teresa e Olga quando chiedono a Salif: “Come mai Karim non è ancora tornato?”, “Come mai non mi hai risposto al telefono”?
TERESA: Come mai non è ancora tornato?
SALIF: C’è stato un imprevisto…
OLGA : Pronto? Salif? Come mai prima non mi hai risposto al telefono?
Sentito? Con quel “come mai”, Teresa ha fatto capire a Salif che non vuole essere curiosa o indiscreta, e Olga gli ha fatto capire che non è arrabbiata, che è pronta ad ascoltare la sua risposta e le sue ragioni.
Veniamo ad altre due parole indispensabili come perché: queste due parole sono cioè e infatti. Cioè serve per spiegare una cosa che abbiamo detto prima:
OLGA: ........è appena uscita una sua pubblicazione, cioè questo libro…
OLGA: Bravo, Fela! Conosci anche l’etimologia, cioè lo studio dell’origine delle parole…
Sentito?... Olga prima parla di una “pubblicazione”, poi spiega che la pubblicazione è un libro. Nel secondo esempio, invece, Olga parla di etimologia, e poi spiega che cosa è l’etimologia: “cioè lo studio dell’origine delle parole”.
La parola infatti serve invece per dimostrare una cosa che abbiamo detto prima.
ANNA: ..........sarà un successo!
FELA: Sei sicura?
ANNA: Certo, infatti ci sarò anch’io ad applaudirti!
SALIF: Sì è diverso, infatti noi vogliamo mostrare agli italiani il Senegal come lo vedono i Senegalesi… Beh, io ci tengo molto…
OLGA: Sì, il Mediterraneo ci unisce, infatti… guarda qui! ci ho messo le nostre due bandiere!
Sentito?... Anna dice che è sicura del successo di Fela e lo dimostra dicendo che sarà lì ad applaudire: “infatti ci sarò anch’io”; Salif dimostra che il loro progetto di turismo in Senegal è diverso dagli altri dicendo che “infatti” loro mostrano il Senegal come lo vedono i Senegalesi; e Olga dice che il Mediterraneo unisce lei e Teresa, infatti mette le bandiere croata e italiana sulla cartina geografica: “infatti ci ho messo le nostre due bandiere”.
Vi ricordate? Non so se avete notato che nelle ultime frasi di Anna, Salif e Fela c’è la parola ci, usata una volta nel significato di “a questa cosa” e due volte nel significato di “in questo posto”. Noi questi usi della parola ci li conosciamo già. Salif, Olga e Fela ce li hanno fatti conoscere nella puntata 15 della II serie, mentre erano a Campobasso. Ve ne ricordate?
Riprendere da Le parole dell’italiano II edizione, puntata 15 le seguenti battute:
SALIF: Allora non vuoi lasciarmi?
OLGA: Lasciarti? Ma certo che no!
SALIF: Davvero?
OLGA: Ma no! Non ci penso proprio!
SALIF: Scusa, avevi ragione, non dovevo prendere una decisione importante senza parlarne con te!
OLGA: Ma no, Salif, non pensarci… volevi farmi una sorpresa…
PASSANTE: Vai al Museo dei Misteri!
FELA: Grazie! Ci vado senz’altro.
PICCOLA STORIA DELL'ITALIANO
L’italiano degli altri
L’italiano non lo parlano solo gli italiani: come ci ha ricordato Olga, lo parlano anche gli altri. Fuori d’Italia, l’italiano è usato come lingua ufficiale in Svizzera, nella città del Vaticano e, come seconda lingua, in alcune zone della Croazia e della Slovenia. Poi, l’italiano lo parlano le comunità di emigrati italiani in molte parti del mondo. Parla italiano una parte della popolazione nel Principato di Monaco, in Corsica, a Malta e anche in Albania, in Montenegro, in Eritrea, in Somalia e in Libia. Accanto a chi usa spontaneamente l’italiano, c’è anche chi lo studia con impegno. In Giappone, in Russia e in molti paesi dell’Europa dell’Est, si studia l’italiano come lingua di cultura, nei conservatori di musica, nelle accademie d’arte e nelle università. Per non parlare degli italianismi, cioè delle parole di origine italiana entrate in moltissime lingue del mondo. Sono tantissime. Io ve ne dico solo dieci: affresco, banca, bravo, conto, graffito, milione , pilastro, porcellana, soldato, tramontana.
E notate che non ho nominato né il cappuccino, né l’espresso né la pizza! Infine, l’italiano è la seconda lingua degli oltre quattro milioni di cittadini stranieri che vivono, studiano e lavorano in Italia. Questo programma, “In Italia”, è nato prima di tutto per loro, anzi per voi, per aiutarvi a conoscere la lingua e la cultura italiana, da soli e soprattutto insieme ai vostri insegnanti. Già oggi l’italiano è fra le prime 5 lingue più studiate e fra le prime 20 lingue più parlate nel mondo. Speriamo che con “In Italia” e soprattutto con voi l’italiano salga ancora, in questa classifica!
