Pio XII

Le parole del nuovo millennio

Nel gennaio del 1963 va in scena a Berlino una pièce di un drammaturgo tedesco, Rolf Hochhuth, intitolata Il Vicario. E’ uno spettacolo teatrale nel quale si rappresenta un Papa, chiaramente Pio XII, il quale rimane inerte davanti alle cose che viene a sapere della Shoah, rimane in silenzio. E la risonanza che ha questa pièce teatrale in tutto il mondo è enorme perché fa affiorare di colpoin modo polemico una questione molto complessa, e cioè quella dell’atteggiamento della santa sede e del papato durante la Shoah. La cosa ha un andamento molto particolare perché immediatamente diventa non la questione dell’atteggiamento dei cattolici o dei vescovi o delle chiese, ma diventa la questione dei silenzi di Pio XII. Pio XII era stato eletto nel 1939 al papato dopo essere stato segretario di Stato di Pio XI per nove anni.

Era un uomo con una esperienza diplomatica in Germania molto importante e significativa e con una visione della realtà storica molto dominata dalla esigenza di tenere la santa sede neutrale. E per questo durante la seconda guerra mondiale il Papa rimarrà molto riservato su quelle che sono le questioni, agitando le quali pensa potrebbe andare compromessa la possibilità di dialogo con il Terzo Reich e con gli altri regimi, per cui non dirà mai la parola Polonia, il 1° settembre del ’39, quando i nazisti invaderanno quel paese, non dirà mai la parola ebrei, durante tutto il suo pontificato. Ma non è Rolf Hochhuth che pone la questione, è Pio XII che la pone. Nel giugno del ’45, al concistoro, davanti ai cardinali si domanda chi potrebbe giudicare se è stato fatto tutto quello che era opportuno fare, ben consapevole del fatto che quella era una scelta, e non l’unica scelta possibile. Ma il tema dei silenzi di Pio XII, che era già stato accennato nella prefazione a Poliakoff, il primo libro importante sulla Shoah, lamentando la mancanza di una voce guida, continuerà a percorrere il dibattito polemico e politico negli anni Sessanta fino all’inizio del secolo XX. Da un lato ci sarà chi vedrà in questo atteggiamento del Papa la riprova quasi per un’accusa contro Pio XII. Uno studioso inglese, John Cornwell chiamerà Pio XII il Papa di Hitler, cosa che rappresenta senz’altro una gravissima forzatura nelle intenzioni della realtà delle cose. Ma dall’altra parte la difesa di Pio XII diventerà una specie di cavallo di battaglia per rivendicare tutto quello che era stato nel suo pontificato decisivo, cioè non tanto e non solo quella scelta diplomatica con il senno di poi sbagliata compiuta durante la seconda guerra mondiale, ma anche per rivendicare il suo atteggiamento contro la nuova teologia e la sua concezione dell’anticomunismo. In questo cose importanti e reali, documenti che fanno vedere una certa incapacità di Pio XII di percepire la gravità delle questioni in atto, dall’altra le attività di soccorso nei confronti degli ebrei perseguitati che ci saranno in tutta la cattolicità, tutto questo verrà usato come una specie di arma e di clava in una lotta che non ha più niente di storiografico, ma rappresenta a sua volta un pezzo della storia del secolo XX, cioè del modo in cui la chiesa cattolica ha affrontato o non ha affrontato le responsabilità più grandi, quelle dei credenti, quelle dei vescovi, quelle dei preti, in un momento nel quale il tentativo di distruggere il popolo di Israele non è stato percepito né nella sua gravità politica,  né nella sua dimensione umana e tanto meno nella sua dimensione teologica.