La bomba di Via Rasella
23 marzo 1944
Il 23 marzo 1944 i Gruppi di Azione Patriottica attaccano una colonna del battaglione di polizia tedesca Bozen in Via Rasella a Roma. Vengono uccisi trentadue soldati, un altro morirà più tardi per le ferite riportate. Per rappresaglia, il giorno successivo, un plotone tedesco, comandato da Herbert Kappler giustizierà 335 italiani alle Fosse Ardeatine. L'eccidio è ricordato da Paolo Mieli e dal professor Paolo Pezzino in questa puntata di Passato e Presente. Tra le vittime ricordiamo anche Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, Pilo Albertelli e il giovane Orlando Orlandi Posti.
Il 23 marzo 1944 un giovane studente di medicina di 22 anni, Rosario Bentivegna, trasporta nascosta in un carretto per la raccolta dei rifiuti, una bomba rudimentale, assemblata da un altro giovane, il fisico Giulio Contini e da sua moglie Giulia. Il luogo scelto per l'attentato è via Rasella, un vicolo stretto e in salita, nel cuore del centro storico della capitale, alle spalle di via del Tritone. Qui, ogni giorno alle 14.00, passano i soldati tedeschi di ritorno dal poligono di tiro di Tor di Quinto. A fare il palo la fidanzata di Bentivegna, Carla Capponi e Franco Calamandrei incaricato di fare un gesto convenuto all'arrivo della truppa.
La bomba scoppia alle 15.42 e la deflagrazione uccide 26 soldati dell'11^ Compagnia del terzo Battaglione del reggimento Bozen mentre scoppia un conflitto a fuoco tra i tedeschi e i giovani del Gap (Gruppi di Azione Patriottica) che lanciano contro i superstiti le loro bombe Brixia e poi fuggono. Residenti e passanti vengono immediatamente rastrellati e le case dei dintorni perquisite. Ma non c'è più traccia degli attentatori. Il generale Herbert Kappler, comandante della Gestapo a Roma, il giorno dopo l'attentato (in cui moriranno anche sei civili) esegue la rappresaglia ordinata da Hitler: alle Fosse Ardeatine vengono giustiziate 335 persone tra detenuti comuni, prigionieri politici, ebrei e militari.
Il 23 marzo 1944 un giovane studente di medicina di 22 anni, Rosario Bentivegna, trasporta nascosta in un carretto per la raccolta dei rifiuti, una bomba rudimentale, assemblata da un altro giovane, il fisico Giulio Contini e da sua moglie Giulia. Il luogo scelto per l'attentato è via Rasella, un vicolo stretto e in salita, nel cuore del centro storico della capitale, alle spalle di via del Tritone. Qui, ogni giorno alle 14.00, passano i soldati tedeschi di ritorno dal poligono di tiro di Tor di Quinto. A fare il palo la fidanzata di Bentivegna, Carla Capponi e Franco Calamandrei incaricato di fare un gesto convenuto all'arrivo della truppa.
La bomba scoppia alle 15.42 e la deflagrazione uccide 26 soldati dell'11^ Compagnia del terzo Battaglione del reggimento Bozen mentre scoppia un conflitto a fuoco tra i tedeschi e i giovani del Gap (Gruppi di Azione Patriottica) che lanciano contro i superstiti le loro bombe Brixia e poi fuggono. Residenti e passanti vengono immediatamente rastrellati e le case dei dintorni perquisite. Ma non c'è più traccia degli attentatori. Il generale Herbert Kappler, comandante della Gestapo a Roma, il giorno dopo l'attentato (in cui moriranno anche sei civili) esegue la rappresaglia ordinata da Hitler: alle Fosse Ardeatine vengono giustiziate 335 persone tra detenuti comuni, prigionieri politici, ebrei e militari.