Tiepolo: la Chiesa dei Gesuati e Palazzo Clerici

Il dominio della luce, 3° puntata, prima parte

Gli abissi di Tiepolo (2020), serie ideata e condotta dallo storico dell’arte Tomaso Montanari, con la collaudata regia di Luca Criscenti, celebra l’ultimo grande pittore italiano dell’età moderna in occasione dei 250 anni dalla morte. 
Le quattro puntate di un’ora circa l’una, trasmesse in prima serata da Rai 5, sono qui presentate integralmente da Rai Scuola in forma di brevi brani consecutivi.
Nella prima parte della terza puntata “Il dominio della luce”, Montanari entra nel luogo del grande trionfo ecclesiastico di Giambattista Tiepolo (1796-1770), la “Chiesa di Santa Maria del Rosario”, nota come “Chiesa dei Gesuati”, nella quale l’artista interviene tra il 1737 e il ’39, evocando i solenni soffitti barocchi di Pietro da Cortona, Gaulli e Luca Giordano. 

La Chiesa dei Gesuati costituisce uno dei più completi e coerenti esempi di arte sacra settecentesca a Venezia

Dopo la soppressione dell'ordine senese dei Gesuati (1668), il complesso veniva affidato ai Domenicani che lo rinnovarono radicalmente conservandone il nome. La nuova chiesa, realizzata da Giorgio Massari (1724-1736), reinterpreta il modello della Basilica del Redentore (1577-1592) di Andrea Palladio (1508-1580), mentre l'interno presenta una straordinaria unità stilistica tra arredi lignei e decorazione.
Il complesso ciclo decorativo della volta della chiesa illustra, dentro tre cornici mistilinee, la “Gloria di San Domenico” al centro e ai lati, l’”Istituzione del Rosario” e l’”Apparizione della Vergine a San Domenico”.
La decorazione del comparto centrale eseguita con sorprendente rapidità in sole ventuno giornate di lavoro, mostra San Domenico nell'atto di predicare la nuova devozione mariana con il rosario in mano di fronte a un gruppo di fedeli, tra cui si scorge il Doge. 

In alto, la Vergine col Bambino assiste alla scena seduta su un trono di nuvole in un cielo animato da figure angeliche mentre, all'estremità in basso, l'eresia albigese precipita oltre la cornice dell'affresco

L'intera composizione è scandita in buona misura dal forte scorcio della struttura architettonica della scala, un’unione di cielo e terra già sperimentata da Paolo Veronese (1528-1588) per l’”Assunzione della Vergine” (1560-’68 ca.) tela dipinta per il soffitto della chiesa veneziana di “Santa Maria dell'Umiltà” e, dopo le soppressioni napoleoniche, dai primi anni del Novecento collocata nella “Basilica dei Santi Giovanni e Paolo”. 
Oltre al grande effetto illusionistico, ragguardevole è l'uso della luce e dei colori con cui Tiepolo fa risaltare abilmente le varie parti della composizione in profondità: dalla diafana architettura sopra la gradinata sul fondo del cielo azzurro, fino alle figure angeliche più piccole e lontane, distinte da quelle più vicine e scure. 

Montanari, fa notare come le fattezze di poveri e vecchi siano chiari omaggi alla ritrattistica bolognese di Annibale Carracci

Nella “Gloria di San Domenico”, Tiepolo usa lo schema piramidale con al vertice la figura del Santo, già sperimentato nell'affresco della Chiesa degli Scalzi (L'apoteosi di santa Teresa, 1722-‘24). 
Nell'”Apparizione della Vergine a San Domenico”, un vertiginoso sotto in su inquadra l’empireo abbagliante di luce e cosparso di vari personaggi, tra i quali, i committenti della chiesa protetti dal mantello della sacra donna. 
La decorazione è completata nelle vele, attorno agli scomparti centrali, da sedici grisaglie raffiguranti i “Quindici misteri del Rosario” e in quella verso l'altare, la “Gloria del Rosario”; queste furono eseguite probabilmente con la collaborazione di aiuti a cui l'artista delegò il lavoro.

Nel Settecento un antico palazzo padronale eretto un secolo prima e appartenuto ai Visconti, venne completamente ristrutturato ad opera del marchese Anton Giorgio Clerici che ne fece una delle dimore più sfarzose della Milano dell'epoca

Tiepolo tornava per la seconda volta a Milano (Flavio Caroli presenta Palazzo Dugnani a Milano) per intervenire a Palazzo Clerici nella “Galleria degli Arazzi”, uno degli ambienti più noti e sfarzosi dell'intera residenza.
Pregevole esempio del Barocchetto a Milano, la Galleria è rimasta praticamente intatta fino ad oggi, conservando perfettamente non solo gli affreschi del grande maestro veneziano, ma anche gli stucchi, le boiserie e gli arazzi alle pareti.
La decorazione del Salone, commissionata a Tiepolo nel 1740 da Giorgio Clerici, costrinse l’artista ad operare in una galleria lunga ventidue metri e poco più larga di cinque, motivo per cui risultò fondamentale la sua esperienza per un utilizzo sapiente della composizione e del trompe l'oeil.
Per correggere visivamente uno spazio più lungo che largo, Tiepolo dovette introdurre alcune modifiche rispetto al bozzetto ancor oggi conservato (Kimbell Art Museum di Fort Worth, Texas).
I gruppi figurali, inizialmente distribuiti solo agli angoli, vennero introdotti anche di lato per dilatare maggiormente lo spazio. Inoltre, il “Carro del dio Sole” che domina la scena, venne rappresentato per intero con tutta la quadriga, preceduto da Mercurio, attraverso un forte scorcio da sotto in su. Per bilanciare ulteriormente la composizione, infine, Tiepolo introdusse delle massicce membrature architettoniche, soprattutto sui lati corti. 

Un ruolo determinante è giocato dalla luce interpretata attraverso i colori stesi con pennellate molto limpide e libere, cromie che scivolano una nell'altra con passaggi tonali magistrali, degni del virtuosismo del pittore

Sullo sfondo immenso del cielo striato da nubi bianche e rosate, emergono diversi gruppi di figure e divinità mitologiche: notevoli, lungo i bordi, le allegorie dei “Quattro Continenti” personificati dai loro animali simbolo e quelle delle “Arti” dove, nella “Pittura”, Tiepolo ha lasciato il suo autoritratto.
Gli stucchi dorati fortemente aggettanti delle cornici si fondono con le boiseries pure dorate sulle pareti, collegando lo spazio architettonico reale, già suggestivamente dilatato e moltiplicato dal reciproco riflettersi delle specchiere contrapposte e sfavillanti di luci, con quello immaginario della volta.
In questo capolavoro di fantastico illusionismo, Tiepolo anticipa direttamente, nei contenuti iconografici e nelle scelte formali, l’impresa pittorica assai più imponente dello “Scalone” e della “Sala Imperiale” del Vescovado di Würzburg (1750-52), uno dei massimi vertici del Rococò europeo (Tiepolo a Würzburg).

Gli abissi di Tiepolo di Tomaso Montanari; regia: Luca Criscenti; fotografia: Francesco Lo Gullo; montaggio: Emanuele Redondi; produzione: Land Comunicazioni; 4 puntate x 60min., 2020

FOTO DI COPERTINA 
Giambattista Tiepolo, Salone degli Arazzi, Palazzo Clerici, Milano