Vittorio Sgarbi: Caravaggio, la fotografia e Pasolini
Prima parte
In una serie di interventi a Uno Mattina Estate (09/08/2021), Vittorio Sgarbi mette fa luce i diversi aspetti della modernità di Caravaggio attraverso paragoni tra testi figurativi di varia natura, dalla fotografia al cinema di Pier Paolo Pasolini.Dal 1650 al 1951, quando verrà fatta una grande mostra a Milano, Caravaggio esce dall'orizzonte, esce dai radar. Quando riappare però, è una grande rivoluzione perché si vede l'inventore di una pittura nuova, di una pittura della realtà e perfino l'inventore della fotografia
Vittorio Sgarbi
A Roma, Caravaggio trovava una "città aperta", dove incontrava gente di strada e ragazzi di bottega che impiegava da modelli per i suoi primi dipinti. Non sono ritratti di potenti, bensì di adolescenti con in mano una Canestra di frutta, o un calice di vino, oggetti per i quali il pittore ha la stessa attenzione posta ai soggetti in carne ed ossa. È il superamento delle gerarchie (I Caravaggio di Scipione Borghese).
Sgarbi confronta queste prime opere di Caravaggio con una foto bianco e nero di Dino Pedriali (1950), un nudo di giovane in posa che regge un mazzo di fiori. Pedriali, fotografo di soggetti e luci "caravaggesche", nei primi anni Settanta documentava anche il regista e scrittore Pier Paolo Pasolini nella sua casa di Sabaudia.
A questo punto, Sgarbi fa un confronto tra i "ragazzi di vita" pasoliniani, come Ninetto Davoli, e i giovani dipinti da Caravaggio appena arrivato a Roma, una suggestione spesso evocata dalla critica per parlare di una presunta omosessualità del pittore.
In Concerto, il suonatore di liuto in primo piano, è lo stesso ritratto in Giovane morso da un ramarro, scatto fotografico ante litteram, "prima fotografia della storia", inizio del "qui ed ora" nella pittura moderna (Longhi e Caravaggio, artista moderno e 'popolare').
APPROFONDIMENTO
Vittorio Sgarbi: Caravaggio e la "Conversione di un cavallo"
Seconda parte
Vittorio Sgarbi: Ecce homo, riscoperta di un Caravaggio
Terza parte
FOTO DI COPERTINA
Ninetto Davoli e Pier Paolo Pasolini in una foto di scena tratta dal documentario di Gianni Amelio "Felice chi è diverso"