Rudy Zocco: "Io sono Canaletto"

Da "Io sono Venezia"

Tratto dal documentario in due puntate di Rai Cultura, Io sono Venezia (di Davide Savelli, Massimiliano Griner, Marta La Licata, Alessandro Chiappetta; regia di Graziano Conversano, 2023), l’estratto mostra una curiosa interpretazione dell’attore veneto Rudy Zocco nei panni di Canaletto.

Sullo sfondo di Piazza San Marco, soggetto prediletto e molto richiesto a Canaletto, l’artista ha in mano un piccolo quaderno

La fiction evoca così il “Quaderno di Canaletto” (Gabinetto dei Disegni delle Gallerie dell'Accademia, Venezia) un prezioso libro, una sorta di “diario segreto”, formato da sette fascicoli rilegati nell’Ottocento e in origine sciolti, che oggi testimonia come nessun altro documento il processo creativo del suo lavoro.
Da fonti d’epoca, sappiamo che Canaletto era un pittore schivo: descritto come "avido e ingordo", l’artista non si è mai sposato e ha vissuto con le sorelle dedicando la vita alla sua arte. 
Dai documenti d’archivio e da molte lettere di carattere commerciale di suoi stimatori e mecenati, possiamo risalire alla genesi delle sue tele, ma la sua poetica, il suo credo artistico è tutto compreso in questo “Quaderno” ricolmo di schizzi realizzati in fretta e poi riutilizzati dal pittore veneziano negli anni.

Il “Quaderno di Canaletto” rappresenta un unicum nella storia dell’arte del Settecento 

Come recita qui Rudy Zocco, Canaletto annotava le sue impressioni sull’uso dei colori, sugli strumenti più idonei da usare e sui luoghi ritratti. Molte le correzioni perché l’artista tornava più volte sull’idea, anche con cambi di inchiostro e di penna. Solo sporadicamente usava del righello.
Nel “Quaderno”, interessantissime annotazioni sulla concreta operatività nella fase di costruzione grafica dell’immagine, stabilisce il ruolo svolto dalla “Camera ottica” nell’ideazione e realizzazione delle Vedute di Venezia (Canaletto e la Veduta: il genio di un maestro).
In un passaggio, Zocco cita con tono graffiante un tale Smith che nella sua casa veneziana ha le pareti piene dei "suoi quadri". Si tratta del console inglese Joseph Smith che l’artista incontra a fine degli anni Trenta del Settecento (Il grande Canaletto).

Abile mercante, scaltro imprenditore e lungimirante conoscitore, Smith lo prese sotto la propria ala protettrice procurando all’artista grandi fortune, ma sottraendogli anche ingenti profitti. In breve tempo diventa il mercante esclusivo di Canaletto in Inghilterra

Accurate ricerche d’archivio condotte sulla vita di Canaletto, mettono in evidenza un’enorme discrepanza fra l’elevato prezzo dei suoi dipinti nel mercato e la relativa povertà dell'artista. Le tele di Canaletto, infatti, godevano di un’enorme fortuna già all'epoca; numerose sono le “lamentele” riscontrate nei documenti da parte di acquirenti disposti a spendere qualsiasi somma di denaro pur di avere una sua Veduta
Nello stesso tempo, i biografi contemporanei come il veneziano Antonio Maria Zanetti (1706–1778), raccontano un Canaletto decisamente parsimonioso e con grande capacità lavorativa; questi caratteri avrebbero dovuto permettergli una vecchiaia serena, senza contare che non era gravato dai costi di una famiglia. Ma non fu così.
Canaletto, all'età di quarantanove anni, per l'epoca piuttosto avanzata, ridotto a un misero capitale, si sentì costretto a recarsi in Inghilterra alla ricerca di ulteriori sbocchi commerciali. 
A Londra, la fama costruita negli anni attraverso la vendita dei dipinti da parte di Smith, lo precedeva.