La coscienza sociale di Gaspare Traversi

Un Caravaggio del Settecento

Gaspare Traversi ha ritratto con grande acutezza e sottile ironia la società borbonica napoletana e quella papalina romana del Settecento

Gaspare Traversi (1722-1770) era nato a Napoli nella celebre “Rua Catalana” dove, nel Medioevo, la regina Giovanna I d’Angiò fece allocare una comunità di mercanti di Barcellona. Poche le notizie certe sulla sua formazione, lo stesso Bernardo De Dominici, principale biografo dei pittori napoletani offre pochissime indicazioni.
La riscoperta della grandezza dell’artista napoletano si deve allo storico dell’arte Roberto Longhi (1927) che intravvedeva nelle sue tele echi di cultura illuminista, tra cui, l’interesse per il nuovo teatro della Commedia dell'arte settecentesca.
Il profilo biografico e stilistico di Traversi si è ulteriormente delineato nel secondo Novecento grazie al ritrovamento di importanti documenti d’archivio e allo studio di esperti come Nicola Spinosa. 

Di Traversi oggi si conoscono circa duecento dipinti, di cui solo diciotto firmati e dieci datati

Traversi si forma nella bottega napoletana di Francesco Solimena (1657–1747), un abile pittore e architetto pioniere del nuovo gusto Rococò. In questo periodo, Traversi conosce Giuseppe Bonito (1707–1789), uno dei maggioi artefici di ”pittura di genere” nel Meridione d'Italia. Boito influenzerà l’immaginario pittorico di Traversi, ma il giovane giungerà a una maggiore introspezione psicologica ed emotiva delle sue scene, perché consapevole che falsità e ipocrisie costituivano le basi per l'ascesa sociale.
Negli anni di attività a Napoli, Traversi recupera la cultura naturalistica del primo Seicento e sulle orme del grande Caravaggio riprende i modelli di Battistello Caracciolo, Carlo Lanfranchi, Mattia Preti e Jusepe de Ribera (Caravaggio e i caravaggeschi a Napoli).
Il giovane guarda fin da subito a soggetti di genere che reinterpreta in chiave popolare attingendo a temi sacri e biblici, ma soprattutto, a proverbi e citazioni di testi teatrali del momento. Il rinnovamento iconografico in chiave moderna è una delle principali peculiarità di Traversi che, trasferito a Roma nel 1753 circa, troverà terreno fertile anche nella fiorente scuola dei “Bamboccianti” locali. Nel vivace ambiente culturale dell'Urbe, infatti, il confronto con altri artisti conferisce alle sue scene di genere un'ulteriore apertura in chiave naturalistica.

Vecchi ubriaconi che seducono ragazzine, coppie ebbre, giocatori di carte, indovini, avventori rissosi, mezzane proterve, giovanotti sprovveduti, comari compiacenti, ragazzini, cicisbei rammolliti …

Quella di Traversi è una passerella del vizio; inizialmente, usa i forti contrasti chiaroscurali in stile caravaggesco anche nella produzione di carattere sacro. Esemplare, la sua prima tela nota, una “Crocifissione”, firmata e datata 1748, dove volti e gesti di forte resa psicologica evocano il caravaggismo di Simon Vouet.
Tra i principale protettori dell’artista del periodo napoletano, spicca il francescano Raffaello Rossi da Lugagnano, visitatore apostolico del Monastero di Santa Chiara che affidò a Traversi l’incarico pubblico più importante della sua carriera: l’imponente ciclo pittorico destinato alla chiesa di Santa Maria di Monte Oliveto a Castell’Arquato, un borgo piacentino del quale il committente era originario. Tra il 1753 e il ’55, Traversi portava a termine sei pale per gli altari della chiesa (oggi non più esistente), in cui raffigurava alcuni protagonisti dell’iconografia francescana.
La Santa “Margherita da Cortona” (Parma), canonizzata nel 1728, appare in abito da terziaria francescana, in mano porta un crocifisso e sullo sfondo un demone alato. Lo sguardo ingenuo della Santa è fisso sul volto dell’angelo che in mano regge una corona di spine; i due giovani, come popolani in fase di corteggiamento, sono accompagnati da una bambina con il suo cane accucciato a terra, simbolo di fedeltà.

