Orazio Gentileschi: l'Annunciazione di un caravaggesco

Orazio Gentileschi: l'Annunciazione di un caravaggesco

Chiesa di San Siro a Genova

Orazio Gentileschi: l'Annunciazione di un caravaggesco

A Genova, nella Basilica di San Siro, l'altare della prima cappella laterale della navata destra conserva una delle più pregevoli tele dipinte da Orazio Gentileschi, L'annunciazione 

Orazio Lomi Gentileschi (1563–1639), di origini pisane, iniziava da giovane con il trasferimento a Firenze, ad apprendere i primi rudimenti nell'ambiente prestigioso della pittura manierisa toscana. Adolescente, Orazio subiva la morte del padre, fatto drammatico che lo costrinse a raggiungere uno zio materno a Roma, grazie al quale, adotterà il cognome di Gentileschi.

Del primo tirocinio romano non rimane alcuna documentazione, ma già nel 1588-'89, Orazio Gentileschi risulta impegnato, con il fratello Aurelio ed altri artisti di livello, nella decorazione della Biblioteca Sistina in Vaticano

Prima opera certa di Gentileschi, l’affresco con la Presentazione di Gesù al Tempio, nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore, eseguito nel 1593, lo stesso anno di nascita della figlia Artemisia, anche lei pittrice (Ritratto di Artemisia Gentileschi). Gentileschi avrà sei figli con la moglie Prudenza Montoni e solo Artemisia fu in grado di seguire le orme del padre ed unirsi al gruppo delle prime pittrici al "femminile" operanti tra Cinque e Seicento (Le Signore dell'Arte. Storie di donne tra '500 e '600).
Negli anni Novanta del Cinquecento, Orazio Gentileschi realizzava affreschi e pale d'altare per chiese, incarichi di prestigio che con l'avvento del nuovo secolo si sommavano alla commesse provenienti da collezionisti e stimatori del moderno caravaggismo romano, lo stile che sancirà la sua affermazione di artista.
Nel 1600, Gentileschi stringeva amicizia con Caravaggio in occasione della testimonianza, a favore dell'amico, nel processo per diffamazione intentato dal pittore Giovanni Baglioni (1573–1643). Baglione aveva sporto denuncia nei confronti di Caravaggio, Gentileschi, Ottavio Leoni e Onorio Longhi, accusandoli di aver diffuso in città dei poemetti satirici e diffamatori a sfavore del suo onore e reputazione; questi, stampati in diverse copie, furono distribuiti in tutta Roma. Secondo l'artista, le motivazioni di tale gesto erano da rinvenire nell’invidia dai suoi colleghi, verso la sua “Resurrezione”, dipinta per la Chiesa di Gesù, una commissione di prestigio che aveva suscitato odio e disprezzo.

Orazio Gentileschi, Madonna col Bambino, 1605-1610, olio su tela, 113x91cm., Galleria Corsini, Roma

Fino a quest'incontro, Gentileschi aderiva al tardo Manierismo in voga, ma la frequentazione dello studio e delle opere di Caravaggio, lo indussero presto a rinnovare i suoi pennelli.
Nella Madonna col Bambino, né la Vergine, né il piccolo Gesù guardano l’osservatore: tutto rimane trattenuto all’interno della tela e l’essenza dell’opera è giocata sul reciproco scambio di sguardi e contatti tra madre e figlio. 

Nella poetica di Gentileschi, non si percepisce mai la solennità rituale che caratterizza l'argomento sacro, ma al contrario, l'artista adotta sempre un registro sentimentale intimo e familiare

Una delicatezza che lo contraddistingue rispetto alla crudezza e al pathos di Caravaggio, anche nell'adozione di una rifinitura pittorica ancora di tradizione toscana. 
Nella Vergine con il Bambino, se non fosse per il bordo dorato dell’aureola, il soggetto potrebbe sembrare una scena profana. L'effetto della calda vicinanza, è reso dall’uso magistrale del colore: su uno sfondo spento, di toni ocra e bruni, il dipinto accende la luce negli incarnati di madre e figlio e nella tripartizione di colori puri, rosso, giallo e blu, scelti per gli abiti.

La naturalezza della scena e l’impostazione luminosa prossima all’estetica caravaggesca, testimoniano come Gentileschi avesse filtrato e rielaborato in profondità lo stile innovativo dell'amico

Nel 1613, Gentileschi lasciava Roma, dopo il processo per stupro della figlia Artemisia contro l'amico pittore Agostino Tassi. Fino al 1619, l'artista soggiorna a Fabriano, nelle Marche, lasciando ampie testimonianze pittoriche del suo passaggio anche nei lavori ad affresco realizzati per il Duomo della città e per la chiesa di San Benedetto.


