Le "Storie morali" di William Hogarth

Pittore, incisore, uomo di teatro e divulgatore

William Hogarth inaugura la storia della pittura inglese nel Settecento, prima di lui l’Inghilterra non aveva una propria tradizione pittorica

Tuttavia, nel Regno c’erano molti collezionisti, nobili e aristocratici che compravano principalmente tele italiane e francesi.
Hogarth è stato un personaggio molto interessante e innovativo. Pittore, incisore, letterato, uomo di teatro e personalità impegnata nel rinnovamento sociale, l’artista rappresentò vizi e costumi della nuova borghesia inglese con un piglio satirico inedito per l’epoca che a tratti, ricorda quello delle scene veneziane di Pietro Longhi (Pietro Longhi in un racconto di Anna Banti).
Similmente alla cultura veneziana, il teatro era lo svago preferito della società settecentesca inglese, sia per gente colta, sia per classi umili. Il fascino del palcoscenico, sede naturale di tragedia e commedia, accoglieva la satira politica e sociale, lo sfoggio di buoni sentimenti e splendidi costumi, la parodia e il trasformismo. 
Già nel 1728, Hogarth dipinge una scena del più grande successo del giorno, l'Opera del mendicante di John Gay, brillante parodia dei luoghi comuni del grande dramma tragico, il cui eroismo viene capovolto assegnando le parti a ladri, banditi, farabutti e prostitute.

William Hogarth, L'Opera del mendicante, Scena dall'Opera, 1728, olio su tela, 56x72,5cm., Tate Britain, Londra

Non è da escludere che la struttura classica dei testi teatrali, cinque atti seguiti da una farsa, abbia influito sull’ideazione delle "storie morali" di Hogarth. I suoi quadri in serie, vedremo, si snodano in sequenze come atti di un dramma. 

Chi era Hogarth?

William Hogarth (1697-1764) nasce a Londra da una famiglia di ceto medio basso e vive nella capitale fino al momento della sua morte. Ancora giovanissimo, fa diversi mestieri, tra i quali apprendista in una bottega di un argentiere, dove impara l’arte dell’incisione e della riproduzione di figure in spazi ridotti. 
Presto, il giovane si mette in proprio e inizia a lavorare per produrre cartelli e insegne di negozi di carattere popolare.
Grande disegnatore e incisore, Hogarth affrontò fin da giovanissimo la stampa satirica, un genere che rinnovò guardando anche ad eventi mondani. Nel 1721, all’età di ventiquattro anni, illustrava il più grande scandalo finanziario mai avvenuto nella storia inglese, “The South Sea Bubble”, una bolla speculativa che commentò con spietata sagacia. 
Intorno al 1724, affrontò un primo lavoro importante che gli diede forza per futuri incarichi, le illustrazioni per il poema epico in versi, “Paradiso perduto” di John Milton, già a quei tempi opera di grande successo.
In questi anni fu importante la frequentazione dell’Accademia del pittore di corte Sir James Thornhill che lo aiutò a perfezionare la pittura, tecnica fino ad allora trattata in modo amatoriale. Presto, conobbe la figlia Jane, una diciannovenne che sposerà a circa trent’anni senza il consenso del maestro causando così un periodo di rottura con il suocero.
Hogarth è stato un uomo profondamente devoto alla famiglia, affezionato alla moglie, ai parenti e perfino ai domestici di casa dei quali ha lasciato ritratti pieni di tenerezza e di sensibilità.

Cominciai a incidere e dipingere soggetti morali, un campo mai sfruttato fino a ora in nessun paese
William Hogarth

Nel 1730, Hogarth inizia a lavorare sull’idea pionieristica di un “romanzo morale”, un fumetto ante litteram titolato “La carriera di una cortigiana” (1731). Il crudo ed efficace realismo delle sei tele decretava un grandissimo successo di pubblico, per cui l’artista decise d’incidere sei stampe ad acquaforte (1732) da divulgare a prezzi popolari.
La serie, le cui tele sono andate distrutte in un incendio del 1755, narrano la vicenda di una giovane appena giunta a Londra dalla provincia.
Come spesso accadeva a quei tempi, l’ingenua donna finisce nelle mani di una cortigiana senza scrupoli e inizia una vita di disonore, toccando tutti i livelli della degradazione, fino al carcere e alla morte.
Il tema della prostituzione era allora molto in voga nella letteratura di “denuncia” in quanto il fenomeno aveva ormai raggiungo livelli preoccupanti. 

Nonostante le critiche, il successo di Hogarth fu enorme

L'artista, infatti, fu sempre capace di scovare argomenti di successo, in modo da assicurarsi grandi tirature; aveva capito di dover fare presa sulle "passioni", giocando sulla forte emotività del pubblico per eccitarne il riso, la pietà, il disprezzo, la paura, proprio come facevano i testi teatrali con gli spettatori.

William Hogarth, Autoritratto, 1735, olio su tela, 54.6x50.8cm., Yale Center for British Art, New Haven

Hogarth descriveva il lato oscuro della società inglese del Settecento, dove dilagava prostituzione giovanile, gioco d’azzardo, alcolismo e corruzione delle classi più agiate, compreso il parlamento.
Le sue opere morali comunicano agli abitanti di una Londra descritta in tutta la sua violenza, dissolutezza e drammaticità: giovani con poca voglia di lavorare, mendicanti, imbroglioni, commercianti e scommettitori.
A Hogarth si deve la creazione di un genere di pittura laica, un’immagine che deve far riflettere e al tempo stesso, indurre un giudizio critico con piglio satirico, come le vignette politiche dei giornali. 

