Dialogo tra Tiepolo e Caravaggio
Dalla penna di Roberto Longhi
Questo celebre dialogo immaginario tra i due grandi artisti Tiepolo (1696-1770) e Caravaggio (1571-1610), fu concepito dallo storico dell’arte e grande conoscitore della tradizione pittorica italiana, Roberto Longhi (1890-1970) che, nel 1951, pubblicava lo scritto nella sua novella rivista di studi e approfondimenti letterari e figurativi, “Paragone”.
Lui stesso, dalle ricercate metafore visive della prosa anni Trenta, che caratterizzava le lezioni universitarie, nel secondo dopoguerra dimostra un certo interesse per il fenomeno della divulgazione della storia dell’arte attraverso media moderni, si pensi all’editoria a colori e al cinema.
Prodotta dalla Rai nei primi anni Ottanta del Novecento, questa breve ed efficace messa in scena dell’incontro tra i due artisti, è interpretato dagli attori Franco Graziosi (1929-2021), nel ruolo di Caravaggio e Renzo Palmer (1930-1988) in quello di Tiepolo. Incontrati nei Campi Elisi, i due scambiano battute, a tratti irriverenti, nei modi di dipingere, ma nel dialogo emergono soprattutto due culture e due mondi diversissimi, separati da un secolo di storia.
Diverso l’atteggiamento critico di Longhi verso Giambattista Tiepolo, per il quale nutrì un sentimento quasi sprezzante. Agli occhi del critico che per primo aveva sondato la “realtà” scura fatta di ombre e luci caravaggesche, il pittore veneziano, esponente massimo del Rococò europeo, appariva troppo frivolo e inoltre, servo di un ancien régime oramai al tramonto (Tiepolo pittore profano). Secondo Longhi la pittura di Tiepolo non comportava nessuna innovazione valida e in ogni suo momento era “terminale”: e così Tiepolo era “l’ultimo dei virtuosi italiani”, “l’ultimo grande pittore veneziano”, “l’ultimo dei grandi decoratori barocchi”.
Caravaggio incalza con i suoi taglienti interrogativi e rivolgendosi a Tiepolo chiede se abbia creduto mai a quel che faceva e se abbia lasciato qualche traccia di verità almeno nel dipingere. E così, nessuna domanda riesce a spiazzare l’interlocutore, un Tiepolo inossidabile che ha visto solo fama e fortuna.
E comunque, con sorprendente e imprevedibile sincerità, Tiepolo afferma che neppure lui credeva alle favole che gli venivano richieste, ma d’altra parte ...
Longhi fu maestro di una sintesi del tutto originale tra gli interessi e la competenza dello storico, da una parte e una sensibilità letteraria e narrativa non comuni dall’altra.Oggi è risaputo tra gli storici dell’arte, quanto la figura di Longhi abbia inciso nella messa a punto di un moderno linguaggio applicato alla disciplina storico artistica e questo scritto è una testimonianza dell’originalità del progetto longhiano
Lui stesso, dalle ricercate metafore visive della prosa anni Trenta, che caratterizzava le lezioni universitarie, nel secondo dopoguerra dimostra un certo interesse per il fenomeno della divulgazione della storia dell’arte attraverso media moderni, si pensi all’editoria a colori e al cinema.
Prodotta dalla Rai nei primi anni Ottanta del Novecento, questa breve ed efficace messa in scena dell’incontro tra i due artisti, è interpretato dagli attori Franco Graziosi (1929-2021), nel ruolo di Caravaggio e Renzo Palmer (1930-1988) in quello di Tiepolo. Incontrati nei Campi Elisi, i due scambiano battute, a tratti irriverenti, nei modi di dipingere, ma nel dialogo emergono soprattutto due culture e due mondi diversissimi, separati da un secolo di storia.
Caravaggio, maestro indiscusso della “realtà” e di un “realismo” rappresentativo del tutto nuovo sul quale, lo stesso Longhi, aveva improntato la rivalutazione del pittore, formato nella tradizione naturalistica del Nord Italia e poi nella Roma di cardinali illuminati dalle teorie galileiane (Caravaggio). Il Caravaggio di Longhi, inoltre, già oggetto della tesi di laurea discussa fin dal 1911 con Pietro Toesca, esordiva in pubblico proprio nel 1951 a Milano con una grande mostra che diventerà la pietra miliare per gli studi sul pittore lombardo (Longhi e Caravaggio, artista moderno e "popolare").La cosa peculiare di questo “dialogo immaginario”, infatti, è proprio la scelta dei due artisti da parte di Longhi
Diverso l’atteggiamento critico di Longhi verso Giambattista Tiepolo, per il quale nutrì un sentimento quasi sprezzante. Agli occhi del critico che per primo aveva sondato la “realtà” scura fatta di ombre e luci caravaggesche, il pittore veneziano, esponente massimo del Rococò europeo, appariva troppo frivolo e inoltre, servo di un ancien régime oramai al tramonto (Tiepolo pittore profano). Secondo Longhi la pittura di Tiepolo non comportava nessuna innovazione valida e in ogni suo momento era “terminale”: e così Tiepolo era “l’ultimo dei virtuosi italiani”, “l’ultimo grande pittore veneziano”, “l’ultimo dei grandi decoratori barocchi”.
Tiepolo, da sempre al servizio delle famiglie veneziane, emerge come “gran decoratore” di fasti gloriosi per ricche abitazioni e sontuosi palazzi, mentre Caravaggio, a tratti perplesso, gli chiede come mai non avesse mai rappresentato il vero, la mela buona e quella marcia, la ricchezza e la povertà della vita quotidiana.La schermaglia dialettica avviene tra due poetiche diversissime
Caravaggio incalza con i suoi taglienti interrogativi e rivolgendosi a Tiepolo chiede se abbia creduto mai a quel che faceva e se abbia lasciato qualche traccia di verità almeno nel dipingere. E così, nessuna domanda riesce a spiazzare l’interlocutore, un Tiepolo inossidabile che ha visto solo fama e fortuna.
E comunque, con sorprendente e imprevedibile sincerità, Tiepolo afferma che neppure lui credeva alle favole che gli venivano richieste, ma d’altra parte ...
E Caravaggio incalza:Le mie doti parevano davvero inaudite nel sapere farle muovere nell’aria più schietta e luminosa che mai abbia spirato
Nell’aria e nella luce si muove la vita reale, non la finzione, non l’allegoria. Non ci sono forse i barcaioli a Venezia?