Tra le opere di genere del primo periodo napoletano, un’ampia serie è dedicata a un tema caravaggesco per eccellenza, la musica  

Infatti, tra Sei e Settecento, Napoli vedeva sorgere una grande scuola musicale fondata da Alessandro Scarlatti e vivificata da straordinari compositori come Domenico Cimarosa, Francesco Durante, Gaetano Greco, Niccolò Jommelli e Domenico Scarlatti, figlio dello stesso Alessandro.
Da scene di gruppo come “Concerto” (Rouen), “Trattenimento” (Napoli) e “Festa Musicale” (Napoli), fino al “Ragazzo con mandola” (Matera), un giovane sorridente colto di taglio come in un’istantanea, il tema musicale è onnipresente nella pittura di Traversi. 
In “Concerto”, alcuni personaggi in luce emergono dal fondo scuro: una signorina suona il clavicembalo guidata da un anziano maestro, un violoncellista guarda lo spettatore e sullo sfondo, tra personaggi disposti in modo apparentemente casuale, ne appare uno con la maschera. 
Queste tipiche scene di genere, di gusto ancora seicentesco, rappresentano momenti abbastanza usuali nelle case dei signori partenopei che, aspiranti a conquistare un ruolo sociale elevato, non possono rinunciare al piacere di far esibire la figlia durante i salotti tra amici.  Nella prima metà del Settecento, infatti, i borghesi, detti allora parvenu, diventavano consapevoli della loro importanza pubblica anche grazie alla lenta rivoluzione culturale avviata dalla politica illuminista del regno di Carlo di Borbone e Tanucci (La Napoli dei Borbone). 
Traversi riproduce questa società con estrema ironia, ma non diventa mai sarcastico feroce e deformante come, negli stessi anni, l’artista inglese William Hogarth (Le "Storie morali" di William Hogarth) giudicava l'ascesa dei piccoli borghesi.
Traversi rispetta i suoi “personaggi” anche quando li rappresenta al limite della caricatura, come in “La proposta” (Massachusetts) e “Contratto di matrimonio” (Roma), ossia il rito civile che nel Regno Borbone precedeva di pochi giorni quello religioso. Le due scene sentimentali ricordano gli attori dell'Opera Buffa napoletana; Spinosa ha individuato una corrispondenza precisa tra i “modi” della pittura di Traversi e quelli delle commedie comiche del marchese di Liveri (Domenico Luigi Barone; 1685–1757), drammaturgo importante nella Napoli del primo Settecento.
Nel “Contratto”, inoltre, Traversi guarda alle caricature di “Matrimonio alla moda” (1745) di Hogarth, del quale, di sicuro, conosceva le incisioni. 

Tuttavia, i suoi parvenu che aspirano a sembrare aristocratici sono lievemente più convenzionali; essi vestono ancora quella maschera che l’artista inglese aveva fatto cadere 

Da un punto di vista stilistico, infine, “Contratto di matrimonio” testimonia la lenta scomparsa della lunga stagione caravaggesca in territorio partenopeo; la ripresa dello splendore dei colori nella pittura del primo Settecento napoletano era stata riattivata dalla presenza di Giovanni Lanfranco e Luca Giordano (Napoli, prima e dopo Caravaggio), con esiti premonitori di quel Rococò diffuso dalla scuola di Francesco Solimena.
Le caratterizzazioni sociali della nuova classe borghese settecentesca, sono oggetto di interesse anche nella città dei papi. Quanto Traversi ripropone il “Concerto” (Napoli), mostra alcuni musici abbigliati da “borghesi” disposti a cerchio attorno a una giovane, dall’aria ingenua e ben vestita per l’occasione, che si accinge a cantare. Plebea, la vecchia cameriera che le tocca la spalla e la bambina seduta a destra; a loro, si contrappone il silenzio elegante del gentiluomo che accavalla le gambe, quasi infastidito di dover attendere. 

Queste tele teatrali sono ammonimenti contro i vizi e l’opportunismo degli uomini 

Quindi, la nuova versione di “Concerto” potrebbe essere una scena di adescamento con immancabili intermediari, come la vecchia, interessati a una relazione mercenaria. L’ingresso in società della fanciulla, attraverso l’escamotage della lezione musicale o di disegno (altro soggetto di Traversi), avviene in un momento in cui la sfera d’influenza della donna nella vita familiare della nuova classe borghese andava ad aumentare notevolmente.
Il realismo naturale di Concerto” è garantito dal disegno dei volti e dalla precisione degli abiti, ma è sottolineato soprattutto da uno spartito di musica di Arcangelo Corelli, un brano che era destinato a un flauto, un piano e a una sola voce.
Scena teatrale e alla moda, anche “Lettera segreta” (Napoli), dove una giovane donna è circondata da attori in gesti “commedianti”: il valletto che porta la lettera, il vecchio che si aggiusta l’occhialino e il gentiluomo con la pancia imponente che veste un abito francese con bastone.

