Füssli, sogni, incubi e tenebre di uno spirito inquieto

Le prime temperie romantiche

Il pittore svizzero Johann Heinrich Füssli (1741-1825) era noto tra i contemporanei per le sue scene di atmosfere sinistre animate da figure malvagie, tanto che lo chiamavano “il pittore ufficiale del diavolo”. Il filosofo e teologo svizzero Johann Caspar Lavater (1741–1801), amico di una vita, in una lettera lo descriveva così:

Tutto in lui è forza, pienezza e silenzio! Ferocia guerresca e sublimità insieme! … I suoi sensi sono un vento di tempesta; ha fiamme quali servitori!”
Johann Caspar Lavater

Il mito “demoniaco” che aleggiò attorno a Füssli era un’immagine alimentata dal pittore stesso il cui modus operandi, a fine Settecento, anticipava per certi versi gli ideali estetici romantici. 
Pittore eccentrico ed erudito, pervaso di razionalismo illuminista, Füssli operò nel periodo di massima espressione dell’età Neoclassica mettendo in evidenza il lato oscuro dell’anima umana, in una sorta di meditazione e ripiegamento su sé stesso. 
Nel 1787, Füssli incontrava a Londra il pittore William Blake (1757-1827), molto più giovane di lui, ma come lui propenso ad addentrarsi nel mondo perturbante dell’onirico. Il reciproco rapporto di stima e amicizia presto si incrinerà per divergenze di vedute macroscopiche: Blake non aveva nessuna fede illuminista, non lo interessava il presente, ma anelava ad un passato mitico esaltato nel recupero di temi fantastici e soprannaturali tratti dell’immaginario gotico e medioevale alimentato dalla letteratura inglese di fine Settecento e inizio Ottocento (The creation of Frankenstein). 
Füssli, Blake ed altri artisti inglesi e tedeschi, sono stati riscoperti negli anni Sessanta del Novecento attraverso una serie di mostre e scritti di storici dell’arte, tra cui Giuliano Briganti che, nel 1977, pubblicava un testo fondamentale per far luce su questa sotterranea corrente pittorica sviluppata in piena età Neoclassica (I pittori dell’immaginario. Arte e rivoluzione psicologica, 1977).  Alla “rivoluzione psicologica” dei “pittori dell’immaginario” partecipa lo stesso Piranesi, anche lui sensibile alle due principali correnti estetiche europee e proto romantiche: la poetica inglese del “Sublime”, e quella tedesca dello “Sturm und Drang” (Giuliano Briganti e una mostra di Füssli).  

Füssli non frequenta l’Accademia d’arte, la sua formazione è letteraria sebbene, a dieci anni, inizia a disegnare

Nato a Zurigo, secondo di cinque figli, il padre, Johann Caspar Füssli, funzionario comunale e pittore dilettante appassionato d’arte, fece crescere il giovane in un ambiente colto e intellettualmente stimolante. Nel 1761, per volontà della famiglia, Füssli con l’amico Lavater fu ordinato a una confessione protestante che, nonostante lasciò presto, gli assicurò una solida educazione assieme ad un singolare pessimismo rintracciabile nelle sue scelte letterarie. Appassionato di Omero, Dante, Shakespeare e dell'epos nibelungico, fondamentali per la sua produzione pittorica futura, Füssli rimarrà sempre molto autonomo e originale, nelle sue raffinate attitudini.
Nel 1762, il giovane con l’amico Lavater pubblicavano un pamphlet contro un corrotto magistrato svizzero: per evitare ripercussioni, Füssli fu costretto a lasciare il paese e a girare l’Europa. Nel 1764, si stabiliva a Londra, città fervente di cultura e plasmata da una rivoluzione industriale non ancora esplosa nelle contraddizioni del secolo successivo. In questo primo soggiorno, Füssli trovò impiego come precettore e pubblicò alcuni saggi di estetica e filosofia che però non ottennero particolare successo di critica. 
Fondamentale per la sua carriera di artista fu l’incontro con il grande pittore Joshua Reynolds (1723-1792), che proprio in quegli anni stava per fondare la “Royal Academy of Arts”.