LA BUSSOLA
L’Italia nell’Unione Europea
Nell'intervista che il docente universitario di Storia dell’Europa e del Mediterraneo Franco Rizzi rilascia ad Olga e Giulio, si pongono in evidenza le radici comuni tra i popoli del Mediterraneo. Ascoltiamo l’intervista.
SCENA 7
Intervista a Franco Rizzi
Geograficamente l’Europa è riconosciuta come uno dei cinque continenti.
Ma l’Europa ha anche una sua unitaria identità politica, giuridica ed economica: l’Unione Europea è, infatti, un soggetto politico a carattere sovranazionale e intergovernativo, che comprende 27 paesi membri indipendenti e democratici, tra i quali l’Italia.
Ma vediamo quali sono le origini dell’Unione Europea.
Varie sono state le tappe dell’itinerario che ha condotto progressivamente alla costruzione dell’edificio europeo:
la prima tappa è l’istituzione della Comunità Europea del carbone e dell’acciaio (CECA), con il Trattato di Parigi del 18 aprile 1951 (estinta il 23 luglio 2002);
la seconda tappa è l’istituzione con i Trattati di Roma (cosiddetto Trattato CE) del 25 marzo 1957 di altre due Comunità: la Comunità Economica Europea (CEE, poi dal 1 novembre 1993 denominata Comunità Europea, CE) e la Comunità Europea per l’Energia Atomica (CEEA o Euratom).
Sei gli Stati che hanno partecipato alla fondazione delle Comunità Europee: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e i Paesi Bassi.
Obiettivo centrale del Trattato con cui sono state istituite la Comunità Economica Europea e la Comunità Europea per l’Energia Atomica era, in origine, quello di realizzare un “mercato comune”, cioè uno spazio dove fosse assicurata la libera circolazione delle merci, e non vi fossero restrizioni di alcun tipo al commercio tra gli Stati membri.
I trattati istitutivi delle Comunità Europee hanno subito numerose modifiche, sia per l’adesione dei nuovi Stati membri sia con ulteriori trattati (1) che hanno comportato l’aumento delle competenze delle Comunità. Infine il Trattato sull’Unione Europea ha istituito una nuova “struttura” denominata “Unione Europea”, che “sostituisce e succede alla Comunita’ Europea” (Art. 1 del Trattato sull’Unione Europea).
L’Unione Europea, in sostanza, non è solo una zona di libero mercato, che permette ai propri cittadini libertà di movimento, lavoro e investimento all’interno degli Stati membri, ma è una organizzazione sovranazionale, con personalità giudica (art. 47 del Trattato sull’Unione Europea) e soggettività internazionale, che persegue una politica commerciale comune, una politica agricola comune e una politica comune della pesca. Inoltre, numerose sono le materie di competenza dell’Unione Europea: dagli affari esteri alla sicurezza comune, alle politiche economiche, all’agricoltura, al commercio e alla protezione dell’ambiente.
Ai sei iniziali Stati fondatori delle “Comunità Europee” si sono aggiunti in base ai successivi trattati di adesione altri 21 Stati: Danimarca, Irlanda, Regno Unito dal 1 gennaio 1973; Grecia dal 1 gennaio 1981; Portogallo e Spagna dal 1 gennaio 1986; l’Austria, la Finlandia e la Svezia dal 1 gennaio 1995; Cipro, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, e Ungheria dal 1 maggio 2004; Bulgaria e Romania dal 1 gennaio 2007.
Il Trattato sull’Unione Europea prevede che qualsiasi Stato Europeo che rispetti i valori dell’Unione (enunciati dall’art. 2 del Trattato sull’Unione Europea) e che si impegni a promuoverli può aderire all’Unione Europea.
E’ necessario comunque l’accordo di tutti gli Stati membri e l’intervento delle istituzioni politiche dell’Unione Europea.
La partecipazione dell’Italia all’Unione Europea è consentita dall’art. 11 della Costituzione Italiana (art. 11 Costituzione) che prevede espressamente in condizioni di parità le “limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che curi la pace e la giustizia fra le Nazioni” e “promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
L’Unione Europea si compone di vari organi (le cosiddette Istituzioni), che, attraverso i poteri loro conferiti – tra cui in particolare quello di adottare “atti normativi” - hanno il compito di realizzare gli obiettivi dell’Unione indicati nel Trattato sull’Unione Europea.
I principali sono: il Consiglio, il Parlamento Europeo e la Commissione, ai quali è affidato il potere decisionale di adottare norme vincolanti nei confronti degli Stati membri (come le direttive) e nei confronti di tutti i cittadini degli Stati membri (come i regolamenti). La Commissione svolge anche compiti di natura esecutiva e in particolare vigila sul rispetto degli obblighi posti dalle norme dell’Unione Europea da parte degli Stati membri. Sono organi dell’Unione Europea anche il Consiglio Europeo, che svolge essenzialmente un ruolo di indirizzo dell’attività delle altre istituzioni politiche, la Corte di Giustizia, che ha il compito di assicurare il “rispetto del diritto nell’interpretazione e nell’applicazione dei Trattati”, la Banca Centrale Europea, la Corte dei Conti.
