Felice Giani a Palazzo Milzetti

La decorazione d'interno Neoclassica a Faenza

Artista vulcanico e bohémien, lavoratore febbrile, disegnatore inesauribile, Felice Giani (1758-1823) nasce in provincia di Alessandria e trascorre l’apprendistato tra Pavia e Bologna, presso atelier di importanti pittori e architetti, tra i quali Antonio Galli Bibiena (I Bibiena: scenografie a Bologna). 
Queste prime esperienze lo portano a conoscenza delle importanti tradizioni pittoriche bolognesi e venete, una cultura figurativa che spazia da Pellegrino Tibaldi ai Carracci, fino alla tradizione barocca della pittura colta dei fratelli Gaetano e Ubaldo Gandolfi, presso i quali lavora Bologna. 
Dal 1780 al 1786 Felice Giani si trasferisce a Roma, sotto la protezione del principe Andrea Doria Pamphili.

Nella culla dell’antico il pittore trascorre anni fondamentali per la sua formazione; qui, l’artista partecipa anche alla nuova realtà politica come giacobino nella Repubblica Romana

Giani frequenta l’Accademia di San Luca e prosegue gli studi presso i pittori Pompeo Batoni, Cristoforo Unterperger (1732-1798) e l’architetto Giovanni Antonio Antolini (Milano Neoclassica). 
Per Giani, Roma è meta di una formazione intellettuale tutta cosmopolita, a stretto contatto con personalità italiane e straniere di primo piano: Gavin Hamilton, (1723–1798) Anton Raphael Mengs (Mengs. La scoperta del Neoclassico), Angelica Kauffmann (1741–1807) e non ultimo lo scultore Antonio Canova (Speciale. Antonio Canova). 
A Roma approfondisce la grande pittura cinque e seicentesca, attratto dall’espressività manierista di Michelangelo e dal Barocco di Pietro da Cortona.

Ma primo fra tutti, Giani viene letteralmente folgorato del divino Raffaello nelle decorazione d’interni delle Logge Vaticane 

Nell’Urbe, inoltre, Giani entra  in contatto con l’opera di Piranesi (Giovanni Battista Piranesi 1720-1778) e attraverso il contemporaneo Giuseppe Cades (1750–1799) si avvicina ai circoli degli artisti di passaggio scandinavi, svedesi e inglesi residenti a Roma, tra cui Johann Heinrich Füssli. Oltre alle fantasie piranesiane, Giani è colpito dalla “Roma gotica”, notturna, malinconica di questi ultimi artisti. 

Il rapporto di Giani con l’antico spesso assume toni ironici e a tratti grotteschi, tanto da sembrare un anticlassico 

Questa passione febbrile è documentata nei fitti taccuini di annotazioni e disegni tratti dalla Domus Aurea, Villa Adriana e le Terme di Tito, dalle quali studia e approfondisce motivi iconografici e tecniche pittoriche. Solo nel 1792, visiterà Napoli, e i recenti scavi di Ercolano e Pompei, ma intanto l’incanto per il mondo antico ha già segnato il suo percorso futuro. 
A Faenza l’artista diventa presto il preferito dei nuovi ceti dirigenti benestanti, soprattutto filofrancesi, per i quali dipinge a tempera su muro, trasferendosi nelle residenze insieme a collaboratori, come il mantovano Gaetano Bertolani (1758–1856). I suoi soggetti sono spesso legati alla storia antica e alla mitologia perché questi committenti ambivano a mostrarsi raffinati e intellettualmente attivi.
In questi anni viene eletto “Accademico Clementino” a Bologna (1787). Tornato a Roma, il suo lavoro non avrà più sosta e le richieste si susseguiranno frenetiche fino al 1794. 

Felice Giani, Le nozze di Nettuno e Anfitrite, particolare delle decorazioni dell'Antibagno, piano terra di Palazzo Milzetti, Faenza

Nel 1794 Giani è di nuovo a Faenza per la decorazione della Galleria di Palazzo Laderchi, questa volta supportato da una organizzatissima bottega che, d’ora in poi, lo seguirà, in ogni impresa. 

