Il processo di Verona
Con Simona Colarizzi
Inizia il Processo di Verona contro sei dei diciannove membri del Gran Consiglio del fascismo che nella seduta del 25 luglio del 1943 avevano sfiduciato Benito Mussolini.
Le ricostruzioni cinematografiche del processo di Verona hanno insistito sull’atmosfera cupa, cimiteriale che circonda questa vicenda. E non potrebbe essere altrimenti: tutta la storia dell’ultimo fascismo a Salò è intessuta di morte, di vendette, di rancori; una storia di sconfitti vissuta all’ombra dei nazisti quando ormai la guerra è per tutti perduta. Questa storia è esemplificata anche dal dramma familiare di Mussolini: la figlia Edda che lo scongiura di salvare il marito Ciano. Il padre che non ne ascolta l’implorazione e condanna a morte il genero.
Perché tanto furore? I congiurati del 25 luglio sono dei traditori complici del re al quale hanno consegnato Mussolini e condannato a morte il fascismo. Nell’odio dei fascisti, duri contro i traditori condannati a morte, c’è però anche un senso di colpa, il bisogno di lavare con il sangue la colpa comune di non essersi ribellati al momento delle dimissioni e dell’arresto di Mussolini.
Il fascismo cade tra le manifestazioni di gioia degli italiani, cade nel tripudio delle piazze, senza incontrare nessuna resistenza. Dov'erano i tanti fascisti che avevano applaudito il duce per anni e anni? Possibile che nessuno abbia preso le armi in mano per impedirne la caduta? E’ proprio il tripudio degli italiani, la valanga d’odio che si manifesta contro Mussolini e i fascisti, a paralizzare anche i più convinti sostenitore del Duce.