I membri del Parlamento Europeo sono democraticamente eletti dai cittadini degli Stati membri, a suffragio universale, e durano in carica cinque anni.
Gli atti normativi “vincolanti” adottati dall’Unione Europea sono i regolamenti, le direttive e le decisioni.
I regolamenti dell’Unione Europea (art. 288 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea) sono obbligatori in tutti i loro elementi e direttamente applicabili negli Stati membri, cioè producono i loro effetti giuridici in ogni Stato membro senza che occorra alcun atto di attuazione dell’Unione o dello Stato membro. I regolamenti fanno sorgere diritti ed obblighi in capo ai cittadini, che sono obbligati a rispettarli al pari di una legge italiana.
Poi ci sono le direttive (art. 288 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea). Queste hanno come destinatari i singoli Stati membri (non direttamente i cittadini) e li vincolano a raggiungere un risultato indicato. I singoli Stati membri sono obbligati ad adeguare le proprie leggi o ad adottarne di nuove, se la materia non è già regolamentata, alle norme contenute nelle direttive.
Infine, abbiamo le decisioni che hanno portata generale e sono obbligatorie in tutti i loro elementi, al pari dei regolamenti. Diversamente da questi però, la decisione può avere come destinatari singoli soggetti (Stati membri oppure persone fisiche e giuridiche). Con le decisioni, soprattutto quelle rivolte a singoli Stati, vengono imposti obblighi di adottare provvedimenti normativi.
Tutti gli altri atti adottati dall’Unione Europea, come i pareri e le raccomandazioni, non sono vincolanti.
Chi è cittadino di uno Stato membro dell’Unione Europea è anche cittadino europeo. Lo afferma l’art. 17 del Trattato che ha istituito la Comunità Economica Europea nel 1957.
La cittadinanza europea integra e non si sostituisce alla cittadinanza dello Stato a cui si appartiene. Quindi se siamo cittadini italiani, siamo anche cittadini europei. La cittadinanza europea garantisce in sostanza: la libertà di circolare e soggiornare nel territorio degli Stati Membri; il diritto di voto e l’eleggibilità alle elezioni comunali e alle elezioni del Parlamento Europeo nello Stato membro dove si risiede; il diritto di beneficiare, in uno stato terzo all’Unione Europea nel quale lo Stato membro di appartenenza del cittadino non è rappresentato, della tutela diplomatica e consolare di qualsiasi altro Stato membro; il diritto di petizione al Parlamento Europeo e di accesso al Mediatore Europeo e alla Corte di Giustizia.
Una particolare attenzione va data alla politica europea in materia di istruzione. In questa materia l’Unione Europea fissa gli obiettivi comuni e gli Stati membri condividono tra di loro le migliori pratiche.
Pensiamo ad esempio all’istituzione del “Quadro Europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente”, cosiddetto EQF (2), avvenuto con la Raccomandazione 2008/C111/01/CE adottata dal Parlamento Europeo unitamente al Consiglio ed entrata in vigore nell’aprile del 2008.
Questo è un quadro comune europeo di riferimento per tutti gli Stati membri che prevede l’istituzione di un unico sistema di istruzione generale, professionale e accademica e della formazione professionale suddiviso in otto livelli, da un livello di base (Livello 1, ad esempio uscita dall’istruzione primaria) ai livelli più avanzati (Livello 8, ad esempio i dottorati).
Inoltre, l’Unione Europea finanzia numerosi programmi (come ad esempio per il periodo 2007-2013 i progetti Leonardo da Vinci, Erasmus, Comenius, Grundtvig) per permettere non solo ai suoi cittadini, ma anche agli studenti, agli insegnanti e agli istituti di istruzione di altri Paesi stranieri, di sfruttare al meglio le proprie capacità e le potenzialità economiche dell’Unione Europea effettuando studi, seguendo una formazione professionale o svolgendo un’attività lavorativa in un altro paese.
www.europa.eu
www.esteri.it
NOTE:
(1) Trattati dell'Unione Europea: l’Atto Unico Europeo del 1986, il Trattato sull’Unione Europea adottato a Maastricht il 7 febbraio 1992 ed entrato in vigore il 1 novembre 1993, il Trattato di Amsterdam adottato il 2 ottobre 1997 ed entrato in vigore il 1 maggio 1999, il Trattato di Nizza adottato il 26 febbraio 2001 ed entrato in vigore il 1 febbraio 2003, il Trattato di Lisbona firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato in vigore il 1 dicembre 2009.
(2) La caratteristica principale dell’EQF è la sua concentrazione sui risultati dell’apprendimento (piuttosto che sugli input, quali la durata del periodo di studi), che vengono delineati secondo tre categorie: conoscenze, abilità e competenze. Quindi, secondo questo nuovo sistema il singolo risultato dell’apprendimento viene definito da ciò che un individuo conosce, comprende e sa fare al termine di un processo di apprendimento. Due sono i principali obiettivi dell’EQF: promuovere la mobilità transfrontaliera dei cittadini e agevolarne l’apprendimento permanente.