Meraviglie del Real Bosco di Capodimonte
I giardini e porcellane dei Borbone
Tratto dal documentario di Djamila Borra, “Le meraviglie di Capodimonte” (C'era una volta una casa, 2017), l’estratto qui proposto racconta gli splendori del Real Bosco, uno sterminato parco che fungeva non solo da riserva di caccia dei Borbone, ma anche da terreno adibito all’agricoltura e alla produzione delle famose porcellane di Capodimonte.
Nel 1734, all'indomani della sua incoronazione, Carlo di Borbone (1716-1788) costruiva la sua Reggia (L'Appartamento Reale della Reggia di Capodimonte), un immenso Palazzo, oggi conosciuto come uno dei musei più ricchi di opere d'arte in Italia, immerso nella collina di Capodimonte, all'epoca fuori città.
Tra Sette e Ottocento, prima i Borbone (La Napoli dei Borbone), poi i Savoia completarono la Reggia che oggi si estende per circa cento-trentaquattro ettari. Il Real Bosco ospita oltre quattrocento diverse specie vegetali, tra orti e frutteti, impiantate nel corso di due secoli e non solo; in questi spazi la politica illuminata dei Borbone fece disporre ben diciassette edifici tra residenze dei lavoratori della Reggia, depositi e granai di cibo, casini di ritrovo, chiese e laboratori come quello di porcellane famoso in tutta Europa.
Antonio Joli, Ferdinando IV a cavallo con la corte, 1962, olio su tela, 72x126cm., Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli
Per anni questa veduta è stata negata dall’abbandono indiscriminato della vegetazione, ma oggi con un intervento assolutamente monitorato dal punto di vista eco-fisiologico, la direzione del Museo ha restituito il sito originario di Capodimonte alla città di Napoli, ripristinando una delle immagini dell’iconografia storica paesaggistica napoletana più conosciuta al mondo.
Fiori e piante esotiche caratterizzavano il Real Bosco dei Borboni, mentre, in epoca Savoia furono introdotte numerose palme ancor oggi esistenti.
Il geniale architetto napoletano di scenografici scaloni, Ferdinando Sanfelice (1675–1748), progettò l’ingresso al Real Bosco della “Porta di mezzo”, con un emiciclo da cui partono cinque viali; è questo uno dei massimi esempi di architettura del giardino Tardo-barocco che si innesta nella grande tradizione europea di fine Seicento, con particolare riferimento all’ingegno del francese André Le Nôtre (1613-1700), ideatore dei giardini di Versailles.
Tra gli edifici del Real Bosco, il “Casamento Torre” costituiva l’abitazione del giardiniere che aveva in cura il complesso. In questo luogo si coltivavano frutta e ortaggi riservati alle mense reali, oltre alle molte varietà di fiori provenienti dal vivaio del Bosco.
Dei primi anni dell’Ottocento, il “Giardino dei Principi”, una delle principali “Delizie del Real Sito“ che conserva molte essenze esotiche, specie vegetali provenienti da tutto il mondo come magnolie, taxodi (America), canfore, camelie (Asia), eucalipti (Australia) e altre ancora.
Uno dei luoghi più esclusivi del “Real Bosco” è l’edificio per la “Manifattura di Porcellana” che, da 1743 al 1759 ospitò la famosa “Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte”, una delle Manifatture Reali fondate da Carlo di Borbone, oggi sede dell’Istituto professionale di Stato per l’industria e l’artigianato.
Capolavoro della manifattura napoletana, il Salottino della regina Maria Amalia, un boudoir con le pareti interamente in porcellana policroma realizzato nel 1757-1759. Nel museo, sono inoltre esposte splendide porcellane e candidi biscuit della “Real Fabbrica di Napoli”, come “La Caduta dei Giganti” e il “Carro dell’Aurora”.
PUNTATA COMPLETA
C'era una volta una casa. Le meraviglie di Capodimonte
FOTO DI COPERTINA
Antonio Joli, Ferdinando IV a cavallo con la corte, 1962, olio su tela, 72×126cm., Museo nazionale di Capodimonte, Napoli
Nel 1734, all'indomani della sua incoronazione, Carlo di Borbone (1716-1788) costruiva la sua Reggia (L'Appartamento Reale della Reggia di Capodimonte), un immenso Palazzo, oggi conosciuto come uno dei musei più ricchi di opere d'arte in Italia, immerso nella collina di Capodimonte, all'epoca fuori città.
