Le Tartarughe marine

Un dibattito fra esperti

In un dibattito in studio dedicato alle Tartarughe marine (da Explora La Tv delle Scienze, 2006).
Luciano Onder presenta e conduce gli ospiti: Antonio Di Bello, medico veterinario all'Università di Bari, Paolo Casale del WWF Italia, Francesco Cinelli, biologo e ordinario di Ecologia all'Università di Pisa, Flegra Bentivegna, curatrice dell'Acquario e della stazione Zoologica di Napoli.

La tartaruga marina comune è una specie diffusa tanto nelle acque degli Oceani Atlantico, Indiano e Pacifico quanto nel bacino del Mediterraneo e del Mar Nero

In particolare, nel Mediterraneo, i siti di deposizione delle uova sono localizzati soprattutto nella parte orientale, Grecia, Turchia, Cipro, Libia, mentre nella parte occidentale le nidificazioni sono da ritenersi eccezionali.
In Italia, se i nidi deposti ogni anno sono solo alcune decine di unità, contro le settemila dell'intero Mediterraneo, i mari attorno alla penisola rivestono grande importanza per le popolazioni del bacino.

Le tartarughe marine sono dei rettili adattati alla vita in mare, munite di un guscio robusto detto carapace e di zampe trasformate in pinne. Esse sono sul nostro pianeta da 225 milioni di anni e la loro forma, rimasta pressoché simile a quella dei loro antenati ancestrali, ci dice che erano già ben evolute

Le tartarughe di mare sono per lo più erbivore e mangiano soprattutto alghe e alcuni tipi di corallo. Si nutrono anche di meduse, essendo immuni alla loro puntura, grazie alla robusta pelle di cui sono dotate.

Una delle singolarità delle tartarughe marine è il fatto che queste, diversamente da quelle terrestri, non possono ritirarsi all’interno della corazza e inoltre, possono nuotare a velocità di quasi 25 chilometri orari

I risvolti drammatici dell’inquinamento e della deturpazione dell’habitat mondiale non tardano hanno investito le tartarughe marine, esempio lampante di come l’uomo sia stato capace di distruggere un ecosistema perfetto quale quello dei nostri mari.
Statistiche ed indagini portate avanti dal WWF, ci dicono che ogni anno circa centocinquantamila esemplari finiscono catturati negli strumenti utilizzati per la pesca nel solo Mediterraneo; di queste almeno quarantamila non sopravvivono.

Le minacce principali per questa specie sono le reti a strascico, gli ami, ma anche la cementificazione, l'inquinamento e il degrado delle coste

La presenza di plastica poi, soffoca le tartarughe marine che la ingeriscono e ciò, è dimostrato da analisi condotte su molti esemplari nel cui corpo sono stati rinvenuti più di centocinquanta frammenti.


FOTO DI COPERTINA
Foto Jörg Möller da Pixabay