Casa Sapiens: "Quel che resta del ghiaccio"
In onda l'11 aprile alle 21.00 su Rai Scuola
Che cosa sta succedendo ai ghiacciai delle Alpi? Sono davvero destinati a scomparire tutti? Quali errori stiamo commettendo? Se il ghiaccio racchiude la memoria del nostro passato, che cosa rischiamo di perdere per sempre? Questi sono solo alcuni degli interrogativi sui quali si concentrerà la terza puntata di Casa Sapiens, intitolata Quel che resta del ghiaccio.
Orchidee che fioriscono sopra i 3000 metri di altitudine, stambecchi nottambuli che cercano frescura quando cala la sera, caprioli che saltellano stranamente ad alta quota, brandelli di divise e scarponi della Grande Guerra che emergono in superficie dalle montagne. Sono fenomeni diversi ma tutti hanno in comune un fattore: sono conseguenze del grande cambiamento climatico in atto che alza le temperature e alimenta la deglaciazione spingendo sempre più in alto alcune specie viventi o riportando alla luce reperti bellici un tempo rigorosamente coperti dal ghiaccio.
La fusione dei ghiacci è una vera emergenza globale. L’attività inesorabile dei Sapiens impatta pesantemente sulle superfici ghiacciate del pianeta. Entro il 2100 le regioni del mondo con i ghiacciai più piccoli come quelli dell’Europa centrale, minacciati anche dal turismo di massa perché più accessibili, rischiano di perdere più dell’80% della loro massa. 300 miliardi di tonnellate di ghiaccio si perdono ogni anno dallo strato glaciale della Groenlandia e quasi 130 dall’Antartide. Tra il 2000 e il 2024 è andato perduto il 50% del volume totale delle aree ghiacciate.
Particolarmente vulnerabili, perché soggetti a cambiamenti più intensi e veloci, sono i ghiacciai dell’arco alpino, che nell’ultimo secolo si sono dimezzati. In questa zona del mondo a noi così vicina, in cui la temperatura in 100 anni è cresciuta di 2 gradi, si prevede che i ghiacciai al di sotto dei 3500 metri spariranno nel giro di 20-30 anni. Se perdiamo ghiacciai siamo ancora più vulnerabili alla crisi climatica: quanto più fondono i ghiacci tanto meno quelli che restano, diventati più esigui e meno compatti, resistono al caldo.
Osservato speciale è l’Adamello, il più importante dei ghiacciai italiani: poco più di un secolo fa era una massa ghiacciata, ora è una montagna nuda. Una ferita per il paesaggio ma anche un danno per la ricerca scientifica. Perché i ghiacciai sono uno strumento prezioso per ricostruire il passato. Le bollicine d’aria contenute all’interno delle carote di ghiaccio intrappolano informazioni nel tempo e il ghiaccio dell’Adamello ci permette di ricostruire mille anni di storia del clima. Anche per il ghiacciaio della Marmolada le notizie sono tutt’altro che confortanti: la sua massa ghiacciata è in coma irreversibile. In un secolo ha perso il 75% della sua estensione e scomparirà entro il 2040.
È in atto una radicale trasformazione dell’ambiente naturale, anche là dove la natura è intatta e immacolata, in cima alle montagne innevate e sui ghiacciai. E la soluzione non è più rimandabile: per non perdere ghiacciai dovremmo azzerare le emissioni climalteranti, finirla di bruciare combustibili fossili. Il 90% del carbone e il 60% del petrolio dovrebbero essere lasciati lì dove sono.
Casa Sapiens è una produzione Rai Cultura in cui Mario Tozzi ci porterà nelle sue incursioni nel passato, nel presente e nel futuro della vita dei Sapiens.
In onda l'11 aprile alle 21:00 su Rai Scuola.
Orchidee che fioriscono sopra i 3000 metri di altitudine, stambecchi nottambuli che cercano frescura quando cala la sera, caprioli che saltellano stranamente ad alta quota, brandelli di divise e scarponi della Grande Guerra che emergono in superficie dalle montagne. Sono fenomeni diversi ma tutti hanno in comune un fattore: sono conseguenze del grande cambiamento climatico in atto che alza le temperature e alimenta la deglaciazione spingendo sempre più in alto alcune specie viventi o riportando alla luce reperti bellici un tempo rigorosamente coperti dal ghiaccio.
La fusione dei ghiacci è una vera emergenza globale. L’attività inesorabile dei Sapiens impatta pesantemente sulle superfici ghiacciate del pianeta. Entro il 2100 le regioni del mondo con i ghiacciai più piccoli come quelli dell’Europa centrale, minacciati anche dal turismo di massa perché più accessibili, rischiano di perdere più dell’80% della loro massa. 300 miliardi di tonnellate di ghiaccio si perdono ogni anno dallo strato glaciale della Groenlandia e quasi 130 dall’Antartide. Tra il 2000 e il 2024 è andato perduto il 50% del volume totale delle aree ghiacciate.
Particolarmente vulnerabili, perché soggetti a cambiamenti più intensi e veloci, sono i ghiacciai dell’arco alpino, che nell’ultimo secolo si sono dimezzati. In questa zona del mondo a noi così vicina, in cui la temperatura in 100 anni è cresciuta di 2 gradi, si prevede che i ghiacciai al di sotto dei 3500 metri spariranno nel giro di 20-30 anni. Se perdiamo ghiacciai siamo ancora più vulnerabili alla crisi climatica: quanto più fondono i ghiacci tanto meno quelli che restano, diventati più esigui e meno compatti, resistono al caldo.
Osservato speciale è l’Adamello, il più importante dei ghiacciai italiani: poco più di un secolo fa era una massa ghiacciata, ora è una montagna nuda. Una ferita per il paesaggio ma anche un danno per la ricerca scientifica. Perché i ghiacciai sono uno strumento prezioso per ricostruire il passato. Le bollicine d’aria contenute all’interno delle carote di ghiaccio intrappolano informazioni nel tempo e il ghiaccio dell’Adamello ci permette di ricostruire mille anni di storia del clima. Anche per il ghiacciaio della Marmolada le notizie sono tutt’altro che confortanti: la sua massa ghiacciata è in coma irreversibile. In un secolo ha perso il 75% della sua estensione e scomparirà entro il 2040.
È in atto una radicale trasformazione dell’ambiente naturale, anche là dove la natura è intatta e immacolata, in cima alle montagne innevate e sui ghiacciai. E la soluzione non è più rimandabile: per non perdere ghiacciai dovremmo azzerare le emissioni climalteranti, finirla di bruciare combustibili fossili. Il 90% del carbone e il 60% del petrolio dovrebbero essere lasciati lì dove sono.
Casa Sapiens è una produzione Rai Cultura in cui Mario Tozzi ci porterà nelle sue incursioni nel passato, nel presente e nel futuro della vita dei Sapiens.
In onda l'11 aprile alle 21:00 su Rai Scuola.