Sinceramente affascinato dalla vocazione per l’arte di Füssli, il maestro inglese lo convinse ad intraprendere il Grand Tour in Italia, all’epoca tappa fondamentale per diventare un “vero artista”  

Grazie all’appoggio economico del banchiere reale Thomas Coutts, amico e mecenate, Füssli giunse in Italia nel 1770, dove visitava Firenze, Napoli, Pompei ed Ercolano, ma soggiornò per otto anni soprattutto a Roma. 
Impressionato dalle grandi antichità classiche, vittime della furia distruttrice del tempo, l’artista realizzò un noto disegno: “Meditazione davanti alla grandezza delle rovine dell’antichità” (1778-1780). 

Un uomo, forse lo stesso artista, siede disperato affianco a una rovina romana: l’enorme piede e la mano in pietra appartengono alla colossale statua dell’imperatore Costantino, oggi come allora nei Musei capitolini di Roma

Nelle antichità classiche Füssli trova nuova energia creatrice e tuttavia, mentre i suoi contemporanei neoclassici studiano, imitano e idealizzano il biancore dei marmi del passato, l’artista svizzero medita e si ripiega su sé stesso in preda a un senso di inadeguatezza e smarrimento di fronte a tanta grandezza.
Lo stesso sentimento di perdita fu confermato nel suo incontro con la “Cappella Sistina” di Michelangelo che l’artista riprodusse in numerosi disegni opponendosi al gusto dominante neoclassico per Raffaello (“Prometeo”, 1770-‘71). Imbevuto di letteratura, Füssli rigettava così la “nobile semplicità e quieta grandezza” teorizzata da Winckelmann ed esaltava la drammaticità del mito classico nel sorprendente repertorio di movimenti, posture e gesti titanici che, secondo l’artista, mettevano in luce la sua originale idea di relazione tra spirito e corpo. 

Sarà proprio questo suo amore per Michelangelo che per un certo periodo salderà la sua amicizia con Blake 

Füssli lasciò l'Italia nel 1779, facendo tappa a Bologna, Parma, Mantova e Milano e spingendosi fino alla natia Zurigo: qui, su commissione di un influente cittadino svizzero, realizza “Il giuramento dei tre confederati sul Rütli” (1780). Il soggetto si riferisce al patto stretto tra i cantoni Uri, Schwitz e Unterwalden per opporsi al dominio degli Asburgo. Il tema del giuramento, declinato da Füssli alla poetica del “Sublime”, presto sarà trattato con tutt’altro registro anche da Jacques-Louis David ne “Il giuramento degli Orazi” (Jacques Louis David e Jean-Auguste-Dominique Ingres), un quadro storico di pacata solennità.
Dei tre confederati in armatura, rappresentati con le mani al centro, uno di loro brandisce una spada mentre, dietro al gruppo, un raggio di luce squarcia il cielo pieno di nubi nere. 
Memore del viaggio in Italia, Füssli aveva negli occhi il fascino per le figure allungate dei manieristi, Parmigianino, Pontormo e Rosso Fiorentino. Rispetto ai canoni artistici che erano alla base del Neoclassicismo allora imperante, Füssli non delinea i contorni delle figure, ma adopera pennellate larghe lasciando lo sfondo vago.

Queste novità tornano in un’opera iconica di Füssli dipinta in Svizzera: “L’incubo”

Datata 1781, ed esposta alla “Royal Academy” l’anno successivo, la tela suscitò grande clamore per l’interesse che in quel periodo veniva accordato al mondo dei sogni; il poeta William Cowper, amico e collaboratore dell’artista, intorno al 1790 teneva un diario della propria attività onirica. 
Füssli realizzò diverse versioni de ”L'incubo” con varie tonalità di colore e luci, ma basandosi sempre su un modello ben preciso.

