Le parole dell'italiano: ero, parlavo, prendevo e sentivo
Unità 16 - Livello A2
Ero, parlavo, prendevo e sentivo.
Genova è una città di mare, e il mare dà nostalgia, fa venire in mente i ricordi. Per raccontarli, ci vuole l’imperfetto, il tempo verbale di cui parleremo oggi. I nostri amici hanno adoperato tante volte l’imperfetto del verbo essere. Ascoltiamoli: SALIF: Quando ero ragazzo facevo sempre tardi OLGA: Anna! Ti ho chiamata poco fa, ma tu eri fuori SALIF: Genova era una delle quattro repubbliche marinare FELA: .........io e Anna eravamo inseparabili, LUIS: lo sai che i miei nonni erano italiani… Quello che avete sentito è l’imperfetto di essere: io ero, tu eri, lui o lei era, noi eravamo, voi eravate (eravate l’ho aggiunto io: i nostri amici non lo hanno detto), loro erano. Non posso spiegarvi quando e come si adopera l’imperfetto in una sola volta; per ora vi dico solo che si adopera per raccontare situazioni, fatti o abitudini del passato. Essere è un verbo irregolare. Ma come fa l’imperfetto dei verbi regolari, quelli che all’infinito escono in -are, come lavorare, quelli che escono in -ere come prendere e quelli che escono in -ire come sentire? Ascoltiamoli dai nostri amici cominciando da quelli in –are: SALIF: Al mattino impiegavo tanto tempo a lavarmi e vestirmi. Mio padre mi aspettava per accompagnarmi a scuola OLGA: Andavano così d’accordo… Impiegavo, aspettava, andavano… capito il trucco? Basta prendere l’infinito, quello che esce in -are, togliere la parte finale -re e aggiungere queste uscite: -vo, -vai, -va, -vamo, -vate, -vano. Sentite. parlare: togliete -re e rimane parla; a parla aggiungiamo -vo e abbiamo parlavo, parlavi, parlava, parlavamo, parlavate, parlavano. Per i verbi del secondo gruppo, dovete fare lo stesso: prendete l’infinito, per esempio prendere, togliete -re e aggiungete le stesse uscite di prima: prendevo, prendevi, prendeva, prendevamo, prendevate, prendevano. Sentiamo ancora i nostri amici: SALIF: .... volevo dirti che l'apprezzo molto... FELA: Ma zio… se volevi solo un po’ d’acqua potevamo prenderla alla scuola… FELA: Ma Ulisse era curioso, aveva tanta sete di conoscenza e di sapere… FELA: ......... anche se discutevamo spesso Sentito? volevo viene da volere; tolgo -re, aggiungo -vo e ottengo volevo; poi aggiungo –vi e ottengo volevi; aveva viene da avere; tolgo -re, aggiungo -va e ottengo aveva; discutevamo viene da discutere; tolgo -re, aggiungo –vamo e ho discutevamo. La stessa cosa la facciamo con i verbi del terzo gruppo in –ire, come sentire: tolgo -re a sentire, aggiungo le solite uscite e ho l’imperfetto sentivo, sentivi, sentiva, sentivamo, sentivate, sentivano. Le prime due forme dell’imperfetto di sentire le adoperano anche Luis e Fela. Ascoltiamoli: LUIS: Mi hanno raccontato così tanto dell’Italia che… quando ero in Argentina sentivo una strana nostalgia… FELA: In Argentina sentivi la mancanza dell’Italia e ora scommetto che ti manca l’Argentina! L’avevo detto, io, che il mare dà nostalgia! Arrivederci alla prossima puntata!
Genova è una città di mare, e il mare dà nostalgia, fa venire in mente i ricordi. Per raccontarli, ci vuole l’imperfetto, il tempo verbale di cui parleremo oggi. I nostri amici hanno adoperato tante volte l’imperfetto del verbo essere. Ascoltiamoli: SALIF: Quando ero ragazzo facevo sempre tardi OLGA: Anna! Ti ho chiamata poco fa, ma tu eri fuori SALIF: Genova era una delle quattro repubbliche marinare FELA: .........io e Anna eravamo inseparabili, LUIS: lo sai che i miei nonni erano italiani… Quello che avete sentito è l’imperfetto di essere: io ero, tu eri, lui o lei era, noi eravamo, voi eravate (eravate l’ho aggiunto io: i nostri amici non lo hanno detto), loro erano. Non posso spiegarvi quando e come si adopera l’imperfetto in una sola volta; per ora vi dico solo che si adopera per raccontare situazioni, fatti o abitudini del passato. Essere è un verbo irregolare. Ma come fa l’imperfetto dei verbi regolari, quelli che all’infinito escono in -are, come lavorare, quelli che escono in -ere come prendere e quelli che escono in -ire come sentire? Ascoltiamoli dai nostri amici cominciando da quelli in –are: SALIF: Al mattino impiegavo tanto tempo a lavarmi e vestirmi. Mio padre mi aspettava per accompagnarmi a scuola OLGA: Andavano così d’accordo… Impiegavo, aspettava, andavano… capito il trucco? Basta prendere l’infinito, quello che esce in -are, togliere la parte finale -re e aggiungere queste uscite: -vo, -vai, -va, -vamo, -vate, -vano. Sentite. parlare: togliete -re e rimane parla; a parla aggiungiamo -vo e abbiamo parlavo, parlavi, parlava, parlavamo, parlavate, parlavano. Per i verbi del secondo gruppo, dovete fare lo stesso: prendete l’infinito, per esempio prendere, togliete -re e aggiungete le stesse uscite di prima: prendevo, prendevi, prendeva, prendevamo, prendevate, prendevano. Sentiamo ancora i nostri amici: SALIF: .... volevo dirti che l'apprezzo molto... FELA: Ma zio… se volevi solo un po’ d’acqua potevamo prenderla alla scuola… FELA: Ma Ulisse era curioso, aveva tanta sete di conoscenza e di sapere… FELA: ......... anche se discutevamo spesso Sentito? volevo viene da volere; tolgo -re, aggiungo -vo e ottengo volevo; poi aggiungo –vi e ottengo volevi; aveva viene da avere; tolgo -re, aggiungo -va e ottengo aveva; discutevamo viene da discutere; tolgo -re, aggiungo –vamo e ho discutevamo. La stessa cosa la facciamo con i verbi del terzo gruppo in –ire, come sentire: tolgo -re a sentire, aggiungo le solite uscite e ho l’imperfetto sentivo, sentivi, sentiva, sentivamo, sentivate, sentivano. Le prime due forme dell’imperfetto di sentire le adoperano anche Luis e Fela. Ascoltiamoli: LUIS: Mi hanno raccontato così tanto dell’Italia che… quando ero in Argentina sentivo una strana nostalgia… FELA: In Argentina sentivi la mancanza dell’Italia e ora scommetto che ti manca l’Argentina! L’avevo detto, io, che il mare dà nostalgia! Arrivederci alla prossima puntata!