I Borbone e la privacy

Dalla Toilette alla Sala da pranzo

In questo estratto (Napoli borbonica, Passepartout, 2001) Philippe Daverio ci conduce in una passeggiata presso luoghi molto particolari del Regno borbonico: dalla Reggia di Caserta, al Real Belvedere di San Leucio, fino alla Palazzina Cinese di Palermo, il critico racconta un aspetto singolare della cultura settecentesca della nobile casata, l’utilizzo della Toilette nelle sue diverse fogge e varianti. 
Nella Reggia di Caserta (La Reggia di Caserta) il complesso di Bagno e Boudoir della regina Maria Carolina d’Asburgo, moglie di Ferdinando IV di Borbone (1751-1825), situato vicino alla Stanza da Letto, è uno scrigno dell’arte Rococò e Neoclassica.
Realizzato a inizio Ottocento dall'architetto Carlo Vanvitelli (1739–1821) per l’igiene intima della regina, il Real Bagno era composto da diversi ambienti: per lavorare e studiare, per un'immersione nella vasca, per la vestizione e la toletta, fino al Gabinetto.

Nel Settecento, il bagno era diventato in elemento comune alle grandi corti europee: Versailles che ne aveva un centinaio, che presto vennero dismessi perché spesso non usati

Il Bagno della Regina fu decorato da Fedele Fischetti (1732–1792) in stile Rocaille con festoni di frutta e fiori e alle pareti, affreschi dedicati a Venere e alle tre Grazie. 
La Vasca in marmo bianco, scolpita da Gaetano Salomone è foderata di rame e dotata di due rubinetti per l'acqua calda e fredda. Accanto, è presente un piccolo Bidet in mogano con la vasca interna in bronzo dorato. 
Lo spazio che ospita il Gabinetto vero e proprio, presenta un buco con un coperchio in bronzo dorato e all’interno, un funzionale sifone per lo scarico; alle pareti sono posti i lavamani in marmo sorretti da imitazioni di ali d'aquila. La stanza è interamente decorata con dodici pilastri nei cui capitelli appare la testa di donna bendata, un chiaro simbolo di privacy moderna che i Borbone iniziavano ora a praticare. 

Daverio fa notare che in questi anni, il medesimo e nuovo “diritto alla riservatezza” lo troviamo alle corti del Granduca di Toscana Leopoldo II d'Asburgo e di Maria Antonietta a Parigi

La giornalista e scrittrice Natalia Aspesi, qui intervistata, ricorda che nel Seicento alla corte di Re Sole tutti gli affari privati e intimi, dalla vestizione al pranzo, si svolgevano in pubblico, come racconta Roberto Rosellini nel suo sceneggiato dedicato a Luigi XIV (La presa del potere di Luigi XIV, 1966).


Il Bagno Reale della Regina, Reggia di Caserta

Il Real Belvedere di San Leucio (Caserta), oltre all’Appartamento storico di Maria Carolina, ospita un’area di Archeologia industriale dove Ferdinando IV fece sorgere l’antica Fabbrica della seta.

Al secondo piano dell’edificio, il Bagno di Maria Carolina è una vera e propria Piscina al coperto, lunga quasi dieci metri e profonda circa due 

La Vasca ovale, realizzata in pietra di Mondragone, dal colore caldo brunito, ricorda l’ambiente delle antiche Terme romane. La decorazione delle pareti, realizzate nel 1792 con pittura impermeabile ad encausto, venne eseguita dal primo pittore di corte, il tedesco Philiph Hachert (1737–1807) che si ispirò al repertorio di Pompei. 
La Vasca di San Leucio veniva riscaldata con un camino posto sotto di essa, un sistema che permetteva al marmo di intiepidire lentamente l’acqua.

Maria Carolina aveva una chiara idea di relax e quest’oasi di pace tutta sua, ne è esempio 

Situata all’interno del Parco della Favorita, nella Palazzina Cinese di Palermo (1799), la Sala da Bagno, posta nel piano seminterrato, presenta una un’invidiabile vasca ovale in marmo, incassata nel pavimento, che Daverio paragona a una Jacuzzi anti litteram. 
Una decorazione stravagante disseminata in tutta la villa rimanda alla vita campestre quotidiana della corte cinese: dalla volta del Salone delle udienze, alla Stanza da letto del re, fino alla Sala da pranzo.
In linea con il funzionalismo illuminista, la cucina veniva progettata separata dall’edificio residenziale, per evitare odori, ma soprattutto, il girovagare di cuochi e sguatteri. Infatti, l’architetto stesso della Palazzina, Giuseppe Venanzio Marvuglia (1729-1814) costruiva un meccanismo ligneo dotato di fune, pulegge e carrucole che alzava al primo piano una tavola di legno rotonda, già apparecchiata, detta “tavola matematica”. Essa garantiva al re il massimo della privacy in un periodo in cui i tradizionali banchetti di corte erano affollati e rumorosi. 
Dai primi anni dell’Ottocento, i nobili iniziavano a considerare il convivio un momento intimo, inviolabile e da proteggere. Più della stessa alcova, commenta Natalia Aspesi.

FOTO DI COPERTINA 
Il Bagno Reale della Regina, Reggia di Caserta