Una giovane donna rovesciata sul letto in una posizione innaturale, regge sull’esile grembo un essere mostruoso dai tratti animali e insieme umani che, con aria di sfida, guarda lo spettatore 

Dal fondo scuro e drappeggiato, emerge la testa di un inquietante cavallo spettrale con gli occhi vuoti; con il titolo inglese “Nightmare”, ossia “cavalla della notte”, l’artista dichiara l’incubo in corso. Nel quadro, lo spettatore assiste simultaneamente alla realtà oggettiva e soggettiva, al sonno tormentato della donna e alla sua immaginazione sconvolta; da un lato la bellezza e il candore della giovane, dall’altro la spaventosa apparizione animalesca rapportabile all’interesse che l’amico Lavater aveva per gli studi di fisiognomica. 
A Zurigo, Füssli rimase deluso per un’esperienza amorosa con la nipote di Lavater, per cui fece definitivamente ritorno in Inghilterra dove, a Londra nel 1788, sposava Sophia Rawlins una fanciulla che gli fece spesso da modella. 

Füssli si immerge nel brillante clima culturale di una Londra che si prepara a diventare la più importante città del mondo

Dagli anni Ottanta del Settecento, l’artista che ora si fa chiamare all’inglese, “Henry Fuseli”, inizia a frequentare atelier, case d'aste, case editrici e prestigiosi teatri dove approfondisce e specializza il suo lavoro sull’illustrazione di drammi ed epopee tratte prevalentemente da Shakespeare (William Shakespeare), ma anche dall’opera di uno dei suoi poeti preferiti, John Milton (1608-1674).
Vittima di tre matrimoni finiti con la morte prematura delle giovani consorti, in tarda età Milton scriveva il poema epico “Paradiso perduto” (1667) per conciliare le sue disavventure con la celebrazione dell'amor coniugale di Adamo ed Eva. Füssli dedicherà alcune opere sia alle mogli del poeta inglese morte prematuramente (Il ritorno della prima moglie di Milton; La visione di Milton della sua seconda moglie, 1799-1800), sia a “Paradiso Perduto”, il cui protagonista è proprio Satana, l'Angelo caduto che simboleggia ambizione e orgoglioso (“Satana e la nascita del peccato”, 1779-’99; “Satana, toccato dalla lancia di Ithuriel” 1779). 
Nel “Il sogno del pastore” (1793), tratto da “Paradiso”, torna il tema del sogno: un uomo addormentato, al centro del quadro, vede in modo vivido strani esseri, figure fantastiche e mitologiche. 

L'uso della luce e dell'ombra crea un'atmosfera misteriosa: la ricca tavolozza dei colori vibranti, luminosi e caldi, contrasta con i toni scuri e profondi della scena

Nel 1799, Füssli apriva la “Milton Gallery” per esporre proprio questo nucleo di dipinti; nel 1800, seguiva una seconda mostra, ma entrambe si rivelano fallimenti finanziari. Blake, con Füssli grande ammiratore di Milton, nonché anche lui illustratore del poema, disse dello svizzero: 

Era un vero poeta e stava dalla parte del diavolo senza saperlo"
William Blake

Se nei testi di Milton emerge il disprezzo per le donne considerate esseri subordinati e inferiori, con le sue opere Füssli voleva dimostrare la dipendenza del poeta da queste figure che erano state le sue muse. Il pittore, di ragione illuminista, coglieva il nuovo interesse per il mondo e i ruoli delle donne attraverso riflessioni e discussioni con la scrittrice inglese Mary Wollstonecraft (1759-1797), pioniera del femminismo.
L’opera “Silenzio” (1799-1800), scaturisce da questa partecipazione dell’artista alla tematica femminile. Una donna senza identità avvolta in una semplice veste chiara abbassa la testa e tra le braccia abbandonate mostra una chioma di capelli sciolti. Seduta con le gambe incrociate, la figura si avvolge su sé stessa in un gesto di estrema chiusura e tuttavia, emana una luce che stacca dal fondo completamente scuro. 