Alcune scene di genere sono rielaborate dall’antica tradizione comica

È il caso di “Ferito” (Venezia) e del pendant “Operazione chirurgica” (Stoccarda).
Nel primo, il pittore realizza una scena dinamica con alcune figure sullo sfondo che sembrano caricature; i forti contrasti chiaroscurali ricordano Caravaggio che, a Roma, avrà modo di approfondire. La luce intensa e drammatica si posa sui volti e ne accentua i caratteri e le azioni. L’artista qui rappresenta il momento precedente all’intervento, rendendo magistralmente sia la concentrazione del dottore, sia il dolore dell’uomo il cui volto, sorretto da una nobildonna, appare parzialmente in ombra. Sullo sfondo, un giovane non sembra curarsi dell’accaduto, mentre al centro appare una coppia, forse i genitori del ragazzo; come in una scena sacra di “compianto”, celata da un episodio “di genere”, l’uomo anziano si asciuga le lacrime e la donna congiunge le mani in preghiera. Con “Operazione chirurgica”, Traversi mostra la diagnosi, ossia il “dopo”; l’intervento vero e proprio è un'immagine quasi fotografica di dettagli anatomici e strumenti chirurgici, fino all'espressione dei volti dei medici rappresentati con straordinaria precisione nelle pose e nei gesti che riflettono dedizione e professionalità. 

Gaspare Traversi rimarrà noto anche per i suoi ritratti, inconfondibili studi di fisiognomica dove la caricatura, ancora seicentesca, evoca il gusto caravaggesco

L’analitico descrittivismo delle sue teste di Santi, che richiamano il realismo di Ribera, testimonia l'impiego da parte dell’artista delle cosiddette ''teste di carattere'', ossia modelli anonimi, non idealizzati, studiati direttamente dal vero e reimpiegati più volte nelle sue composizioni. 
Un esempio, il cui soggetto esiste in numerose repliche e copie, è “Mendicante rannicchiato” (Narbonne), inizialmente attribuito allo spagnolo Ribera.
Alcuni ritratti di personalità di spicco dell'ambiente romano e napoletano confermano la continuità di rapporti che l’artista tenne con la città partenopea.
Le straordinarie abilità ritrattistiche di Traversi gli permisero di ritagliarsi un posto non secondario nel mercato capitolino; d'altronde l’artista aveva dato prova della sua capacità di cogliere l’apparenza fenomenica e la verità psicologica dei propri modelli, già nella giovinezza.
Del periodo romano, due ritratti del cardinale Gian Giacomo Millo (Fontanellato), amministratore di papa Benedetto XIV, immortalato nell’atto spontaneo di togliersi il cappello mentre, con la mano sinistra, tiene una pergamena con la dedica del pittore.
Una delicata pennellata sbiadisce i capelli grigi che incorniciano il viso senile, la pelle leggermente flaccida, il collo stretto intorno alla mozzetta, recano a questo ritratto ufficiale un’aria domestica severa, metafora di quel fervore intellettuale che nel Settecento sostituisce lo sfarzo di drappeggi ed eleganti, colonne. 
Il foglio che Millo regge in entrambi i ritratti potrebbe alludere alla lettera di presentazione consegnatagli da Traversi stesso; probabilmente il ruolo del nobile porporato non fu da poco nell’inserimento sociale e professionale del pittore a Roma.

La preziosità dei due dipinti e la spontaneità del gesto del cardinale, dichiarano una particolare intesa e confidenza tra il prelato e il pittore

Traversi moriva a Roma a soli 48 anni; venne sepolto nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, lo storico quartiere dove l’artista abitò dal 1753, quando lasciava Napoli. 

Oltre al valore intrinseco delle tele di Traversi, esse rappresentano anche testi documentali che restituiscono lo spaccato sociale e culturale di un'epoca di transizione.

FOTO DI COPERTINA
Gaspare Traversi, L’indovina, olio su tela, 67.9x94.6cm., Fine Arts Museums, San Francisco