Orazio Gentileschi, Danaë, 1623, olio su tela, 161.3x226.7cm., Paul Getty Museum, Los Angeles

Tra il 1621 e il 1623, Gentileschi soggiorna a Genova, ospite del banchiere Antonio Sauli, per il quale realizza quattro tele: Lot e le figlie, una Danae (Getty Museum, Los Angeles) e due versioni dell'Annunciazione, una la prima per la chiesa genovese di San Siro e una seconda per il Duca di Savoia Carlo Emanuele (Galleria Sabauda di Torino)


Orazio Gentileschi, L'annunciazione, 1622, olio su tela, Chiesa di San Siro, Genova

Nell'Annunciazione di Genova, il pittore compie una sintesi delle diverse suggestioni pittoriche ancora vive in queste date; riaffiora l'ammirazione per l'amico Caravaggio, assieme alle antiche raffinatezze manieriste, la cultura elegante toscana visibile nella bellezza aristocratica della Vergine, con il gesto appena accennato di sottomissione al volere del divino. E non basta, agisce anche la cultura fiamminga, presente in città, un amore per i dettagli che qui si palesa nel letto sfatto sullo sfondo della scena.
Le differenze di composizione tra le due versioni, quella di Genova e quella di Torino, sono minime, ma varia l'impostazione stilistica attraverso un uso dei colori molto diverso. Nella versione genovese è vivo il verbo caravaggesco, i colori sono più cupi e il tutto ha un sapore di quotidiano.   
L’Annunciazione presenta tutti i simboli classici dell’iconologia cristiana: la tenda simboleggia la rivelazione, la colomba, lo Spirito Santo e il giglio nelle mani dell’arcangelo, la purezza di Maria.

Gentileschi inscena un dipinto spettacolare e teatrale, con una luce caravaggesca che proveniente dalla finestra, taglia il dipinto trasversalmente, per andare a poggiare sul volto della Vergine

Maria abbassa il capo di fronte all’annuncio dell’arcangelo in una scena dal grande realismo evidenziato anche dalle pieghe delle lenzuola e della tenda.


Orazio Gentileschi, L'annunciazione, 1623, olio su tela, 286x 196cm., Galleria Sabauda, Torino

Anche nell'Annunciazione di Torino la decorazione non è eccessiva, pochi elementi trovano spazio al posto giusto e formano una perfetta armonia compositiva. Prevalgono i tre primari del giallo, rosso e blu, che creano con lo sfondo profondità e volume. Inoltre, è evidente la nuova influenza  nata dal soggiorno genovese, l'incontro tra Gentileschi e il fiammingo Antoon van Dyck (1599-1641), del quale adotta il brillante colorismo che conferisce all'Annunciazione la spettacolare raffinatezza del forte accento di Rinascimento toscano. Di particolare rilevanza, la tenda di un rosso acceso drappeggiata sul fondo e la colomba dello spirito santo che entra eterea dalla finestra.
Le Annunciazioni di Genova e Torino, sono dei capolavori dell'artista, due grandi dipinti devozionali e controriformati, tipici dell'epoca barocca. 

Gentileschi non fu mai un pedissequo riproduttore delle novità caravaggesche, l'artista fu in grado di sviluppare una sua cifra creativa autonoma che univa la sua formazione fiorentina, basata su forme nitide e pulite, con il naturalismo del Caravaggio

Nel 1624, Gentileschi raggiunse Parigi alla corte della Regina di Francia, Maria de' Medici, che aveva raggruppato intorno a sé numerosi artisti toscani. Gentileschi è tra i molti artisti che esporteranno le novità della pittura italiana nelle corti di tutta Europa.


Valentin de Boulogne, Il suonatore di liuto, 1626, olio su tela, 128,3x 9,1cm., Metropolitan Museum of Art, New York

Il caravaggismo filtrato da Gentileschi, avrà ripercussioni in  Valentin de Boulogne (1591-1632) e Georges de La Tour (1593-1652), due fra i più importanti rappresentanti francesi del nuovo modo pittorico tutto italiano. Tuttavia, gli artisti che maggiormente furono influenzati dall'opera di Gentileschi, furono i pittori olandesi.
Nel 1626, Gentileschi lasciò la corte francese per recarsi a quella di Carlo I in Inghilterra. Di questo periodo, forse a causa di una limitata libertà espressiva o della infelice vita di corte, non rimangono opere menzionabili.
Gentileschi muore a Londra nel 1639.

Presentazione video Beatrice Zulian

FOTO DI COPERTINA
Orazio Gentileschi, San Francesco sorretto dall'angelo, dettaglio, 1612-'13, Palazzo Barberini, Roma