Füssli dipinge l’immagine di un grande silenzio, evocazione della solitudine umana e della perdita di speranza con un’opera che, negli esiti stilistici, anticipa il Simbolismo 

Oltre a Milton, Füssli dipinse temi tratti dalla mitologia classica, dalla storia e dalla letteratura medioevale (Paolo e Francesca, 1785, tratti da Dante), ma più di tutti, divenne il pittore di Shakespeare. In quegli anni, furono pubblicate diverse nuove edizioni del drammaturgo e messe in scena molte opere teatrali che attirarono artisti di ogni nazionalità, tra cui Füssli e Blake. La diffusione di Shakespeare, che culminerà nell’Ottocento, per Füssli significava la frequentazione di teatri e l’amicizia con i più noti attori shakespeariani del tempo, quali David Garrick e Hannah Pritchard.
Nel 1786, l'incisore ed editore John Boydell inaugurava la “Boydell Shakespeare Gallery” di Londra, prima fase di un progetto in tre parti avviato nel tentativo di promuovere una scuola di pittori di genere “storico” in Inghilterra. Durante gli anni Novanta del Settecento, associata al crescente nazionalismo britannico, la “Galleria” di dipinti originali emerse come l'elemento più popolare del progetto.

Shakespeare non attraeva solo l'élite che si vantava del proprio gusto artistico, ma anche la classe media emergente che vedeva nelle sue opere una società diversificata

Emblematici, due capolavori della maturità di Füssli, “Gertrude, Amleto e il fantasma del padre di Amleto” (1793) e “Lady Macbeth afferra i pugnali” (1812), dove l’artista cattura l'atmosfera tetra e misteriosa della tragedia, concentrandosi sul dramma psicologico e sulle emozioni dei personaggi immersi in una luce caravaggesca.
Delle varie tele dell’artista ritraenti sogni e persone, “Lady Macbeth cammina nel sonno” (1784), mostra la protagonista femminile del celebre dramma di Shakespeare, ormai impazzita e nelle vesti di sonnambula, travolta dal senso di colpa per i molti crimini commessi.
Per la “Shakespeare Gallery”, su commissione dell’editore James Woodmason, Füssli eseguiva “Titania e Bottom” (1794), scena ispirata a “Sogno di una notte di mezza estate”. Nel quadro che ritrae un momento tratto dal quarto atto dell'opera teatrale, Titania, regina delle fate, è sotto l'influenza di una pozione d'amore datagli dal marito Oberon per punirla del suo orgoglio. La pozione l'ha fatta innamorare del tessitore Bottom, che a sua volta è vittima del crudele incantesimo per cui la sua testa ha le sembianze di un asino. 
Titania, in piedi accanto a Bottom, impugna una bacchetta mentre poggia l’altra mano sulla testa dell'animale. I due sono circondati da un gruppo di creature di dimensioni diverse, chiamate da Titania per occuparsi dell’incantesimo, uno di questi, si trova sulla mano dello sventurato. Sullo sfondo e attorno alla coppia brulicano bambini ed elfi creati dalle streghe, mentre fate in eleganti abiti neoclassici evocano più che un incubo, un sogno bizzarro ed elegante al tempo stesso.  

Füssli scriveva che  il nuovo pittore dell'era moderna era:
Un audace che si avventura nei regni della scoperta, si lancia verso lidi sconosciuti o dimenticati da molto tempo, li nobilita col suo nome e afferra l’immortalità”

La personalità dell’artista, innovatore e abile manager, è racchiusa nell’intenso “Autoritratto” (1780-‘90), con la testa tra le mani e lo sguardo acuto e intenso del visionario che guarda lo spettatore.
A partire dagli anni Ottanta del Settecento, fino alla morte, Füssli alternò la carriera di pittore a quella di scrittore di argomenti letterari e filosofici. 

FOTO DI COPERTINA
Johann Heinrich Füssli, dettaglio, L’incubo, 1781, olio su tela, 102x127cm., Detroit Institute of Arts, Detroit