Fare didattica in spazi flessibili
Leonardo Tosi
Creare un ambiente accogliente, nel quale progettare percorsi didattici che “escono fuori” dall’aula, senza ulteriori interventi strutturali, ma usufruendo delle risorse disponibili, con l’obiettivo principale di interagire sulla qualità dei processi di apprendimento.
Una serie di approfondimenti raccolti nel volume edito da Giunti Scuola “Fare didattica in spazi flessibili. Progettare, organizzare e utilizzare gli ambienti di apprendimento a scuola”, frutto del lavoro di un gruppo di ricerca Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) sulle architetture scolastiche.
Il volume fornisce interessanti spunti di riflessione sul rapporto fra pedagogia e architettura; su come lo spazio fisico possa concretamente contribuire alla qualità della vita scolastica e degli apprendimenti, e quali debbano essere i margini di intervento e gli strumenti che possono aiutare a realizzare un luogo efficace per docenti e studenti.
«Con il gruppo di ricercatori dell’Indire - racconta il curatore del volume Leonardo Tosi, ricercatore di Indire - ci siamo posti una serie di domande sul tema degli spazi fisici di apprendimento e sulle caratteristiche che dovrebbero avere per rispondere alle esigenze di una società oggi profondamente cambiata».
Il volume offre un utile set di strumenti per trasformare l’aula in un ambiente di apprendimento allargato e flessibile; sono ormai molte le evidenze in ambito scientifico che sottolineano come l’ambiente interagisca sulla qualità dei processi di apprendimento. Infine, nel volume sono raccolte dieci Learning Stories raccontate da altrettanti insegnanti che hanno voluto considerare l’ambiente fisico come un elemento strategico per la qualità della vita scolastica e degli apprendimenti.
Il punto di partenza della riflessione è, come spiega il ricercatore Indire Samuele Borri nel suo contributo, il «Manifesto 1+4 Spazi educativi per la scuola del Terzo Millennio», presentato dall’Indire nel 2016. Il documento propone una visione che si discosta dall’idea di scuola come “somma di aule” e si estende, oltre alla dimensione didattica, al contesto sociale e alla capacità di un ambiente di influenzare la qualità delle relazioni sociali.