Tra il 1802 e il 1805, mette mano a Palazzo Milzetti, suo capolavoro di grazia ed eleganza

Commissionato dal conte Francesco Milzetti (Giuseppe Pistocchi, "Un architetto giacobino a Faenza"), al servizio di Eugenio Beauharnais, Giani progetta la decorazione dell’intero ambiente.

Il suo intervento progettuale è globale 

L’artista guarda con la stessa attenzione allo spazio architettonico come ai singoli elementi di ornato, stucchi e arredo.

Il metodo di lavoro è modernissimo

Come il grande Canova con la pesante scultura, ma qui siamo di fronte a un grande disegnatore, Giani progettava tutto nei minimi dettagli per poi lasciare la realizzazione ai suoi collaboratori. Lui interveniva solo su volte e pareti, con il suo fare agile ed elegante, mettendo appunto una decorazione di pura cifra Neoclassica, lontana dalle convenzioni, tutta giocata in maniera dinamica con grande libertà e fantasia. 
Immancabili i rimandi all’antico e le suggestioni tecniche, dalla luminosità delle tempere stese sull’intonaco bagnato per esaltare i colori vivaci e splendenti, all’effetto della “pittura ad encausto” conosciuta nel suo viaggio a Ercolano e Pompei. 

Per l’Antibagno di Palazzo Milzetti l’artista ricrea un’atmosfera pompeiana

Le pareti della stanza vengono ricoperte di un fondo blu nero sul quale spiccano in brillantezza le decorazioni colorate. Giani riprende l’effetto dell’antichissima tecnica pittorica dell’encausto usata dai Greci e poi dai Romani per le terme. La particolarità tecnica consiste in un impasto di pigmenti colorati uniti alla cera sciolta che isolava così i muri dall’umidità dell’ambiente. 
Nell’Antibagno di Palazzo Milzetti l’artista celebra il tema dell’acqua rappresentando figure danzanti, portatrici d’acqua, festoni e nell’ovale, al centro della volta, le Nozze di Nettuno, dio del mare, e Anfitrite, la più bella tra le Nereidi.
Pezzo forte di questa stanza, la vasca da bagno incassata a pavimento. Per l’epoca, sono pochissimi i nobili ad averne una e questa è una novità assoluta.

A Palazzo Milzetti Giani compone uno straordinario ciclo decorativo Neoclassico concependo una nuova unità in cui figure e ornato sono armonicamente accordati

Questi ambienti raffinati, modelli di “residenze d’élite” in stile pompeiano, presentano anche una capacità narrativa straordinaria: Giani esibisce soggetti iconografici sempre misurati alla destinazione d’uso delle diverse stanze, in stretta collaborazione con gli interessi ed inclinazioni dei suoi committenti. 
L’artista è stato un interprete intelligente dei gusti, ma soprattutto delle aspirazioni della nuova classe allora in ascesa, una borghesia legata alla politica francese, con cui l’artista si relazionò glorificandone le gesta e quindi legittimando il nuovo ruolo politico e sociale.

Attivo a Bologna, Cesena, Forlì, Ferrara, Imola, Jesi, Modena, Perugia, Rimini, Ravenna, Venezia e Parigi, molte delle decorazioni d’interni di Giani sono state distrutte nel tempo.
A Roma, vanno segnalate le decorazioni per l’appartamento neoclassico di Palazzo di Spagna (1806-1807) e quella con i Trionfi della Guerra e della Pace dell’appartamento al Quirinale destinato a Napoleone (1811-1812), forse la sua commissione più prestigiosa.

Il servizio qui proposto è stato realizzato in occasione della grande mostra storica Arte del Settecento Emiliano (1979), allestita nell'ambito della X Biennale di Arte Antica, tra Bologna, Parma e Faenza. L’intervista alla giovane storica dell’arte Anna Ottani Cavina è il prezioso contributo di una delle maggiori esperte dell’artista settecentesco.

FOTO DI COPERTINA
Felice Giani, Le nozze di Nettuno e Anfitrite, particolare delle decorazioni dell'Antibagno, piano terra di Palazzo Milzetti, Faenza