Hogarth diventò celebre come incisore e stampatore e per la capacità di commercializzare le stampe dei suoi quadri realizzati in serie

Con moderno spirito di impresa, l’artista modificava il suo stile a seconda del pubblico aristocratico o popolare a cui le stampe erano dirette. Divenne molto abile nella promozione del suo lavoro sperimentando metodi che anticipavano la moderna pubblicità; usava annunci a pagamento sui giornali e accompagnava le sue opere da didascalie propagandistiche.
Per la “Carriera di una cortigiana”, creò la possibilità di prenotare l’acquisto dell’opera mediante sottoscrizioni: ne raccolse 1200 al prezzo di una ghinea ciascuna.
Alla “Carriera di una cortigiana” seguiva una seconda serie di otto tele dedicate alla “Carriera di un libertino” (1732-1733), la storia di Tom Rakewell, erede di un’ingente fortuna lasciata da un padre molto avaro. Il giovane rampollo inizia a vivere nel lusso e nel vizio, finché finisce in carcere e poi in manicomio.
Nelle tele le diverse fasi della vita di Tom vengono riprese con minuzie di particolari: Tom, la giovane da lui messa incinta, i sarti, i musicisti, gli adulatori vari che lo affiancano nei momenti della bella vita. Dalla quarta tela, il bel mondo agiato lascia il posto a una vecchia ereditiera, che Tom è costretto a sposare per denaro, e da personaggi dubbi. Le espressioni dei visi, le posizioni dei corpi, i vestiti e gli accessori, gli arredi e l’ambiente circostante, raccontano le conseguenze di una vita licenziosa. 
Oggi conservate presso il museo Sir John Soane (Londra), noto architetto neoclassico inglese che acquistava le otto tele dal primo proprietario, il sindaco di Londra, anche di queste opere Hogarth realizzò le incisioni (1735). 

La particolarità di queste stampe è straordinaria se si pensa che furono realizzate un anno dopo la così dette “Hogarth's Act”, la prima legge sul diritto d'autore che tutelava la riproduzione di opere d’arte

Emanata dal Parlamento inglese nel 1734, il testo di legge fu promosso da un gruppo di artisti guidati proprio da William Hogarth. Questa legge garantiva agli autori la proprietà esclusiva delle loro invenzioni originali per un periodo di quattordici anni. Il provvedimento permise ad Hogarth di pubblicare e vendere di persona le sue opere incisorie, senza dover dividere con gli editori di libri e stampe i frutti delle sue fatiche. 

William Hogarth, Matrimonio alla moda, 1743, olio su tela, 69,9x90,8 cm., National Gallery, Londra

Negli anni della maturità l’artista realizza altre due serie: “Matrimonio alla moda” (1743-1745), oggi alla National Gallery e “Il banchetto elettorale” (1754-1755) conservata al Sir John Soane Museum di Londra.
In “Matrimonio alla moda”, Hogarth sfida la visione tradizionale secondo cui i ricchi vivono vite virtuose e si prende gioco delle nozze combinate. Ogni immagine descrive il peggio di questa usanza: i personaggi vengono disposti come in una scena teatrale che di volta in volta accoglie la giovane coppia, i famigliari, i preti, i dottori e i conoscenti. Nonostante lo scarso successo di vendite all’epoca la serie, tradotta anche a stampa, è oggi considerata il miglior progetto di Hogarth.

William Hogarth, Matrimonio alla moda, 1745, acquaforte e bulino su carta 

In “Il banchetto elettorale”, serie di quattro dipinti ad olio, anch’essi successivamente resi in grafica, Hogarth illustra l'elezione di un parlamentare: nei primi tre emerge la corruzione endemica delle elezioni politiche, mentre nell'ultimo mostra le celebrazioni dei vincitori candidati Tory e dei loro sostenitori.
La serie è ambientata nella cittadina di Guzzledown, scelta probabilmente dall’artista per il legame con l’opera del drammaturgo e scrittore, suo contemporaneo, Henry Fielding autore della celebre satira teatrale “Don Chisciotte in Inghilterra” (1733), piena di allusioni alla corruzione del primo ministro inglese di allora e alle beghe elettorali di ruffiani che lo circondavano.
L’ultimo periodo della vita Hogarth si ammalò e preferì spostarsi nella casa di campagna a Chiswick, oggi diventato un piccolo museo con diversi manoscritti, stampe e quadri dell’autore.
Pochi anni prima di morire, Hogarth dedicava uno dei suoi ritratti più belli, al grande attore teatrale David Garrick sorpreso dal gesto scherzoso della deliziosa moglie, la ballerina Eva Maria Veigel. Già lo aveva ritratto in precedenza nelle vesti del “Riccardo III” di Shakespeare, uno dei suoi ruoli tragici prediletti.
Garrick, che possedeva alcuni dei quadri più importanti dell’artista, scrisse l'epitaffio per la tomba nel cimitero nel cimitero di St. Nicholas (Chiswick) dove il grande artista fu sepolto nel 1764:

Addio grande pittore del genere umano
 

FOTO DI COPERTINA
William Hogarth, dett., Autoritratto, 1735, olio su tela, 54.6×50.8cm., Yale Center for British Art, New Haven