La Reggia di Caserta

Il capolavoro di Luigi Vanvitelli

Progettata nel Settecento da Luigi Vanvitelli, la Reggia di Caserta eguaglia, se non addirittura supera, la magnificenza e lo splendore di Versailles

L’opera più importante del famoso architetto napoletano era stata concepita in accordo con la grande coppia reale di committenti che all’epoca dominava Napoli e la Sicilia: lo spagnolo Carlo III di Borbone e la moglie Maria Amalia di Sassonia, figlia del Re di Polonia (La Napoli dei Borbone). 
Lo splendore del complesso, un edificio quadrangolare con quattro cortili interni e un parco giardino con oltre cento ettari di verde, affiancava anche il progetto dell’Acquedotto Carolino, destinato a eguagliare i fasti dell’ingegneria idraulica dell’Antica Roma e con esso, la fondazione della Reale fabbrica di seta di San Leucio, vera e propria utopia sociale del di fine Settecento.

Il palazzo reale esige molta avvertenza, ne credete che sia piccola cosa ma una delle maggiori che al mondo si possino fare. Sicchè tutto a questa deve concorrere il mio primo pensiero, senza trascurare l'altro.
Luigi Vanvitelli

Luigi Vanvitelli (1700–1773) nasceva a Napoli da madre napoletana e padre olandese, il noto pittore di vedute Caspar van Wittel (1653–1736), che si era trasferito da Roma nella città partenopea per lavorare a Palazzo Reale, su invito del viceré spagnolo Luigi Francesco de la Cerda.
Vanvitelli, cresciuto vicino al padre pittore, fu molto precoce e si fece presto notare nell’ambiente romano dove si formava vicino a un maestro dell’epoca, l'architetto siciliano Filippo Juvarra (1678-1736), impegnato, intorno al 1715, nella progettazione della Sagrestia Vaticana
Abile disegnatore, Vanvitelli progettò un cospicuo numero di opere in varie città italiane. Il primo concreto approccio all'architettura risale al 1728, quando gli venne commissionato a Urbino il restauro del Palazzo Albani, edificio di famiglia di Papa Clemente XI. 
L'eclettismo delle sue opere e la versatilità del suo estro creativo rendono Vanvitelli un architetto difficilmente catalogabile entro una definita corrente artistica.

Oggi Luigi Vanvitelli è considerato uno dei maggiori interpreti del Rococò italiano e uno dei primi architetti attenti alle suggestioni neoclassiche

A Roma Vanvitelli si affermava grazie alla partecipazione a due importanti concorsi indetti nel 1732: il primo per la Fontana di Trevi (La Fontana di Trevi a Roma) e il secondo per la facciata di San Giovanni in Laterano (Piazze e chiese del Settecento romano). Malgrado non riuscì a vincere, i suoi progetti furono molto apprezzati. 
Dopo i concorsi romani, la notorietà arrivò con papa Clemente XII che lo incaricò di sistemare e ampliare il porto di Ancona per renderlo adatto a svolgere la funzione di scalo romano verso Oriente. Nel progetto papalino di riqualificazione della città, Vanvitelli realizzava anche il grande Lazzaretto (1733-1743), un edificio pentagonale costruito su di un'isola artificiale situata all'interno del porto. Per i Padri gesuiti e per volere dello stesso papa, infine, mise mano anche alla Chiesa del Gesù, alla Mole Vanvitelliana e all'Arco Clementino

Il 1751 fu l’anno di svolta per Vanvitelli. Carlo di Borbone gli commissionava la nuova residenza reale nei pressi del borgo medievale di Casertavecchia

La scelta di questo territorio, fu dettata dalla volontà di offrire al governo napoletano un luogo salubre, fertile, valorizzabile dal punto di vista socioeconomico e strategicamente sicuro, in quanto lontano dal mare e da possibili attacchi.
Vanvitelli effettuava un sopralluogo a Caserta per poi avviare, in brevissimo tempo, la progettazione del palazzo sulla base di disegni che vennero approvati dopo l’intervento dei Sovrani. Maria Amalia, moglie di Carlo, richiedeva espressamente a Vanvitelli anche l'elaborazione di un disegno urbanistico per la nuova città di Caserta.
Prima di iniziare la costruzione del complesso, Vanvitelli concordò con Carlo di Borbone la stampa di un vasto programma iconografico di comunicazione, così da mostrare a tutte le corti europee la grandiosità del sovrano di Napoli.
Vanvitelli prese alloggio a Caserta nel Palazzo dell'Intendente e in poco più di un mese venne organizzato il cantiere della Reggia. Nel 1752, con la posa della prima pietra avvenuta in una solenne cerimonia, lo stesso Vanvitelli fece incidere in latino su di essa il motto:

Rimangano il palazzo, il trono e la dinastia dei Borboni, fino a quando questa pietra ritorni in cielo per propria forza

Vanvitelli iniziò fin da subito un lungo e laborioso lavoro di ricerca delle sorgenti, così da garantire il funzionamento dei giochi d'acqua del grande giardino e l'approvvigionamento idrico dell'intero complesso: nasceva così l'Acquedotto Carolino in onore al sovrano.
Il cantiere della Reggia era enorme, vi lavoravano circa tremila persone, tra muratori, falegnami, fabbri, scalpellini, manovali e galeotti. Vanvitelli, doveva provvedere a disegni, calcoli, scavi, fino alla scelta dei marmi e degli artisti chiamati a decorare gli ambienti interni. 

L’enorme fabbrica di lavoro della Reggia è documentata grazie alla Biblioteca Reale che conserva tutte le carte dell’epoca  

La prestigiosa fabbrica borbonica procurò a Vanvitelli fama e moltissime commissioni. Tra Caserta, Napoli, Benevento e Foggia, l’architetto restaurò ed edificò palazzi, chiese, conventi, ville e teatri. 
La morte senza eredi di Ferdinando VI, fratellastro di Carlo di Borbone e il trasferimento di quest'ultimo presso la corte spagnola colsero Vanvitelli nel pieno del fervore del cantiere casertano.
Il passaggio di Carlo al trono di Spagna arrestò anche il sogno di Maria Amalia che ambiva a costruire una città intorno alla Reggia, progetto già abbozzato da Vanvitelli. 
Il nuovo monarca borbonico, Ferdinando IV, non sostenne più la figura di Vanvitelli che fu offuscata dall'architetto toscano Ferdinando Fuga. 
Sfiduciato dagli intrighi di corte e dall'apparire dei primi problemi di salute, Vanvitelli rimase isolato nella sua abitazione di Caserta. Nel 1769, fu chiamato a Milano per il restauro del Palazzo vicereale, per il quale propose anche un riassetto urbanistico della zona circostante. Il progetto non piacque e l’architetto tornò a Caserta lasciando l'incarico allo scolaro Giuseppe Piermarini.
L’artista tornò ad occuparsi di scenografia: ormai anziano, realizzò gli apparati effimeri per i matrimoni di Ferdinando IV con Maria Giuseppa e successivamente con Maria Carolina. 

Il documentario della serie “Italia: viaggio nella bellezza”, firmato da Massimiliano Griner, sviluppa il racconto sull’importante sito, oggi patrimonio UNESCO, attraverso le voci di chi quotidianamente lavora alla complessa fabbrica della Reggia per restituirne l’immagine e la salvaguardia futura: il direttore, i restauratori, i giardinieri, fino ai volontari che puliscono le immense fontane.