La strada e l'attesa nel "Il deserto dei Tartari" di Buzzati
Il capolavoro dello scrittore bellunese
Nominato ufficiale, Giovanni Drogo partì una mattina di settembre dalla città per raggiungere la Fortezza Bastiani, sua prima destinazione. Si fece svegliare ch'era ancora notte e vestì per la prima volta la divisa di tenente. Come ebbe finito, al lume di una lampada a petrolio si guardò allo specchio, ma senza trovare la letizia che aveva sperato. Nella casa c'era un grande silenzio, si udivano solo piccoli rumori da una stanza vicina; sua mamma stava alzandosi per salutarlo. Era quello il giorno atteso da anni, il principio della sua vera vita.
L'incipit del Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati immerge immediatamente il lettore nell'atmosfera che dominerà l'intero romanzo e che viene così descritto dal poeta e giornalista Nicola Bultrini: "è l'attesa in tutte le sue declinazioni: l’attesa del grande amore, della grande avventura, l’attesa della morte. In realtà è l’attesa del proprio destino, o meglio ancora, è l’attesa del senso del proprio destino".