L'Appartamento Reale della Reggia di Capodimonte

Un racconto di Nicola Spinosa

Lo storico dell’arte Nicola Spinosa, Soprintendente per il Patrimonio Artistico e Storico di Napoli (1984-2009), ci introduce nel racconto degli “Appartamenti Reali" della Reggia di Capodimonte, un enorme palazzo di caccia voluto dal primo re di Napoli e Sicilia, Carlo di Borbone (1716-1788). 
Eretto su tre piani, l’edificio di quattordicimila metri quadri, ospita centoventiquattro gallerie che oggi accolgono una delle più importanti pinacoteche d’Europa dedicate alla storia del collezionismo di una dinastia di origini cinquecentesche. Il primo nucleo storico di opere del museo, infatti, deriva dalla famosa Collezione Farnese, appartenuta alla madre di Carlo, la duchessa Elisabetta Farnese. Conquistati i Regni di Napoli e Sicilia (1734-35), il nuovo sovrano trasferiva al sud il prestigioso nucleo di tesori e pianificava una sede adatta ad accoglierli.   
Figlio di Filippo V di Spagna (fondatore della dinastia dei Borbone in Spagna dal 1700 al 1746 e re di Napoli dal 1700 al 1713), nel 1759, dopo quasi trent’anni di regno a Napoli, Carlo tornava al trono del padre e con il nome di Carlo III rinunciava alle corone italiane decretando la definitiva separazione tra i due stati (La Napoli dei Borbone).

La moderna sistemazione dell’Appartamento Reale di Capodimonte, oggi fa rivivere gli ambienti di un palazzo storico che nasce già come museo e che nel tempo diventa una delle residenze dei sovrani

La storia della dimora reale vede il succedersi di diversi protagonisti, cinque sovrani borbonici, due francesi e i duchi di Aosta. Da Carlo di Borbone, che nel 1738 affida la complessa costruzione all'ingegnere militare Giovanni Antonio Medrano e all’architetto Antonio Canevari, a Ferdinando II, autore del completamento della reggia, nell’Ottocento il Palazzo, poco abitato dai sovrani borbonici, diventava residenza stabile con l’arrivo di Carolina Bonaparte, consorte di Gioacchino Murat. La coppia adeguava l’appartamento al gusto Neoclassico della corte imperiale, ma si occupava anche di problemi logistici importanti, come la strada di collegamento della Reggia con il centro della città e l’approvvigionamento idrico. 

In quest’epoca la Reggia si arricchisce dell’opera di artisti prestigiosi, come Antonio Canova autore del ritratto in gesso di Letizia Ramolino Bonaparte

L’edificio diventa oggetto di una radicale opera di rinnovamento a partire dal 1838, quando Ferdinando II decide di dargli una nuova veste, mettendo all’opera gli architetti Antonio Niccolini e Tommaso Giordano. In questo periodo viene ultimata anche la decorazione del “Salone delle feste” con una fastosa decorazione di gusto Neoclassico, come quella che adorna la “Camera da letto” tutta “rosso pompeiano” di Francesco I e Maria Isabella, collocata nell’ala meridionale, la più antica del Palazzo con affaccio sul golfo di Napoli.
Con l'Unità d'Italia e la nomina di Annibale Sacco a direttore della Real Casa, quando la Reggia di Capodimonte continua a svolgere la funzione abitativa per conto di casa Savoia, furono fatte importanti aggiunte alle decorazioni interne con l’intenzione di allestire nel Palazzo una “Galleria di pittura e scultura moderna”: testimone, il suggestivo “Salone Camuccini”, che prende nome dalle monumentali tele a soggetto storico del pittore neoclassico romano Vincenzo Camuccini (1771-1844).
Inoltre, Sacco raccoglie nel “Museo di Capodimonte” tesori provenienti da altre dimore borboniche: è il caso del prezioso “Salottino di porcellana”, trasferito a Napoli dalla Reggia di Portici nel 1866, o il pavimento in marmo intarsiato rinvenuto in una villa dell’imperatore Tiberio a Capri, in epoca borbonica e rimontato nel “Salone della Culla”, che deve il suo nome alla culla disegnata da Domenico Morelli (1823-1901), e donata, nel 1869, dalla città ai Savoia per la nascita di Vittorio Emanuele III.


Salotto in porcellana della Regina Maria Amalia, Appartamenti Reali, Reggia di Capodimonte, Napoli

Il “Salottino” realizzato in porcellana per la regina Maria Amalia di Sassonia, era stato realizzato, tra il 1757 ed il ‘59, dalla “Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte” voluta da Carlo di Borbone, anche questa trasferita al “Buen Retiro”, presso la corte di Madrid, proprio nel 1759, quando diventava re di Spagna col nome di Carlo III.
Alla sua realizzazione, su progetto di Giovan Battista Natali (1698–1768), pittore e quadraturista piacentino, partecipano tutte le maestranze e gli artisti specializzati della “Fabbrica”, impegnati nella lavorazione dei pezzi, nella cottura e nell’esecuzione degli stucchi.
L’ambiente a pianta quadrangolare appare fastosamente decorato all'ultima moda in stile Cineseria dal soffitto in stucco, che imita la porcellana, alle pareti (La Cina a Villa Aldobrandini di Frascati). Queste, furono rivestite di grandi lastre di porcellana, fissate al muro attraverso un telaio ligneo, interrotte da grandi specchiere che moltiplicano l’effetto cromatico dell’ornato. 

La decorazione si compone di rami, foglie, frutti e fiori, trofei musicali e scimmie intervallati con scene di vita cinese

Arricchisce il salottino il lampadario a dodici bracci che raffigura un giovane cinese dall’aria malinconica e ammiccante che pungola un drago con il suo ventaglio.

APPROFONDIMENTO
Sulle tracce dello splendore dei Borbone a Napoli (Paesi che vai, 2024)

FOTO DI COPERTINA
Dettaglio del Salotto in porcellana della Regina Maria Amalia, Appartamenti Reali, Reggia di Capodimonte, Napoli