Stalinismo: la vita nei gulag
Da un programma di Arrigo Levi
Servendosi di materiale documentario proveniente dagli archivi sovietici, il giornalista Arrigo Levi ricostruisce la vita nei campi di lavoro ai tempi di Stalin.
Si tratta di filmati degli anni Trenta di straordinaria importanza, realizzati su commissione del Ministero degli Interni sovietico, da cui dipendeva la polizia di stato (GPU), che aveva tra i suoi compiti quello di gestire i campi di lavoro dove i prigionieri venivano utilizzati per la costruzione di grandi opere pubbliche (dighe, canali, ecc.). Lo scopo che questi filmati ufficiali si proponevano era di fare propaganda alla polizia, documentando l'operosità e la laboriosità dei prigionieri, mentre oggi risultano una testimonianza delle terribili e disumane condizioni di vita nei gulag, dove erano rinchiusi anche donne e bambini. Tra le immagini, alcune testimonianze dai campi di Kolyma che diventerà il triste simbolo dei lager staliniani.
Fu lo scrittore Aleksandr Solgenitsin, con i suoi romanzi (da "Una giornata di Ivan Denissovic" nel 1961 ad "Arcipelago gulag" nel 1973) a dichiarare guerra al sistema denunciando l'esistenza dei lager. I suoi racconti nascono dalla sua personale esperienza di prigioniero politico. Nel febbraio del 1945 infatti, a causa di una lettera in cui critica aspramente Stalin, viene arrestato e trasferito nella prigione moscovita della Lubjanka. Condannato a otto anni di lavori forzati e al confino a vita, lo scrittore comincia il suo personale pellegrinaggio da un lager all'altro. Nel 1953, nel domicilio coatto di Kok-Terek, nel Kazakistan, gli viene concesso di lavorare come insegnante. Nel frattempo raccoglie una quantità enorme di appunti sugli orrori dei campi.
Insignito del premio Nobel per la Letteratura nel 1970, viene espulso dalla Russia nel 1974 e solo allora, a Stoccolma, pronuncia un memorabile discorso in difesa della libertà a nome di milioni di persone annientate nei campi di concentramento dell'URSS. Nel 1973 si stabilisce in America, per far ritorno in patria solo nel 1994 atterrando con l'aereo proprio a Kolyma e arrivando a Mosca da Vladivostok, in treno, dopo aver attraversato tutta la sterminata landa russa.
Finalmente nel 2000, malgrado la diffidenza con cui i suoi connazionali hanno continuato a trattarlo, Alexander Solgenitsin si riconcilia con il suo amato Paese, in uno storico incontro con il presidente Vladimir Putin. Lo scrittore muore la sera del 3 agosto 2008 all'età di 89 anni.
Per approfondire su questi temi:
Arcipelago gulag di Alesksandr Solzhenicyn
Nasce Aleksandr Solgenitsin (11 dicembre 1918)
Muore Aleksandr Solgenitsin (3 agosto 2008)
Stalinismo: 1945-1953
Stepan Solženicyn: in ricordo di mio padre
Si tratta di filmati degli anni Trenta di straordinaria importanza, realizzati su commissione del Ministero degli Interni sovietico, da cui dipendeva la polizia di stato (GPU), che aveva tra i suoi compiti quello di gestire i campi di lavoro dove i prigionieri venivano utilizzati per la costruzione di grandi opere pubbliche (dighe, canali, ecc.). Lo scopo che questi filmati ufficiali si proponevano era di fare propaganda alla polizia, documentando l'operosità e la laboriosità dei prigionieri, mentre oggi risultano una testimonianza delle terribili e disumane condizioni di vita nei gulag, dove erano rinchiusi anche donne e bambini. Tra le immagini, alcune testimonianze dai campi di Kolyma che diventerà il triste simbolo dei lager staliniani.
Fu lo scrittore Aleksandr Solgenitsin, con i suoi romanzi (da "Una giornata di Ivan Denissovic" nel 1961 ad "Arcipelago gulag" nel 1973) a dichiarare guerra al sistema denunciando l'esistenza dei lager. I suoi racconti nascono dalla sua personale esperienza di prigioniero politico. Nel febbraio del 1945 infatti, a causa di una lettera in cui critica aspramente Stalin, viene arrestato e trasferito nella prigione moscovita della Lubjanka. Condannato a otto anni di lavori forzati e al confino a vita, lo scrittore comincia il suo personale pellegrinaggio da un lager all'altro. Nel 1953, nel domicilio coatto di Kok-Terek, nel Kazakistan, gli viene concesso di lavorare come insegnante. Nel frattempo raccoglie una quantità enorme di appunti sugli orrori dei campi.
Insignito del premio Nobel per la Letteratura nel 1970, viene espulso dalla Russia nel 1974 e solo allora, a Stoccolma, pronuncia un memorabile discorso in difesa della libertà a nome di milioni di persone annientate nei campi di concentramento dell'URSS. Nel 1973 si stabilisce in America, per far ritorno in patria solo nel 1994 atterrando con l'aereo proprio a Kolyma e arrivando a Mosca da Vladivostok, in treno, dopo aver attraversato tutta la sterminata landa russa.
Finalmente nel 2000, malgrado la diffidenza con cui i suoi connazionali hanno continuato a trattarlo, Alexander Solgenitsin si riconcilia con il suo amato Paese, in uno storico incontro con il presidente Vladimir Putin. Lo scrittore muore la sera del 3 agosto 2008 all'età di 89 anni.
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