Tra Sette e Ottocento, prima i Borbone (La Napoli dei Borbone), poi i Savoia completarono la Reggia che oggi si estende per circa cento-trentaquattro ettari. Il Real Bosco ospita oltre quattrocento diverse specie vegetali, tra orti e frutteti, impiantate nel corso di due secoli e non solo; in questi spazi la politica illuminata dei Borbone fece disporre ben diciassette edifici tra residenze dei lavoratori della Reggia, depositi e granai di cibo, casini di ritrovo, chiese e laboratori come quello di porcellane famoso in tutta Europa.
L’area antistante la Reggia, anticamente denominata “spianato”, rappresentò per la scuola dei “vedutisti napoletani” settecenteschi, una delle massime espressioni di paesaggio.Il Real Bosco, oggi parco pubblico protetto dall’Unesco per il suo immenso patrimonio storico, architettonico e botanico, fu scelto da Carlo di Borbone per la bellezza della sua veduta, un belvedere su Napoli unico
Antonio Joli, Ferdinando IV a cavallo con la corte, 1962, olio su tela, 72x126cm., Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli
Per anni questa veduta è stata negata dall’abbandono indiscriminato della vegetazione, ma oggi con un intervento assolutamente monitorato dal punto di vista eco-fisiologico, la direzione del Museo ha restituito il sito originario di Capodimonte alla città di Napoli, ripristinando una delle immagini dell’iconografia storica paesaggistica napoletana più conosciuta al mondo.
Infatti, a differenza di una statua, un dipinto, una composizione musicale o poetica, un giardino non può mai dirsi ultimato, come le cellule di un organismo vivente che cresce e si trasforma.Un giardino è come un’opera d’arte di assemblaggio e mescolamento tra arte e scienza
Fiori e piante esotiche caratterizzavano il Real Bosco dei Borboni, mentre, in epoca Savoia furono introdotte numerose palme ancor oggi esistenti.
Il geniale architetto napoletano di scenografici scaloni, Ferdinando Sanfelice (1675–1748), progettò l’ingresso al Real Bosco della “Porta di mezzo”, con un emiciclo da cui partono cinque viali; è questo uno dei massimi esempi di architettura del giardino Tardo-barocco che si innesta nella grande tradizione europea di fine Seicento, con particolare riferimento all’ingegno del francese André Le Nôtre (1613-1700), ideatore dei giardini di Versailles.
Tra gli edifici del Real Bosco, il “Casamento Torre” costituiva l’abitazione del giardiniere che aveva in cura il complesso. In questo luogo si coltivavano frutta e ortaggi riservati alle mense reali, oltre alle molte varietà di fiori provenienti dal vivaio del Bosco.
Dalle vetrate al soffitto, alle nicchie, l’architetto spagnolo ha predisposto una decorazione in porcellana ispirata ai valori del “Real Bosco” e realizzata proprio nella fabbrica di porcellane di Capodimonte.La “Chiesa di San Gennaro” progettata da Sanfelice per volere di Carlo di Borbone nel 1745 e destinata a parrocchia per i lavoratori del Bosco, nel 2021 è stata opera di una rilettura in chiave contemporanea dell’architetto Santiago Calatrava
Dei primi anni dell’Ottocento, il “Giardino dei Principi”, una delle principali “Delizie del Real Sito“ che conserva molte essenze esotiche, specie vegetali provenienti da tutto il mondo come magnolie, taxodi (America), canfore, camelie (Asia), eucalipti (Australia) e altre ancora.
Uno dei luoghi più esclusivi del “Real Bosco” è l’edificio per la “Manifattura di Porcellana” che, da 1743 al 1759 ospitò la famosa “Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte”, una delle Manifatture Reali fondate da Carlo di Borbone, oggi sede dell’Istituto professionale di Stato per l’industria e l’artigianato.
Capolavoro della manifattura napoletana, il Salottino della regina Maria Amalia, un boudoir con le pareti interamente in porcellana policroma realizzato nel 1757-1759. Nel museo, sono inoltre esposte splendide porcellane e candidi biscuit della “Real Fabbrica di Napoli”, come “La Caduta dei Giganti” e il “Carro dell’Aurora”.
PUNTATA COMPLETA
C'era una volta una casa. Le meraviglie di Capodimonte
FOTO DI COPERTINA
Antonio Joli, Ferdinando IV a cavallo con la corte, 1962, olio su tela, 72×126cm., Museo nazionale di Capodimonte, Napoli