Giuseppe Culicchia, Torino è casa mia
Un saggio sulla città
“I torinesi in coda difficilmente aprono bocca. In quanto torinesi, ritengono non lo si debba fare, visto che sia le persone davanti a loro sia le persone dietro a loro appartengono alla categoria ‘estranei’. E se inopinatamente qualcuno davanti o dietro a loro apre bocca, i torinesi lo guardano con l’aria di chi pensa: ‘Ma cos’ha questo da aprire bocca, in coda, rivolgendo la parola a degli estranei?’.”
Solo chi è nato a Torino può dire, come Giuseppe Culicchia, “Torino è casa mia”. E s'intitola appunto così il piccolo saggio che lo scrittore - torinese doc - ha dedicato a questa piccola, grande, inesplicabile metropoli. Le pagine che scrive hanno davvero il sapore di una presentazione a futuri amici e ci introducono alla città quasi fosse una casa. Un luogo costruito intorno ai ricordi della sua vita e alle storie ascoltate, edificato con l’immaginario attorno al centro storico della città, partendo dalla porta d’ingresso, che non può non essere la Stazione di Porta Nuova, e proseguendo stanza dopo stanza nella visita e nella conoscenza di persone, luoghi, usi, curiosità, manie e follie di un luogo piuttosto speciale e mediamente sconosciuto. Intervista di Cultbook Factory a cura di Stas' Gawronski.
Giuseppe Culicchia è nato a Torino il 30 aprile 1965. Ha pubblicato i primi racconti nel 1990 nell’antologia Papergang-Under 25 III curata da Pier Vittorio Tondelli e nel 1994 il suo primo romanzo Tutti giù per terra (Premio Montblanc 1993 e Premio Grinzane Cavour Autore Esordiente 1995). Tra gli altri suoi romanzi Bla bla bla, Ambarabà, Liberi tutti, quasi, A spasso con Anselm,Il paese delle meraviglie. Ha inoltre tradotto American Psycho di Bret Easton Ellis.