Sugli autori classici della letteratura italiana nel web
Il video della diretta del 30 novembre 2023
30 Nov 2023 > 30 Nov 2023
Conferenze Lincee per la scuola: incontro di Letteratura del 30 novembre 2023 dal titolo Sugli autori classici della letteratura italiana nel web, relatrice Paola Italia.
Negli ultimi vent’anni si è sviluppata la riflessione critica sulla definizione di Informatica digitale proposta nella Enciclopedia Treccani (2000) da Giovanni Adamo, il quale la considerava una disciplina che “si riferisce ai metodi e alle tecniche di applicazione dell’informatica nelle diverse discipline umanistiche, in considerazione di un retroterra culturale comune e di alcuni punti di contatto sostanziali, individuabili soprattutto nelle caratteristiche unitarie che presentano sia i dati che devono essere identificati e descritti per divenire oggetto di elaborazione automatica, sia i metodi di indagine e le conseguenti ipotesi di lavoro (modelli) che devono essere resi espliciti e formalizzabili“. Adamo concludeva la voce sottolineando come fossero ancora aperte tre questioni: “l'individuazione di soluzioni adeguate per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale del materiale messo a disposizione in rete; l'adozione di modelli condivisi per la rappresentazione dei dati, volti a ottenere la massima flessibilità nell'elaborazione; la messa a punto di meccanismi di ricerca rapidi e puntuali, che permettano agli strumenti di navigazione virtuale di mantenere la rotta in un oceano di dati che non ha più confini”.
Alla risoluzione di queste tre questioni hanno contribuito anche gli italianisti con progetti di digitalizzazione e marcatura di testi della letteratura italiana sempre più raffinati e rispondenti al dibattito scientifico sulle biblioteche digitali, sulle edizioni digitali e sul web semantico. L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia ha posto con urgenza agli insegnanti il problema dell’utilizzo di una letteratura italiana digitale affidabile in Internet. Ma ha anche aperto la strada ad una serie di interrogativi: il digitale contribuisce a migliorare le competenze degli studenti? Facilita l’apprendimento cooperativo? O incrementa invece l’isolamento, imprigionando i discenti in un mondo artificiale, dove i contatti reali con il docente sono ridotti al minimo con il rischio che quest’ultimo sia sostituito da un ChatGPT?
Negli ultimi vent’anni si è sviluppata la riflessione critica sulla definizione di Informatica digitale proposta nella Enciclopedia Treccani (2000) da Giovanni Adamo, il quale la considerava una disciplina che “si riferisce ai metodi e alle tecniche di applicazione dell’informatica nelle diverse discipline umanistiche, in considerazione di un retroterra culturale comune e di alcuni punti di contatto sostanziali, individuabili soprattutto nelle caratteristiche unitarie che presentano sia i dati che devono essere identificati e descritti per divenire oggetto di elaborazione automatica, sia i metodi di indagine e le conseguenti ipotesi di lavoro (modelli) che devono essere resi espliciti e formalizzabili“. Adamo concludeva la voce sottolineando come fossero ancora aperte tre questioni: “l'individuazione di soluzioni adeguate per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale del materiale messo a disposizione in rete; l'adozione di modelli condivisi per la rappresentazione dei dati, volti a ottenere la massima flessibilità nell'elaborazione; la messa a punto di meccanismi di ricerca rapidi e puntuali, che permettano agli strumenti di navigazione virtuale di mantenere la rotta in un oceano di dati che non ha più confini”.
Alla risoluzione di queste tre questioni hanno contribuito anche gli italianisti con progetti di digitalizzazione e marcatura di testi della letteratura italiana sempre più raffinati e rispondenti al dibattito scientifico sulle biblioteche digitali, sulle edizioni digitali e sul web semantico. L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia ha posto con urgenza agli insegnanti il problema dell’utilizzo di una letteratura italiana digitale affidabile in Internet. Ma ha anche aperto la strada ad una serie di interrogativi: il digitale contribuisce a migliorare le competenze degli studenti? Facilita l’apprendimento cooperativo? O incrementa invece l’isolamento, imprigionando i discenti in un mondo artificiale, dove i contatti reali con il docente sono ridotti al minimo con il rischio che quest’ultimo sia sostituito da un ChatGPT?